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venerdì 11 ottobre 2024

Una serata… in fumo

 Presentazione e mostra di disegni originali dedicate a Il libro delle Pipe

scritto e illustrato da Dino Buzzati ed Eppe Ramazzotti

che torna in libreria a quasi quarant’anni dalla prima pubblicazione

 

mercoledì 16 ottobre, ore 18.30 | PRESENTAZIONE DEL VOLUME

con la partecipazione di Genny Magrin, Presidente del Pipa Club Italia,

Sonia Rivolta, CEO di Savinelli 1876,

Lorenzo Viganò, curatore delle opere di Dino Buzzati

 

La mostra resterà aperta fino al 20 ottobre 2024

 

 

Disegno tratto da Il libro delle Pipe (Edizioni Henry Beyle, 2024)

 

 

 

Antonia Jannone Disegni di Architettura

Corso Garibaldi 125 – 20121 Milano

www.antoniajannone.it


Milano, 11 ottobre 2024. Definito dagli stessi autori “un’operetta didascalica in chiave di umorismo fantastico” o un libro “strano, diverso dal solito, un pochino surrealista”, Il libro delle Pipe, realizzato nel 1934 da un quasi trentenne Dino Buzzati insieme al cognato Giuseppe «Eppe» Ramazzotti, poco più grande, fu stampato soltanto dodici anni dopo dalla casa editrice milanese Editrice Antonioli (1946). Pubblicato successivamente da Giunti e da Aldo Martello, dopo trentotto anni questo straordinario volume torna in libreria edito da Henry Beyle.

 

Mercoledì 16 ottobre, alle ore 18.30 il volume, nella sua nuova e preziosa veste grafica ed editoriale, viene presentato nell’ambito dell’evento Una serata…in fumo, negli spazi della galleria Antonia Jannone Disegni di Architettura di Milano, che per l’occasione espone per la prima volta 50 disegni originali parte del volume, oltre a fotografie, documenti e ad alcune pipe appartenute agli autori.

Accanto a questo materiale, anche alcuni ritratti di Buzzati realizzati negli anni da Orio Vergani, Paolo Garretto, Giorgio Tabet e Salvatore Fiume, parte della collezione privata dello scrittore, e un’opera dello stesso Buzzati.

 

Ospiti di Una serata… in fumo sono Genny Magrin, Presidente del Pipa Club Italia, Sonia Rivolta, CEO di Savinelli 1876, e Lorenzo Viganò, curatore delle opere di Dino Buzzati, che condurranno il pubblico tra le pagine di un esempio unico di letteratura fantastica, una caricatura appassionata, divulgativa e dissacrante, dei testi tecnico-scientifici.

 

Gioco letterario, manuale apocrifo scritto in una lingua vagamente ottocentesca, Il libro delle Pipe presenta una sorprendente galleria di pipe reali e fantastiche – dalle Pipe di schiuma a quelle di radica e di maiolica, dalle Pipe fantasime a quelle suicide, parlanti, a rotelle, a cavatappo – protagoniste di racconti in bilico tra realtà e fantasia, scienza e finzione, cronaca e mistero.

VINARIUS RENDE NOTA LA SUA POSIZIONE A PROPOSITO DEGLI ESTIRPI

 


L'associazione delle Enoteche Italiana si proclama contraria, a tutela del lavoro dei viticoltori e del paesaggio
 
 
11 ottobre 2024 -
In vista del 14 ottobre, quando l’Italia sarà chiamata a esprimere una posizione ufficiale in ambito europeo - durante la seconda riunione del gruppo vitivinicolo di alto livello - sul futuro della viticoltura, e in particolare sulla questione degli estirpi, Vinarius, l’associazione delle Enoteche Italiane, rende nota la sua posizione.

La proposta di estirpare i vigneti in Europa, inclusa l'Italia - spiega Andrea Terraneo, presidente di Vinarius, che ha inoltrato al Ministro Lollobrigida una Lettera Aperta - nasce dalla necessità di far fronte a numerose problematiche che interessano il settore vitivinicolo, come i cambiamenti climatici, la sostenibilità economica, la sovrapproduzione, la riconversione in funzione della qualità. Questo genere di azioni, che attingerebbero dai fondi di ristrutturazione e riconversione del vigneto, sono fortemente dibattute perché rischiano di penalizzare i piccoli produttori e compromettere tradizioni vinicole locali”.

