blogazzurro

blogazzurro

sabato 30 ottobre 2021

La Via dei Norcini : il prosciutto cotto alla fiamma del Salumificio Spader alla Società Agricola Palù a Mosnigo

 





Continuano le iniziative di informazione di Borghi d'Europa, per far conoscere i Percorsi Internazionali.

Per la Via dei Norcini i giornalisti e i comunicatori della rete internazionale stanno collaborando con il Salumificio Spader di Mosnigo di Moriago della Battaglia, per valorizzare e far conoscere le eccellenze dei Territori coinvolti nel progetto L'Europa delle scienze e della cultura.


La tappa realizzata alla Società Agricola Palù di Mosnigo ha proposto il Prosciutto cotto alla fiamma del Salumificio Spader, prodotto aromatizzato con aomi ed erbe aromatiche, legato a mano e cotto arrosto, confezionato in sottovuoto.

“La sua peculiarità – ha osservato Renzo Lupatin, presidente di Borghi d'Europa-, risiede nel perfetto equilibrio tra sapore delicato del cotto e il profumo dolce e pulito delle spezie aromatiche e di grigliato. Il prosciutto cotto Fiamma è tenero e succoso, compatto e gradevole per tutti i palati.”

Il Prosciutto viene sottoposto ad una fase aggiuntiva, oltre a quelle di asciugamento e affumicatura con legno di faggio e ginepro, anche di bruciatura a fiamma della cotenna.

“Questo rende il prodotto estremamente nero e dona un caratteristico gusto e profumo di affumicato e di grigliato.”


Ha accompagnato la degustazione il vino col fondo di Luigi Comarella di Valdobbiadene.

Antonella Pianca, scrittrice fotografa e degustatrice AIS, ne ha messo in rilievo la bontà e la semplicità.

Luigi è una persona sincera, va dritto al segno, non gira attorno ai problemi.

Così quando osserviamo che anche nel settore del vino col fondo si fanno largo le furberie, evita di inoltrarsi nella polemica e commenta annuendo.

Un tempo i nostri contadini dedicavano al vino col fondo le uve migliori della vendemmia: oggi assistiamo a presunti vini a rifermentazione naturale che rivelano, inequivocabilmente, un passaggio...... Il vino col fondo di Luigi Comarella è semplicemente buono. 



venerdì 29 ottobre 2021

PROROGATA SINO AL 15 NOVEMBRE LA MOSTRA DI ARIANNA SANESI "UNA PAZIENZA SELVAGGIA"

 



Red Lab Gallery

Via Solari 46, Milano

info@redlabgallery.com

 

Orari di apertura

da lunedì al sabato 15.00-18.30

sabato mattina solo su appuntamento

 

Informazioni al pubblico | info@redlabgallery.com

 


 

Dopo il successo di pubblico riscontrato al MIA, Red Lab Gallery ha deciso di prorogare sino al 15 novembre la mostra di Arianna Sanesi “Una pazienza selvaggia” a cura di Giovanna Gammarota e che nel titolo riprende l'incipit della poesia “Integrità” di Adrienne Rich: ventuno opere fotografiche attraverso le quali l'artista suggerisce di ritrovare in noi stessi la capacità di guardare al nostro inconscio, alla nostra parte istintiva più arcaica, per lasciare che l’anima ritorni a prevalere.

 

Un invito ad andare oltre e a rendere visibile ciò che non lo è o semplicemente ciò che manca, grazie proprio a quella “pazienza selvaggia” intesa come la parte primordiale, istintiva, creativa e autentica che si trova in tutti noi e che normalmente viene soffocata, condizione necessaria per “ricostruirsi” e accedere alla propria integrità, senza rimanere bloccato, spento, “domato”, esattamente come fanno i lupi, che sanno attendere e osservare, ma soprattutto sanno agire seguendo il proprio istinto, perché è la loro natura. È come vivono, in libertà e indipendenza.

 

Red Lab Gallery è stata fondata nel 2018 come laboratorio di sperimentazione pensato per indagare tutte le discipline della cultura visiva contemporanea, in particolare la fotografia, ma è altrettanto aperta a contaminazioni multidisciplinari capaci di avvicinare l’arte alla vita e di promuoverne una partecipazione interattiva.

 

www.redlabgallery.com

www.tuttequellecose.com

Cultura visiva contemporanea edita da Red Lab Edizioni 

 

PORDENONE DOCS FEST – LE VOCI DELL’INCHIESTA XIV edizione

 



Il festival del documentario torna in presenza

con anteprime nazionali, workshop, incontri, masterclass, numerosi ospiti internazionali, e un programma che affronta temi di assoluta attualità

dalla geopolitica ai diritti civili, dalla guerra alle battaglie delle donne,

dalle riflessioni sulla nostra storia recente all’arte contemporanea.

