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lunedì 25 maggio 2020

L’appello della montagna italiana al Governo: senza regole comuni non si riparte

L’Amministratore unico FTourism&Marketing Josep Ejarque: “Il mercato è dimezzato, la concorrenza è spietata, elaboriamo un piano di battaglia”

Il Presidente ENIT Giorgio Palmucci: “No ad accordi bilaterali all’estero, sì a protocolli sanitari nazionali”

La Presidente ANEF Valeria Ghezzi: “Gli impianti a fune sono sicuri, ma non sono neppure menzionati nei DCPM. Serve un piano per l’apertura in tutta Italia”

Case history e strategie anti-crisi per il turismo di montagna al centro della terza conferenza digitale organizzata da DOC-COM. 

Un confronto tra Valeria Ghezzi, Presidente ANEF, Gabriella Morelli, Direttore Ufficio Regionale del Turismo Valle d’Aosta, Marco Pappalardo, Direttore Marketing Dolomiti Superski, Marco Rocca, Amministratore Delegato Mottolino Fun Mountain Livigno, e Stefano Illing (Consigliere Consorzio Impianti a Fune di Cortina d’Ampezzo, San Vito, Misurina e Auronzo di Cadore). 


25 maggio 2020_ Dalle località dell’arco alpino si è levata oggi una voce unica, forte, trasversale: la montagna ha bisogno, per superare l’emergenza Coronavirus, di una chiara strategia comune a livello nazionale. Un appello rivolto al Governo, emerso dal terzo appuntamento di Tempo di Rinascita, il palinsesto di conferenze digitali ideato dall’agenzia di comunicazione DOC-COM. Un confronto a più voci sul mondo che cambia e sulle strategie, le criticità ma anche le opportunità da cogliere in questa fase. 

Il mercato è dimezzato, ma le destinazioni che se lo contendono sono sempre altrettanto numerose. Questo significa che la concorrenza sarà spietata” secondo Josep Ejarque, Amministratore unico FTourism&Marketing e uno dei più titolati Destination Manager a livello internazionale. “La comunicazione trasparente sarà fondamentale, anche per rassicurare un mercato vulnerabile e bisognoso di garanzie”. In breve, ‘à la guerre comme à la guerre’. “Bisogna preparare un vero piano di battaglia: occorre ricostruire il prodotto destinazione a partire dei bisogni del nuovo turista, che chiede soprattutto sicurezza e una meta non massificata, con una sua identità”. 

Questa settimana presenteremo al Ministero un piano turistico 2020 completamente rivoluzionato e aggiornato. Sono due le lezioni che dovremmo trarre da questa situazione – è stato il commento di Giorgio Palmucci, presidente dell’ENIT, agenzia nazionale per il turismo ha raccontato come si sta muovendo l’ENIT. “La prima è evitare accordi bilaterali che indicherebbero una mancanza di solidarietà a livello europeo. Dobbiamo stringere patti almeno all’interno dell’area Schengen, evitando l’obbligo, per i turisti stranieri, di sottoporsi a una quarantena al loro ingresso in Italia. Secondo: nel momento in cui ci proporremo sul mercato internazionale non dovremo confondere i turisti adottando protocolli sanitari differenti per ogni regione”.

I case history
“Il nostro settore, fondamentale per l’indotto e l’economia di montagna, è l’unico a non essere esplicitamente menzionato dai DCPM” è la denuncia di Valeria Ghezzi, presidente ANEF. Occorrono regole chiare e uguali per tutti i comprensori, una strategia operativa che possa essere comunicata e utilizzata. Così potremo valorizzare i nostri punti di forza: offriamo viaggi brevi, cabine aerate, stazioni all’aperto, personale protetto e formato. E portiamo le persone in quota, tra montagne e aria pulita, dove è facile mantenere il distanziamento”. 

Il rischio zero non è mai esistito, oggi come ieri” ha chiarito Gabriella Morelli, Direttore Ufficio Regionale del Turismo Valle d’Aosta. “Con trasparenza comunicheremo come località e strutture si stiano impegnando per minimizzarlo. Questa crisi potrebbe offrirci l’opportunità di intercettare una clientela nuova, desiderosa di ampi spazi e natura incontaminata. In Valle d’Aosta abbiamo un basso tasso di antropizzazione, con comuni poco abitati, strutture ricettive di dimensioni limitate, numeri gestibili che ci consentono di affrontare il problema con fiducia e puntare sul calore dell’accoglienza come fattore identitario forte. In questo contesto anche le seconde case acquistano un’importanza strategica inedita”.

Sarà un’estate durissima” secondo Marco Pappalardo, Direttore Marketing Dolomiti Superski. “Ma se aspiriamo ad essere un marchio forte dobbiamo resistere e mantenere la posizione. Punteremo sui nostri prodotti principali, le escursioni e la mountain bike. Dobbiamo fare passare un messaggio: le Dolomiti sono qui, noi ci siamo, continuiamo ad essere importanti e a lavorare con tutta la filiera. È cruciale, inoltre, evitare di fare discounting sulle tariffe: la tentazione di abbassare i prezzi per conquistare una fetta di mercato è presente, ma alla lunga ci si ritorcerebbe contro”. 

Regole uniche e chiare per tutti sono fondamentali anche per Marco Rocca, Amministratore Delegato Mottolino Fun Mountain Livigno. “Siamo in difficoltà perché non possiamo comunicare la nostra data di apertura. Mentre in altre regioni o province questo scoglio è stato superato, noi ancora attendiamo. A distanza di 15 giorni dal possibile inizio di stagione siamo costretti a mantenere un profilo basso sui nostri social e i nostri canali. Per questo chiediamo al Governo di mettere inserire la questione in agenda e risolvere al più presto la situazione”. L’identità è al centro della strategia di Mottolino. “La nostra località è sinonimo di turismo giovane, curioso e dinamico. Su questo target continueremo a lavorare, nell’ottica di superare l’estate nel modo migliore possibile. Concordo con il collega Pappalardo: non possiamo svenderci con politiche commerciali tese al ribasso”. 

“In questa situazione di grave incertezza dobbiamo tenere a mente un elemento importante: in montagna la dimensione del turismo è individuale, ma la filiera deve dare una risposta di gruppo, di sistema” è la riflessione di Stefano Illing, Presidente Consorzio Cortina Delicious, Consigliere Consorzio Impianti a Fune di Cortina d’Ampezzo, San Vito, Misurina e Auronzo di Cadore. “Chi viene a trovarci cerca una destinazione globalmente sicura in tutti i suoi aspetti, perciò dobbiamo porci con coerenza e uniformità, superando l’atavica tendenza all’individualismo degli operatori di montagna. È una grande sfida, ma sono fiducioso”.

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