Così come Unione italiana vini, anche Vinarius si proclama contraria agli estirpi.
L'estirpo dei vigneti non è una soluzione efficace. - sottolinea Terraneo - In primis, i vigneti, rappresentano un patrimonio vitale per le comunità rurali. L’estirpo comporterebbe un rischio di abbandono delle zone interne del Paese, che già stanno affrontando sfide demografiche ed economiche. Espianti indiscriminati potrebbero aggravare questa situazione, specialmente in aree collinari e montane dove i vigneti sono fondamentali per il mantenimento dell’economia locale e da dove provengono i vini di maggior qualità riconosciuti a livello mondiale. Un confronto riguardo ai potenziali piani di estirpi in alcune zone viticole del Paese, simile a quanto avvenuto in Francia, è un argomento da trattare con molta prudenza. Il rischio è quello di inseguire il mercato secondo le mode del momento e dunque farsi “sorpassare” dagli altri mercati: invece di estirpare i vitigni, la soluzione per la flessione dei consumi dei vini rossi - per esempio - sarebbe quella di dealcolare per proporre prodotti dealcolati da uve italiane a mercati nuovi dove è interessante la richiesta di prodotti senza alcool ma con origine italiana. Questo permetterebbe di preservare il vigneto esistente o ridurre al minimo l'abbandono di questi permettendo così ai vignaioli di restare quali presidi e manutentori del territorio, mantenendo anche un ritorno sulla filiera turismo che insieme al vino e agroalimentare è uno dei pilastri del nostro Paese”.

Conclude Terraneo: “la posizione di Vinarius così descritta, verte esclusivamente in funzione degli interessi dei vignaioli e della tutela del nostro ineguagliabile paesaggio”.
 

OLTRE IL RITRATTO Il restauro visibile della Dama

 



Oggi prende avvio al Museo Poldi Pezzoli un importante progetto: il primo intervento conservativo “dal vivo” sull’opera simbolo della casa Museo, il Ritratto di giovane donna di Piero del Pollaiolo.

Un’opportunità unica per tutti i visitatori di seguire da vicino e “in diretta” l’intervento dei restauratori, comprendere l’importanza della diagnostica per immagini applicata alle opere d’arte e il valore della ricerca ai fini della conoscenza e della cura del nostro patrimonio artistico.

“Un intervento conservativo dal vivo, infatti, offre la possibilità di far conoscere le operazioni in atto, rispondere alle curiosità dei visitatori e illustrare le fasi che vanno dalla diagnostica preliminare all’intervento vero e proprio, sottolineando il rapporto esistente tra tecnica pittorica, ovvero la consistenza fisica dell’opera, e la sua conservazione – dichiara Alessandra Quarto, direttrice del Museo - E non solo: vogliamo evidenziare l’importanza del lavoro multidisciplinare avviato a giugno in occasione della campagna di indagini diagnostiche con un confronto costante tra curatori del museo, scienziati e restauratori per poter intervenire nella maniera più attenta e consapevole su questo capolavoro. Una bellissima esperienza di lavoro che ha arricchito tutti noi in questi mesi di analisi”.

L’intervento è importante anche perché riguarda un’opera identitaria del museo, il Ritratto di giovane donna di Piero del Pollaiolo (1470 circa), icona che ha conosciuto una notevolissima fama a partire dagli anni Settanta dell’Ottocento, quando fu acquisita da Gian Giacomo Poldi Pezzoli, per diventare ben presto una delle opere più rinomate e apprezzate dal pubblico.

Questo dipinto su tavola è da sempre celebrato con enfasi per l’altissima qualità stilistica e tecnica e per lo straordinario fascino, ed è annoverato dalla critica come uno dei più bei ritratti del Quattrocento italiano.