 

In preparazione del centenario della nascita, il festival dedica

una speciale retrospettiva a Pier Paolo Pasolini documentarista,

anticipata il 2 novembre dalla proiezione di FASCISTA di Nico Naldini,

nuova versione digitale di un film scomparso.

 

dal 10 al 14 novembre 2021

Cinemazero, Piazza Maestri del Lavoro 3 – Pordenone

www.voci-inchiesta.it

 

 

Pordenone, 29 ottobre 2021. Anticipata dalla proiezione di Fascista il film realizzato nel 1974 da Nico Naldini, cugino di Pier Paolo Pasolini, che con spezzoni di documentari e cinegiornali d’epoca ricostruiva la scalata al potere e la propaganda di Mussolini – dal 10 al 14 novembre 2021 torna in presenza anche Pordenone Docs Fest – Le Voci dell’Inchiesta, il festival del documentario di Cinemazero giunto alla XIV edizione e diventato negli anni uno dei più importanti festival italiani dedicati al cinema del reale, dell’impegno sociale e del giornalismo d’inchiesta.

 

Realizzato con il sostegno del Ministero della Cultura, della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, di TurismoFVG, del Comune di Pordenone, di Fondazione Friuli, di Crédit Agricole Friuladria, di Servizi CGN, di Coop – Alleanza 3.0, dopo due rinvii e un’edizione completamente online nel 2020, quest’anno il festival presenta un programma ricco di anteprime nazionali, documentari premiati dai più importanti festival del mondo, retrospettive, workshop, cineconcerti e numerosi ospiti internazionali.

 

Un’edizione che segna una ripartenza, un ritorno all’esperienza collettiva e alla sala – che finalmente può accogliere gli spettatori al 100% della capienza – sottolineato anche dalla scelta dell’immagine guida della manifestazione: un involucro di plastica lacerato dal becco di un corvo, che unisce il messaggio della necessità di superare l’isolamento forzato a quello dell’attenzione all’ambiente che da sempre caratterizza la manifestazione.

A fronte dell’importanza della qualità della proposta e del numero di anteprime – e per permettere una più ampia diffusione dei temi cari al festival – nasce quest’anno la preziosa collaborazione con MYmovies.it, che ospiterà online una selezione dei migliori titoli dell’edizione.

 

Tanti i temi che saranno portati sul grande schermo: geopolitica, diritti e battaglie civili, giovani e creatività, pandemia, culture lontane, storie femminili e molto altro. Un’occasione per riflettere sul presente attraverso la prospettiva offerta dai migliori documentari in circolazione, tra cui oltre una decina di anteprime nazionali, capaci di raccontare la realtà e il mondo che ci circonda.

 

Ogni anno Pordenone Docs Fest – Le Voci dell’Inchiesta fa un enorme sforzo di selezione per portare in Italia il meglio del documentario internazionale – sottolinea Riccardo Costantini, direttore artistico del festival – nel tentativo di fornire strumenti di interpretazione per la realtà e i tempi caotici che viviamo. Una prova di “ecologia” del cinema del reale che, scegliendo il meglio tra centinaia di film, anche quest’anno ci riporta significativamente su alcuni temi che affrontiamo da anni: esempi di donne che combattono per affermare i loro diritti, gli orrori di fronti bellici che sembrano destinati a non conoscere la pace, temi ecologici di sempre più pressante attualità. Anche in questa edizione consegniamo al pubblico cinque giorni densissimi, da vivere “viaggiando” fra le proposte, sperando che molti dei film che portiamo in Italia in anteprima raggiungano il più ampio pubblico perché capaci, se non di cambiare le cose, di cambiare il modo in cui le guardiamo”.

 

Tra i titoli più interessanti Be My Voice, ritratto della giornalista e attivista Masih Alinejad, voce di milioni di donne iraniane che si ribellano sui social media contro l’hijab forzato, presentato dalla regista Nahid Persson, a sua volta rifugiata in Svezia; The Soviet Garden di Dragos Turea, uno sconcertante documentario sugli OGM radioattivi nell’URSS; Fly Rocket Fly di Oliver Schwehm, dedicato alla prima compagnia di lancio spaziale privata al mondo fondata negli anni Settanta; o Dear Future Children di Franz Böhm, storia di tre coraggiose ragazze attiviste contemporanee.

