ROMA
12 MAGGIO 2020 - Sono centinaia i commercianti, i negozianti e i
protagonisti del business della capitale che si sono trovati questa
mattina a Piazza di Spagna per prendere una posizione pubblica e pacifica nei confronti del governo che sta guidando la fase due dell’epidemia da Coronavirus:
“Senza aiuti da parte del governo, il 18 maggio non potremo riaprire”,
si legge sui manifesti esposti dai partecipanti al presidio che ha
percorso la scalinata di Trinità dei Monti: “E migliaia di dipendenti
sono a rischio”, aggiungono i protagonisti dell’economia del Tridente,
la zona a più alto valore aggiunto e internazionalizzazione di Roma, con
valori di affitto da 6mila euro al mq per via del Corso, 6500 euro al
mq per piazza di Spagna e oltre 11.500 al mq per via dei Condotti:
importi ovviamente relativi al mercato pre-Covid e di cui oggi è purtroppo impossibile stimare una riconferma.
“I
commercianti stanno cercando di mostrare a tutti che il governo non è
abbastanza vicino. Parliamo della spina produttiva della città, persone e
imprenditori che investono milioni e milioni di euro e soprattutto
tempo ed energie per costruire una capitale sempre migliore ed è giusto
che l’esecutivo faccia un passo verso di loro”, dichiara Raffaele Rubin, founder e partner di Josas Immobiliare,
società leader specialista del retail: “Sono diversi i temi da far
emergere: dalla cassa integrazione ancora non arrivata ai dipendenti, ai
contributi insufficienti - se non quando inesistenti - sugli affitti
dei locali commerciali; per non parlare della grande difficoltà di
ottenere i prestiti garantiti dallo Stato. Purtroppo con questi
presupposti e senza garanzie di sostegno il 18 Maggio molti commercianti
non apriranno le serrande delle loro attività”, continua Rubin.
“Il
primo punto urgente su cui insistiamo è la decontribuzione totale per
quanto riguarda i nostri dipendenti, i quali sono il nostro patrimonio.
Abbiamo costruito aziende solide e forti ma se lo stato non ci aiuta su
questo punto saremo costretti a licenziare”, spiega Daniele Raccah, amministratore delegato e fondatore di Dan John,
capofila dell’appuntamento odierno in piazza: “Piuttosto che cassa
integrazione o reddito di cittadinanza sarà meglio finanziare le
imprese, questo farà circolare davvero tutto il sistema produttivo.
Secondo, finanziamenti bancari: io conosco più di 1000 imprenditori in
Italia e a oggi
nessuno di noi ha ricevuto neanche un euro dallo stato, nonostante ci
fosse la garanzia al 90% attraverso il mediocredito centrale. Ci sono
degli intoppi e noi chiediamo che le procedure si sveltiscano, chiediamo
reali investimenti a tasso agevolato o addirittura a tasso zero per
almeno 10 anni attraverso entità statali dirette, spazzando via tutta la
burocrazia e le pratiche bancarie senza fine, con moduli fatti dieci
volte e buttati, ad ora zero risultati. Da ultimo, chiediamo la
rimozione delle Ztl dal centro storico per dare modo agli italiani di
accedere liberamente per compensare la riduzione di flusso turistico”.
Commercio, retail, ristorazione – Una difficile ripartenza
Secondo i dati elaborati
da Josas Immobiliare il 70% delle relazioni commerciali relative alla
zona di Roma centro sono attualmente congelate; per quanto riguarda il
business sulle strade consolari e nelle periferie va un po’ meglio con
“solo” il 30% dei giri d’affari attualmente posti in lockdown, come,
quanto e più delle persone fisiche. Non va meglio quanto al comparto
ristorazione: “La situazione è alquanto critica. - afferma Raffaele
Rubin: “Prevediamo che fra luglio e agosto il 25% dei ristoranti
chiuderà, perché solo dopo aver tentato la riapertura, garantendo le
misure organizzative di sicurezza, si renderanno conto concretamente di
non poter sostenere con gli stessi costi un terzo dei coperti. Stimiamo
un licenziamento del 60% dei dipendenti del settore della ristorazione,
figure professionali che nel nuovo contesto non saranno più
indispensabili”.
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