“Arte e scienza sono un binomio vincente - afferma Diana Bracco, Presidente Fondazione Bracco. “Noi ci crediamo da sempre, e infatti da anni con la nostra Fondazione mettiamo a disposizione per l’analisi e il restauro del patrimonio culturale italiano le competenze del Gruppo Bracco nell’imaging diagnostico, un settore in cui siamo leader globali. Ci è dunque sembrato naturale diventare Partner Scientifico del primo restauro dal vivo al Museo Poldi Pezzoli di Milano. Queste tecnologie fisiche e chimiche possono svelare, ad esempio, la descrizione della composizione materica dei pigmenti della pittura e dello strato di preparazione, l’esistenza o meno di disegno preparatorio, l’estrazione di caratteristiche della tecnica e dello stile degli artisti. Ho assistito personalmente alla TAC preliminare sull’opera del Pollaiolo svolta nel nostro Centro Diagnostico Italiano e ho trovato la procedura molto emozionante: utilizzare una tecnica diagnostica all’avanguardia su una ‘giovane donna’ del Quattrocento produce un effetto di grande meraviglia, sembra quasi una macchina del tempo che permette a due punti lontanissimi di incontrarsi. Con questo progetto tutti avranno la possibilità di entusiasmarsi di fronte a questo autentico connubio di arte e scienza”.

Già da qualche anno si era pensato di intervenire sull’opera, il cui ultimo restauro risale al 1951, e di sottoporre la tavola e la superficie pittorica, ormai molto ingiallita, una approfondita campagna di indagini diagnostiche per poter definire in maniera scientifica e con molta prudenza l’intervento conservativo da effettuare.

A questo scopo è stata avviata a partire da giugno scorso una dettagliatissima campagna di indagini diagnostiche con il supporto della Fondazione Bracco, Partner Scientifico di questo restauro e da anni impegnata in questo campo, a cura di un team di scienziati delle Università degli Studi di Milano e spin off IUSS-Pavia DeepTrace Technologies in collaborazione con il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, coordinati dalla Prof.ssa Isabella Castiglioni.

Per i restauratori, Carlotta Beccaria e Roberto Buda, le indagini sono state indispensabili per valutare lo stato di salute rispettivamente degli strati pittorici e del supporto ligneo e progettare il tipo di intervento necessari.

La strategia dell’intervento per quanto concerne il supporto ligneo, verrà definita non appena la tavola sarà liberata dalle traverse che furono inserite nel 1951 da Mauro Pellicioli. Bergamasco di origine, nel 1921 strinse a Milano il rapporto decisivo per la sua maturazione professionale: Ettore Modigliani gli affidò i restauri dei dipinti (627 in quattro anni) in vista della riapertura nel 1925 della Pinacoteca di Brera. A Milano dal 1946 al 1950 lavorò con Modigliani e poi con Fernanda Wittgens alla riapertura del Museo Poldi Pezzoli e della Pinacoteca di Brera, oltreché al recupero dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci che lo rese noto al grande pubblico (1951-53).

L’intervento del 1951 con l’inserimento di due traverse piane a coda di rondine aveva lo scopo di costringere il tavolato, incurvatosi naturalmente a una forma planare, all’epoca considerata esteticamente migliore. Questa compressione ha generato una deformazione del supporto ligneo e una inevitabile tensione che da questo si è trasferita agli strati pittorici con il rischio di spaccature della tavola, sollevamenti e distacchi della materia pittorica. La fenditura che attraversa il volto della fanciulla ritratta è un evidente punto di rischio perché al di sotto del film pittorico il supporto ligneo dovrebbe essere integro.

“Rimuovere le traverse attuali e dotare il dipinto di traverse di nuova generazione che possano assecondare, grazie ad un controllo di tipo elastico, i naturali movimenti del legno consentirà alla tavola di rilassarsi. E’ una tecnica di intervento messa a punto e adottata da decenni che ha dato buoni risultati ai fini della salvaguardia della superficie pittorica perché permette un controllo delle deformazioni non vincolante, consentendo al tavolato di trovare un equilibrio ottimale con le variazioni dimensionali dovute al continuo equilibro con i valori termo igrometrici dell’ambiente espositivo, inevitabilmente soggetti a cambiamenti stagionali” - sostiene Roberto Buda, esperto di interventi sul supporto.

“Con questo intervento - prosegue Alessandra Quarto - miglioriamo la conservazione del nostro capolavoro e attiviamo un processo di prevenzione necessario adottando la politica del minimo intervento secondo le norme ministeriali”.

Le moderne tecniche di conservazione e restauro, infatti, favoriscono un intervento minimo che assecondi la naturale tendenza del legno a reagire ai cambiamenti ambientali. I trattamenti possono includere l'applicazione di listelli flessibili per ridurre al minimo la deformazione o semplicemente non agire sulle distorsioni, concentrandosi invece sulla cura preventiva per preservare l'opera d'arte nel suo stato originale.