Lo sguardo retrospettivo è ben rappresentato da Pasolini: i documentari, una speciale selezione a cura di Federico Rossin dedicata al Pasolini documentarista, che anticipa il centenario dalla nascita dell’intellettuale. La rassegna propone le opere di alcuni documentaristi, all’epoca al loro esordio – tra cui Cecilia Mangini, Ermanno Olmi e Mario Gallo – che tra gli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta collaborarono con Pasolini, che scrisse testi o voce narrante di alcuni dei loro film. Accanto a questi, i lavori – poco noti anche ai cinéphile – con cui il poeta, che si apprestava a diventare regista, iniziava a innovare il cinema documentario italiano e internazionale della sua epoca, inserendosi a pieno titolo fra i grandi cineasti del reale degli anni Sessanta e Settanta.

 

Durante il festival saranno consegnati cinque premi dedicati alle opere più significative della XIV edizione, tra questi il premio Il Coraggio delle Immagini – col sostegno dell’Ordine dei Giornalisti nazionale, e in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia – a una grande coppia di giornalisti: la reporter, regista e scrittrice Francesca Mannocchi e il fotografo Alessio Romenzi.

I giornalisti – che hanno raccontato sulle pagine delle principali testate del mondo le tensioni internazionali della Siria e della Libia fino alla recentissima crisi afghana, da cui tornano con eccezionali materiali in anteprima – saranno premiati nella prima giornata del festival.

 


 

Le voci dell’inchiesta – Pordenone Docs Fest è uno dei più importanti festival in Italia dedicato al cinema del reale, dell’impegno sociale e del giornalismo d’inchiesta con ospiti nazionali e internazionali e anteprime italiane dai principali festival del mondo. Se la vocazione originaria del festival – che ha visto tra i suoi ospiti fra gli italiani Gianfranco Rosi, Liliana Cavani, Luciano Emmer, Gianni Minà, Ugo Gregoretti, Sergio Zavoli, Angelo Guglielmi, Riccardo Iacona, Furio Colombo, Corrado Stajano, Mario Dondero, Cecilia Mangini, Letizia Battaglia – partiva da un interesse per il cinema di impegno sociale e per il giornalismo d’inchiesta, successivamente si è trasformato in un’occasione per mostrare lo stato dell’arte della produzione di cinema del reale, proponendo al grande pubblico documentari di grande qualità, non solo interessanti e significativi per le tematiche affrontate. Basti pensare che alcuni dei documentari ospitati in anteprima nazionale nelle precedenti edizioni del festival – come WUHAN – 76 days, The Painter and the Thief e Our Time Machine nel 2020 – sono stati nominati agli Oscar arrivando nelle shortlist dei primi 5 o 10. L’impegno della manifestazione si fonda inoltre sulla volontà di comprendere il mondo di oggi attraverso una pluralità di sguardi, di raccontare la contemporaneità in modo critico e con strumenti cinematograficamente efficaci. E questo è uno degli aspetti più cari al Pordenone Docs Fest: individuare e valorizzare registi spesso giovanissimi e poco noti, il cui valore merita di arrivare al grande pubblico. Il festival dà dunque spazio a opere che al momento della proiezione, nella quasi totalità dei casi, non hanno un distributore nazionale, contribuendo a dargli una circuitazione: un lavoro culturale fondamentale.

 


Ferrari Trento trionfa a The Champagne & Sparkling Wine World Championships: è “Sparkling Wine Producer of the Year 2021”

 



Con 12 medaglie d’oro, la cantina del Gruppo Lunelli porta l’Italia a sorpassare la Francia e la Trentodoc ad essere la regione più premiata nella più importante competizione internazionale dedicata alle bollicine

 

 

The Champagne & Sparkling Wine World Championships, il concorso ideato e presieduto da Tom Stevenson, massimo esperto mondiale di bollicine, ha rivelato le sue medaglie “Gold” e “Silver” per l’edizione 2021, portando per la quarta volta Ferrari Trento nell’olimpo delle bollicine mondiali.

 

Con 12 medaglie d’oro e 8 d’argento, Ferrari non solo si è aggiudicata il titolo di “Sparkling Wine Producer of the Year”, ma è anche stato determinante nel confermare la Trentodoc come denominazione italiana più premiata e nel sancire la simbolica vittoria dell’Italia sulla Francia, con 58 medaglie d’oro contro le 52 francesi. Il testa a testa per il titolo di Produttore dell’Anno, attribuito alla cantina con il maggior numero di medaglie, è avvenuto anche quest’anno con la Maison de Champagne Luis Roederer, vincitrice della scorsa edizione, che ha totalizzato 7 medaglie d’oro e 4 d’argento.

 

 “Congratulazioni a Ferrari Trento per avere conquistato il titolo di Sparkling Wine Producer of the Year 2021: un fantastico premio per un fantastico produttore!”  questo è stato il commento di Tom Stevenson, creatore dei Champagne Sparkling Wine World Championships.

 

Ferrari ha visto premiate con la medaglia d’oro non solo le grandi Riserve, ma anche i suoi Trentodoc non millesimati, come il Ferrari Brut, l’etichetta più iconica della Casa Trentina - già “Blanc de Blancs World Champion” nel 2016 e “Best Italian Sparkling Wine” nel 2020 - e il Ferrari Maximum, sia nella versione Blanc de Blancs che Rosé. Un’ulteriore conferma della straordinaria vocazione delle montagne del Trentino alla creazione di bollicine capaci di affermarsi a livello internazionale, nonché della capacità di Ferrari di esprimere un altissimo livello qualitativo in tutta la sua gamma.

 

Sono state oltre mille le etichette presentate e degustate a The Champagne & Sparkling Wine World Championships, provenienti da tutto il mondo, compreso, per la prima volta, il Giappone. I paesi premiati con almeno una medaglia sono stati ben 19, coerentemente con la mission della competizione di promuovere i vini di eccellenza e di scoprire regioni e cantine emergenti in tutto il mondo.

 

 

Si attende ora alla “Virtual Ceremony Awards Week”, la settimana del 22 novembre, in cui verranno rivelati - anche quest’anno solo online – i premi speciali, come le bollicine migliori di categoria “Best in Class”, i vincitori delle competizioni nazionali e i Campioni mondiali per Stile.

 

 

Trento, 29 ottobre 2021


ART RAIDERS – CACCIA AI TOMBAROLI La docu-serie sui furti più clamorosi degli antichi capolavori della storia dell’arte

 TERZO EPISODIO: La Triade Capitolina

 

2 NOVEMBRE ALLE 21.15

DISPONIBILE ANCHE ON DEMAND E IN STREAMING SU NOW

 

 

 

 

L’Italia è lo scrigno di uno dei patrimoni artistici più importanti del mondo ma è anche il paese dove migliaia di preziosi reperti archeologici vengono trafugati ogni anno, costituendo uno dei più grandi traffici illeciti globali. Art Raiders. Caccia ai tombaroli è la nuova serie Sky Original - realizzata da TIWI - che racconta le storie di chi ha scavato per rubare capolavori dimenticati, di chi li ha venduti come una merce qualsiasi e dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, il TPC, primo nucleo investigativo al mondo che dal 1969 lavora sui crimini legati alla cultura e ogni giorno cerca di riconsegnare queste opere al Paese cui appartengono.

 

Per la regia di Simona Risi, scritta da Donato Dallavalle e Cecilia Ferrara e con la colonna sonora originale realizzata da Rodrigo d’Erasmo, la serie è in onda su Sky Arte da martedì 19 ottobre alle 21.15 per 4 settimane, disponibile anche on demand e in streaming su NOW e mostra la ragnatela di intrighi e interessi che ha polverizzato più di 3 milioni di opere d’arte in 50 anni, legando a doppio filo tombaroli e collezionisti bramosi di possesso, la criminalità organizzata e alcuni dei più prestigiosi musei del mondo.

 

Il terzo episodio, in onda martedì 2 novembre alle ore 21.15, vede protagonista La Triade Capitolina.

 

Si può aprire un’indagine su un oggetto mai visto e della cui esistenza non si è neanche certi? È quello che hanno fatto i carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale quando hanno saputo di uno scavo illegale avvenuto alle porte di Roma. Un famoso tombarolo, Pietro Casasanta, definito dal Washington Post “Il Re dei Tombaroli”, potrebbe aver scavato un’opera più unica che rara - la Triade Capitolina - la statua delle tre divinità protettrici della Roma imperiale antica: Giove,Minerva e Giunone. Una statua con tre figure di cui si conosce l’esistenza solo dalle fonti scritte e dalle raffigurazioni nelle monete antiche. Ma dov'è finita questa statua? Esiste davvero? E chi la potrebbe comprare? Ci vuole tutto l’ingegno e la determinazione dei carabinieri per recuperare la Triade Capitolina, che oggi è tornata nella sua città di origine, nel Museo Archeologico di Guidonia di Montecelio a Roma.