Nella fase di analisi sono state anche verificate le indagini eseguite sulla tavola nel 2004 e nel 2014, messe in relazione a quelle appena eseguite e sono state comparate con quelle realizzate sulle altre “Dame” del Pollaiolo conservate presso il Metropolitan di New York, la Gemäldegalerie di Berlino e le Gallerie degli Uffizi, gentilmente messe a disposizione dai musei che le custodisco.

Questo confronto sarà molto utile anche in corso d’opera soprattutto per l’analisi dei pigmenti e del disegno preparatorio grazie alla tecnologia che consentirà di estrapolare dati mai rilevati finora.

“Dalla lettura della superficie dell’opera e dall’analisi dei dati raccolti durante le indagini scientifiche, emerge una policromia nel complesso adesa agli strati preparatori e al supporto ligneo anche se con diffusi segni di compressione; l’originale equilibrio cromatico delle tinte voluto dall’artista, appare però fortemente attutito dall’ingiallimento degli strati di vernice, applicata in spessori importanti, con zone di increspatura e piccole esfoliazioni. Non solo la vernice ma anche i restauri pittorici eseguiti in passato sono ora visibilmente alterati e interferenti con la lettura dell’opera. – dichiara la restauratrice Carlotta Beccaria – Se non si intervenisse i restauri del passato e lo strato di vernice invecchiata, continuerebbero ad enfatizzare la loro alterazione, scurendo e macchiando ulteriormente la superficie. L’intervento di restauro della pellicola pittorica restituirà, quindi, una migliore leggibilità e godibilità dell’opera, ripristinando l’equilibrio cromatico delle tinte.”

Il restauro è stato possibile grazie al sostegno prezioso del Diözesanmuseum Freising- Monaco di Baviera, partner istituzionale di questa operazione che ha deciso di affiancare il Museo Poldi Pezzoli in un’ottica di collaborazione istituzionale internazionale che la casa museo sta portando avanti.

“Il Diözesanmuseum Freising Monaco di Baviera opera, sin dalla sua riapertura avvenuta nel 2022 dopo otto anni di restauri e ammodernamenti, collaborando con Musei e Istituzioni culturali nazionali e internazionali al fine di realizzare mostre frutto di studi e ricerche per promuovere, attraverso l'arte e la cultura, quei processi di crescita, sviluppo sociale e consapevolezza individuale di cui l'Arcidiocesi di Monaco di Baviera e, in particolare S.E. il Cardinale Reinhard Marx, si è resa testimone attiva. Il Diözesanmuseum si trova a 30 chilometri dal capoluogo della Baviera, Monaco, nell’antica sede episcopale di Frisinga, e ospita un’importante collezione di arte ecclesiastica dal primo cristianesimo ai giorni nostri. Dalla riapertura, si sono già tenute 4 mostre che sono state possibili anche grazie alla fiducia e al sostegno di prestatori che, come il Museo Poldi Pezzoli, apprezzano e condividono il grande sforzo che il Diözesanmuseum sta facendo per diffondere la cultura, l’inclusione e la pace, attraverso il linguaggio universale dell’Arte.

Grazie alle relazioni internazionali e all’intensa attività diplomatica dello Swiss Lab for Culture Projects, il Diözesanmuseum ha ottenuto prestiti eccezionali di capolavori talvolta mai esposti prima in Germania contribuendo, in cambio, al restauro di diverse opere e alle iniziative culturali meritevoli di sostegno che i prestatori gli hanno sottoposto, fedele al principio che i musei devono collaborare per un superamento “vero” delle frontiere e al di là delle barriere linguistiche o culturali – dichiara Christoph Kürzeder, direttore del Diözesanmuseum.

Una serie di attività di approfondimento - incontri con studiosi, visite guidate, laboratori per famiglie nel fine settimana e percorsi per giovani e pubblici fragili – accompagnano l’intervento conservativo.