 

Elenco ospiti: Lynda Albertson, Darius Arya, Agostino Casasanta, Benjamina E. Dadzie, Fabio Isman, Roberto Lai, Luogotenente Salvatore Morando, Anna Maria Reggiani, Sig. Gen. Roberto Riccardi, Ten. Col. Luigi Spadari, Filippo Tomassi

 


 


 


PROSSIMI EPISODI

 

Il Vaso di Assteas - in onda martedì 9 novembre alle 21.15 su Sky Arte e in streaming su NOW

Nel 1995 un ex capitano della Guardia di Finanza muore in un’incidente sull’autostrada Roma-Napoli. Si tratta di Pasquale Camera, “O’ Capitano”, intercettato dai Carabinieri perché sospettato di essere a capo di un giro di tombaroli in Campania, in collegamento con la criminalità organizzata. Durante la perquisizione della casa di “O’ Capitano” viene trovata una polaroid con un uomo accanto a un enorme vaso a figure rosse che rappresenta il mito del Ratto di Europa. Come fare per risalire da una foto all’autore del furto? E cosa ci fa lo stesso vaso in una teca al Getty Museum di Malibù?

 

Elenco ospiti: Lynda Albertson, Maresciallo Sebastiano Antoci, Darius Arya, Noè Cacciapuoti, Benjamina E. Dadzie, Fabio Isman, Roberto Lai, Luogotenente Salvatore Morando, Sig. Gen. Roberto Riccardi

Nomisma ha presentato uno studio su status e prospettive di sviluppo del mercato della grappa in Italia Grappa: l’identikit del consumatore medio traccia il futuro del settore

 Nogaredo. Maschio, over 40, con capacità di spesa medio-alta, amante della compagnia e attento alle qualità. È questo l’identikit del consumatore italiano medio di grappa, secondo la ricerca svolta da Nomisma per conto di AssoDistil. Lo studio presentato ieri, giovedì 28 ottobre, a Nogaredo nell’auditorium della Distilleria Marzadro, ha acceso i riflettori sullo status e le prospettive di sviluppo del mercato della grappa in Italia, nell’ambito della due giorni di lavori dal titolo “Il settore distillatorio italiano tra modello di sostenibilità e nuove sfide”.

 

Il profilo del consumatore di grappa. L’indagine di Nomisma - che ha coinvolto un campione di mille consumatori – ha evidenziato che il 29% degli italiani ha consumato grappa negli ultimi 12 mesi in almeno un’occasione in casa o al ristorante/bar. Emergono differenze sia in funzione del genere che con riferimento all’età. La quota di consumatori aumenta difatti fra gli uomini - dove raggiunge il 43% (a fronte di un 21% fra le donne) - così come cresce all’aumentare dell’età. Il tasso di diffusione della grappa è minore tra generation Z (under 25) e millennials (fascia 26-40) dove è pari rispettivamente al 19% e 25%, mentre aumenta al 30% nella fascia di età 41-55 (la cosiddetta generation X) e al 32% tra gli over 55 (i baby boomers).

 

Si beve per il gusto e per la compagnia. 9 consumatori su 10 dichiarano di bere grappa in compagnia, soprattutto con gli amici.  Non a caso tra i principali motivi che spingono al consumo di questo prodotto vi sono proprio la piacevolezza del gusto (51%) e la convivialità (43%). Resta ancora una nicchia la voglia di sperimentare la grappa nel mondo della mixology: solo il 3% dichiara infatti di essersi avventurato in questa particolare esperienza. La curiosità è però alta: il 35% dei consumatori vorrebbe provare un cocktail a base di grappa nei prossimi mesi.

 

La grappa a portata di click. “Al pari di quanto avvenuto per altre bevande alcoliche, anche nel caso della grappa l’e-commerce inizia a ritagliarsi un proprio spazio di mercato: il 9% dei consumatori ha acquistato grappa online, con valori superiori tra le generazioni più giovani e i consumatori che hanno una capacità di spesa alta” dichiara Emanuele Di Faustino, Project Manager di Nomisma che ha curato la ricerca. “Tale profilo è in linea con la tipologia di grappa venduta online che si caratterizza per un prezzo medio che è più del doppio rispetto a quello della grappa acquistata negli scaffali dei negozi fisici”.

 

L’e-commerce è una scelta giudicata vantaggiosa non solo per acquistare ma anche per confrontare più prodotti (26%), per consultare recensioni (20%) o per leggere caratteristiche, storia e info sul prodotto e i produttori (17%). A tal proposito si noti come 3 consumatori su 10 utilizzano il web per cercare informazioni sulla grappa.

 

Le tendenze di mercato. Il Covid ha colpito i consumi di alimenti e bevande degli italiani, impattando anche sul mercato delle bevande alcoliche e degli spirits. Per questi ultimi, tra il 2019 e il 2020 si è registrato un -20% con un rimbalzo, nel 2021, del +9% contestualmente al graduale ritorno alla normalità e alla riapertura di bar e ristoranti, canale fondamentale per i consumi di spirits in Italia. Tali dinamiche hanno caratterizzato anche il mercato della grappa: nei primi 9 mesi del 2021 gli acquisti di grappa nel Cash&Carry (proxy delle tendenze nel canale Ho.Re.Ca.) hanno messo a segno un +8% rispetto allo stesso periodo del 2020 (dopo il -20% tra 2019 e 2020). Prosegue invece la corsa dell’e-commerce (+30% a gen-set 2021 vs gen-set 2020) seppur a ritmi più rallentati rispetto a quanto registrato in piena emergenza pandemica quando le vendite di grappa online hanno segnato un +198% raggiungendo i 2,3 milioni di euro nel 2020 (dati NielsenIQ).

 


Nuovi riconoscimenti per lo chef di Orto by Jorg Giubbani a Moneglia

 



Il 25 ottobre l’investitura di CHIC e il 47° posto della classifica 50 Top Italy nella categoria “Cucina d’autore”.

Per il ristorante di Villa Edera e in particolare per il suo chef Jorg Giubbani è un anno ricco di novità e soddisfazioni, iniziato con l’esordio su Le Guide L’Espresso che gli hanno attribuito ben due cappelli. Orto ha infatti bruciato le tappe ed è entrato fin da subito ne I Migliori all’interno del rinomato volume I Ristoranti e i Vini d’Italia. Nel frattempo, il percorso di ricerca e sostenibilità promosso da Jorg e dalla famiglia Schiaffino ha continuato a sorprendere i suoi ospiti, travolti dall’energia dell’intero staff.

È in questo clima che lo chef è diventato membro della grande compagnia di CHIC, associazione di circa un centinaio di grandi professionisti che propongono una cucina creativa, mantenendo costante quel rispetto delle materie prime perno anche della filosofia di Orto. Il legame tra tradizione e innovazione è l’aspetto che accomuna Jorg e l’Associazione e che ha permesso la loro collaborazione, oltre ad aver riconosciuto il grande talento del giovane chef. Semplicità, sostenibilità e salubrità sono temi fondanti nella filosofia di Orto, condivisi ora con tutti i partecipanti di CHIC.

Un’altra notizia di cui Jorg e il ristorante di Moneglia sono protagonisti è l’ingresso nella classifica 50 Top Italy per la categoria “Cucina d’autore”: si posiziona al 47° posto, continuando ad ottenere importanti riconoscimenti che premiano la cura promossa dalla famiglia Schiaffino e il talento del giovane Jorg. Il percorso di rinnovamento perseguito dallo chef e l’idea di “riscoprire le proprie origini per reinventarle” permette ad Orto di proseguire sulla strada del successo, con l’aiuto dei clienti affezionati e degli ospiti che verranno.

L’intesa scaturita dall’incontro delle donne Schiaffino e di Jorg è riuscita a maturare un ambiente accogliente e attento alla qualità delle materie prime, in accordo con il territorio circostante e con ciò che ha da offrire in ottica rigorosamente stagionale. “Sono molto felice dei molteplici riconoscimenti che quest’anno di ripresa ci sta riservando” - ha detto lo chef - “La mia ricerca però non si ferma e, aiutato dalla ricchezza del nostro territorio, intendo continuare a sperimentare una cucina capace di stupire rimanendo saldamente ancorata alla qualità della tradizione”.

Orto by Jorg Giubbani
A Moneglia, grazioso borgo del Levante ligure, piccolo gioiello incastonato tra verdi montagne a strapiombo sul mare, la famiglia Schiaffino ha scelto un percorso sostenibile, green, in armonia con la terra che ospita Villa Edera, oasi e rifugio arboreo che trova nell’Orto - che in latino significa nient’altro che giardino - la sua essenza programmatica. Un luogo di distensione, di cura e rispetto per la natura.
Non è un caso, perciò, che 
Jorg Giubbani abbia deciso di tornare alle origini e coltivarsi da sé con cura nell’orto gli ingredienti vegetali per le sue creazioni culinarie. Un ritorno a casa, sia metaforico e culinario, sia personale. Originario di Sestri Levante, dopo anni di formazione anche all’estero incontra sulla via del ritorno alle origini le donne Schiaffino. Massima qualità, tecnica, estro, e amore per la creatività e il dettaglio: è subito fiorente intesa. I tre menù degustazione celebrano la vivacità caleidoscopica della natura, sapori e ricette ritrovate con occhi nuovi, che uniscono con tecniche moderne il mare, la montagna e l’orto.

Hotel Villa Edera sas di Schiaffino Pasquale & C
Via Venino 12, 16030 Moneglia (GE)
Tel. +39 (0)18549291 info@villaedera.com

AMARE IL TERRITORIO E I SUOI PRODOTTI

 Mangiare immersi nella natura, concludendo con una deliziosa grappa Libarna

C’era una volta… ebbene sì; sembra una favola, ma è la realtà!