Galleria Borghese presenta Pittura e poesia nel Seicento. Giovan Battista Marino e la "meravigliosa" passione

 


ARRIVA A TREVISO INCROCI DI CULTURA, L’EVENTO DI AIS VENETO DEDICATO AGLI INCROCI MANZONI

 L’appuntamento, in programma domenica 20 ottobre al polo museale di Santa Caterina, porterà in degustazione oltre 150 vini di 47 produttori

 

Treviso ospita la prima edizione di Incroci di cultura – I vini del Professor Manzoni e altri autoctoni, l’evento di AIS Veneto dedicato ai vini ottenuti dagli Incroci Manzoni, celebri vitigni creati dal Professor Luigi Manzoni negli anni ’30, con un focus speciale sul Manzoni Bianco. La manifestazione si terrà domenica 20 ottobre al polo museale di Santa Caterina e vedrà la partecipazione di 47 produttori da tutto il Veneto e da altre regioni con oltre 150 vini da 30 diverse varietà. A completare il programma, tre masterclass per scoprire la storia, le espressioni territoriali e le diverse tipologie di Incrocio Manzoni.

 

banchi d’assaggio, aperti dalle 10.00 alle 18.30, offriranno un’opportunità di confronto e dialogo diretto con i produttori. Ad arricchire l’esperienza, nel chiostro piccolo sarà allestita un’area dedicata a selezionate specialità gastronomiche artigianali.

 

La prima masterclass, Gli Incroci e la storia, alle ore 11.00, sarà un’occasione per conoscere le origini, il territorio e le caratteristiche degli Incroci Manzoni con una degustazione guidata di sette referenze a cura dei docenti dell’ISISS G.B. Cerletti Sabino Gallicchio e Silvano Cattelan e del presidente di AIS Veneto Gianpaolo Breda. Alle 14.00 sarà la volta de Il Manzoni Bianco nella Doc Piave e Venezia, un approfondimento guidato dalla Sommelier e delegato AIS di Venezia Lorena Ceolin sulle espressioni dell’entroterra veneziano e della pianura trevigiana, che esplorerà la ricchezza e la diversità di questa varietà attraverso la descrizione dell’ecosistema viticolo e la degustazione di sei vini. Chiuderà la giornata, alle 16:30, Il Manzoni Bianco tra territori e annate, un incontro a cura di Lorena Ceolin che saprà analizzare il percorso storico e la rilevanza attuale nel panorama enologico regionale e nazionale del Manzoni Bianco attraverso l’assaggio di sette etichette.

 

“Dopo la manifestazione dedicata al Raboso dello scorso anno, siamo orgogliosi di proseguire i nostri approfondimenti con un evento dedicato agli Incroci Manzoni e di riscontrare una così ampia partecipazione dei produttori – dichiara Gianpaolo Breda, presidente di AIS Veneto –. La ricerca fatta dal Professor Luigi Manzoni ha lasciato un segno nel panorama enoico veneto. Con Incroci di cultura vogliamo offrire uno spazio di confronto unico sull’attualità e la rilevanza di questi vini, che continuano a sorprendere per modernità e versatilità”.

 

Incroci di cultura è un progetto che si concretizza dopo diversi anni di pianificazione – aggiunge Wladimiro Gobbo, delegato AIS di Treviso –. Il nostro obiettivo è stato fin da subito quello di promuovere e far conoscere le eccellenze vitivinicole del territorio. La delegazione trevigiana ha lavorato con grande passione e dedizione all’organizzazione dell’evento, coinvolgendo l’Istituto G.B. Cerletti e professionisti del settore, nella consapevolezza che il vino rappresenta molto più di un semplice prodotto, ma è un veicolo di cultura, tradizione e legame con la terra”.

 

Tutte le masterclass si svolgeranno nella Sala Coletti, avranno una durata di un’ora e mezza e prevedranno un ticket di 10 euro, acquistabile online o in loco, previa disponibilità di posti.

 

Per partecipare all’evento è necessario un biglietto di ingresso del costo di 15 euro per i non soci e di 12 per i soci AIS, acquistabile online al sito https://we.aisveneto.it/eventi/Incrocidicultura o direttamente alla manifestazione.

 

Dall’11 ottobre in libreria QUENTIN TARANTINO Biografia a fumetti

 

giovedì 10 ottobre 2024

Miglior Evento Enogastronomico Italiano 2024: "Bolle di Malto" Incoronato al GIST Travel Food Award

 



Rimini, 10 ottobre 2024 - Bolle di Malto ha conquistato il prestigioso GIST Travel Food Award 2024 nella categoria "Migliore Iniziativa o Evento Enogastronomico". La premiazione si è svolta oggi al TTG di Rimini, la principale fiera del turismo in Italia, riconoscendo Bolle di Malto come evento simbolo della valorizzazione della tradizione enogastronomica del paese e delle sue eccellenze artigianali italiane.