Ca’ Shin

Ebbene c’era un territorio agricolo vicino a Bologna, al quale, i proprietari che si sono susseguiti avevano sempre mantenuto la destinazione agricola e selvicolturale, ma che nel tempo era diventato piuttosto malridotto, (anche se sempre bellissimo per chi sapeva apprezzare le sue caratteristiche fondamentali).

Per evitarne l’abbandono, esso fu gradualmente acquistato dal Comune di Bologna.

Subito i cittadini pensarono che era un peccato abbandonarlo così e fecero un Comitato, denominato: “PARCO CAVAIONI RINASCE PER BOLOGNA “, per recuperare quel meraviglioso pezzo del nostro territorio. All’interno di esso la cooperativa “Le Ali” vinse il bando per la gestione di Villa Silvetta, risalente ai primi decenni del ‘900 che comprendeva l’abitazione e il fienile.

Questo edificio (denominato Ca’ Shin) divenne un centro pensato per grandi e bambini. Un luogo che coniuga cibo sano, ambiente caldo e accogliente, con una particolare attenzione all’arte, all’infanzia, all’ecologia.

Naturalmente da buon Bolognese non ho mancato di fare visita più volte a questa ospitale Cascina, fermandomi più vote ad assaggiare i loro menù stagionali, tradizionali, con pasta fresca fatta a mano, nonché torte, dolci e marmellate fatte in casa.

L’ultima volta, dopo una gradevole esperienza gastronomica, volendo ordinare anche un digestivo, ho chiesto al Barman Francesco Gattabria, calabrese di nascita, ma bolognese di adozione, quali fossero i più richiesti dalla sua clientela.

Mi ha risposto: “Naturalmente nel nostro bar teniamo tutte le principali referenze, ma i liquori più richiesti sono quelli della tradizione Italiana, in particolare Grappa e Nocino”.

Per quanto riguarda la Grappa va notato che è forse il liquore più autenticamente italiano, perché, nascendo dalla distillazione delle vinacce, è prodotta (industrialmente o in modo domestico, benché non sia consentito) dovunque; quindi è forse il distillato più conosciuto e amato in tutte le Regioni. Tuttavia quelle in cui si è maggiormente concentrata la produzione industriale sono il Veneto ed il Piemonte.

Noi abbiamo scelto la Grappa Libarna, realizzata a partire dai celebri e pregiati vitigni del Piemonte; le ho servito quella che a me piace di più, ma abbiamo anche altri tipi: Grappa Bianca Cristallo, Grappa di Moscato barricata e Grappa di Barolo Riserva.

Le grappe Libarna

Così dicendo mi ha versato un bicchierino di Grappa di Barbera e Dolcetto Riserva, invecchiata per almeno 18 mesi in botti di legno rovere francese.

Certamente una grappa da ricordare, dal colore delicatamente ambrato, con profumi delicati, di vaniglia e legno ed un gusto di grande struttura e complessità!

Ho ringraziato Francesco per avermi suggerito questo meraviglioso distillato, che per di più si abbinava perfettamente con la cucina tradizionale che avevo degustato e sono partito per una passeggiata nel Parco, ripromettendomi di fare presto un nuovo assaggio, di quanto ancora non avevo sperimentato, sia della cucina che dei liquori, ambedue ottimi interpreti del territorio così amato da Francesco e dai suoi amici e colleghi della cucina, oltre che da me ovviamente!

Gianluigi Pagano

giovedì 28 ottobre 2021

QUESTA SERA A STRISCIA LA NOTIZIA NELLA RUBRICA “PAESI, PAESAGGI…” RAMPELLO ALLA SCOPERTA DEL PASTICCIOTTO DI GALATINA

 

 


 

Questa sera a Striscia la notizia (Canale 5, ore 20.35) torna la rubrica “Paesi, Paesaggi…”. Davide Rampello ci porta alla scoperta di Galatina (Puglia), gioiello di storia antica nel cuore del Salento.

Qui sorge la mitica pasticceria di Andrea, che risale al 1740, dove da dieci generazioni esperti pasticceri impastano il dolce simbolo della tradizione salentina: il pasticciotto (rigorosamente con lo strutto!).

«Artigiani come Davide», spiega l’inviato Rampello, «sono beni culturali viventi, ogni giorno sfornano prelibatezze che fermano il tempo e racchiudono il territorio».

 


STRISCIA LA NOTIZIA - CANALE 5 - ORE 20.35

TWITTER @Striscia - INSTAGRAM @striscialanotizia - FACEBOOK @Striscia

SITO UFFICIALE DEL PROGRAMMA
www.striscialanotizia.mediaset.it

VILLA SANTO STEFANO, I VINI DELLA LUCCHESIA DA PROVARE IN AUTUNNO

 

 



 

Sono tre rossi i vini dell’azienda Villa Santo Stefano pensati per essere degustati durante l’autunno appena cominciato. Vengono dalla Lucchesia, in Toscana, e si chiamano Loto (Vino Rosso Toscana IGT), l’etichetta per le occasioni più importanti; Sereno (Vino Rosso DOC Colline Lucchesi), un vino quotidiano che esprime tutta la sua toscanità; e Volo (Vino Rosso Toscana IGT), l’ultimo nato in casa Villo Santo Stefano, che affina in acciaio e cemento.

 

L’azienda agricola Villa Santo Stefano si trova in Lucchesia, zona collinare a nord della Toscana, a pochi chilometri dalla storica e suggestiva città di Lucca. “In ogni nostra bottigliaracconta Wolfgang Reitzle co-fondatore dell’azienda insieme alla moglie Nina Ruge - c’è il desiderio di sfruttare appieno le potenzialità di questo paesaggio incantevole, il suo terreno particolare e il clima speciale, per produrre un vino identitario, che sia un tributo e una dichiarazione d’amore a questa zona magnifica, la Lucchesia”. E proprio la passione per la Toscana ha portato Reitzle a trasferirsi in Italia dalla Germania e, nel 2001, ad acquistare l’ex Villa Bertolli, che doveva essere una casa per passare alcuni mesi e che in poco tempo si è trasformata in Villa Santo Stefano, un’azienda agricola dedita alla produzione di olio e vino.

 

I vini dell’azienda di Reitzle e Ruge scelti per la stagione autunnale sono tre rossi e si abbinano sia a piatti internazionali sia alla cucina della tradizione toscana: cinghiale, tordelli lucchesi al ragù, tagliata su un letto di rucola, bistecca fiorentina e pappardelle (o pici) al ragù di cinta senese. La prima proposta è Loto, primo prodotto dall’azienda, grazie al quale nel 2006 Villa Santo Stefano ha debuttato in ambito vitivinicolo. Una cuvée composta da Cabernet Sauvignon (50%), Merlot (40%) e Petit Verdot (10%) che matura in pregiate barrique francesi; segue l’affinamento in cemento per 6 mesi e infine in bottiglia per altri 6 mesi. Loto ha un colore che può arrivare al rosso rubino intenso e presenta sentori di frutti di bosco, un tocco di fumo e una sfumatura di vaniglia. Ha una struttura piena, armonica, elegante e poliedrica, come ci si aspetta da un vino di spessore. Sereno è il vino rosso che esprime profondamente la Toscana, un Doc Colline Lucchesi con 80% Sangiovese e 20% tra Ciliegiolo e altri vitigni locali, come Colorino, Canaiolo. Si presenta con un colore rosso rubino con riflessi porpora. Note di violetta, frutti rossi e spezie al naso, al gusto è fresco con un tannino rotondo e finisce in bocca con un bel frutto. L’ultimo nato dell’azienda, e la terza proposta per l’autunno, è infine Volo. Le uve provengono dalle vigne più giovani dell’azienda, il vigneto ad Arsina (Lucca). Alla vista è di colore rosso intenso, con sfumature violacee. Al naso è floreale e fruttato, con note di prugne, more e ciliegie, con un finale dolce di cipria. Al palato si esprime fresco, con una buona polpa, e i tannini giovani assieme all’acidità frizzante lo rendono un vino dalla facile beva.

 

Gli altri vini prodotti da Villa Santo Stefano sono: Gioia - Vino Bianco Toscana IGT e Luna - Vino Rosato Toscana IGT. L’azienda produce anche l’olio DOP Lucca, un blend toscano (80% Frantoio, 15% Leccino e 5% Moraiolo e Maurino).

 

Per maggiori informazioni: https://villa-santostefano.it/

 

VILLA SANTO STEFANO

Villa Santo Stefano è la scelta di Wolfgang Reitzle che, dopo molti anni come manager delle più importanti case automobilistiche in Germania, ha scelto di produrre il suo vino e il suo olio in Lucchesia. Reitzle, nato a Neu-Ulm in Germania, fin da bambino passava in Italia le sue estati con la famiglia. La passione per la Toscana lo ha portato ad acquistare Villa Santo Stefano con la moglie Nina Ruge, noto volto televisivo in Germania, e a trasformarla in un’azienda agricola dedita alla produzione di olio e vino. Oggi Villa Santo Stefano produce, nei suoi 12 ettari di terreno, circa 50.000 bottiglie di vino e 2.000 litri di olio extra vergine, con una gestione attenta all’ambiente e uno spazio dedicato all’ospitalità.