Il GIST Travel Food Award, giunto alla sua settima edizione, celebra ogni anno le realtà che promuovono il turismo enogastronomico con un approccio etico e sostenibile, valorizzando territori, ambiente e il lavoro di chi opera dietro le quinte per garantire qualità e autenticità.

 

Il premio è stato conferito dalla Presidente Bianco con la seguente motivazione: “dal 2015 Bolle di Malto è via via cresciuta tanto da diventare il più grande evento brassicolo italiano rivolto ai turisti slow. Si è negli anni arricchita con incontri, collaborazioni, concerti di musica live, laboratori del gusto per scoprire anche la gastronomia locale e raffinate degustazioni. Un ottimo palcoscenico per valorizzare la birra artigianale come eccellenza del made in Italy e per promuovere consumi e produzioni responsabili”.

 

Bolle di Malto ha trasformato Biella in una capitale dell’artigianalità birraria con 10.000 mq di aree attive22 birrifici artigianali da ogni regione d’Italia, e un’offerta di 300 stili di birra diversi. La giuria ha premiato Bolle di Malto per il suo impegno nel rendere accessibile a tutti un evento di qualità, capace di unire valori culturali e sociali, tenendo viva la tradizione e l’ospitalità italiana.

 

“Bolle di Malto è molto più di un semplice evento; è un'autentica espressione della passione e dell'amore per i prodotti e i produttori del nostro made in Italy.” Dichiara Marta Florio co-ideatrice ed organizzatrice dell’evento. “Tra una degustazione e un concerto i prodotti locali raccontano la storia di un territorio straordinario, la nostra splendida Biella e il nostro meraviglioso Piemonte, ricco di tradizioni e risorse uniche. È un invito a scoprire le meraviglie della nostra cultura enogastronomica Italiana, a condividere momenti indimenticabili e a rendere omaggio a chi, ogni giorno, lavora con dedizione per valorizzare i prodotti della terra. Insieme, costruiamo un ponte tra il passato e il futuro, onorando la bellezza e l'autenticità di un patrimonio che ci appartiene.”

 

"Questo riconoscimento ci onora profondamente, perché premia il nostro impegno nella valorizzazione dei prodotti e delle persone che, con passione, li coltivano e li trasformano ogni giorno. Soprattutto, riconosce il lavoro straordinario di tutti i volontari che, anno dopo anno, si dedicano con entusiasmo a rendere grande questa manifestazione," ha dichiarato Raffaele Abbattista, co-ideatore e organizzatore dell'evento. "In questi anni, Bolle di Malto ha saputo attrarre migliaia di turisti da tutta Italia e dall’estero grazie a una proposta accessibile e tutti, all’intrattenimento gratuito e a un valore dall’impatto sociale e culturale inimitabile. Siamo certi che questo premio confermi il valore della nostra direzione: diffondere una cultura dell’ospitalità autentica, che rispetta territori, prodotti e le persone che li animano."

 

Bolle di Malto si distingue da sempre per essere un evento ideato, organizzato e diretto dai volontari, con un forte impegno per il bene comune. Accessibile gratuitamente, rappresenta un’opportunità unica per il grande pubblico di scoprire e apprezzare le eccellenze artigianali e le tradizioni culinarie italiane.

 

La giuria del premio era composta da personalità di spicco nel mondo del giornalismo e della cultura gastronomica, tra cui Elena Bianco (Presidente), Alessandra Gesuelli, Carmen Guerriero, Riccardo Lagorio, Alberto Lupini, Sara Magro, Giambattista Marchetto, Ada Mascheroni, Marco Morelli, Paola Scaccabarozzi e Marina Tagliaferri.

 

Con questo prestigioso riconoscimento, Bolle di Malto si afferma come punto di riferimento nel panorama degli eventi enogastronomici italiani. Non solo, quindi, un'eccellenza nel settore della birra artigianale, ma anche un esempio di inclusione sociale e cultura che ogni anno attira migliaia di visitatori, offrendo un'esperienza autentica e coinvolgente.