blogazzurro

blogazzurro

martedì 25 novembre 2025

ART CITY Bologna 5 - 8 febbraio 2026

 Special Program: Il corpo della lingua

giulia deval, Mike Kelley, Ana Mendieta, Alexandra Pirici,

Augustas Serapinas, Jenna Sutela e Nora Turato a cura di Caterina Molteni

Alma Mater Studiorum - Università di Bologna | sedi varie ART CITY Bologna 2026, a cura di Lorenzo Balbi, torna con la sua quattordicesima edizione dal 5 all’8 febbraio 2026.

 

 

Il corpo della lingua, titolo e tema dello Special Program della kermesse, mette in dialogo l’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna e diversi suoi luoghi emblematici con alcune opere di artiste e artisti, esplorando la formazione e l’insegnamento come esperienze fisiologiche e sensibili.

 

 

C’è tempo fino al 30 novembre 2025 per candidare i progetti che entreranno nel programma ufficiale della manifestazione.

 

Giulia Deval, Pitch, Teaser, Logo fix - frame at 0m14s | Alexandra Pirici, Attune, 2024. Installation view, Hamburger Bahnhof Nationalgalerie der Gegenwart, ph. Eduard Constantin | Augustas Serapinas, Artissima21, 6Chairs Principi Di Piemonte, ph. Perottino-Piva-Peirone | Jenna Sutela, nimiia cétiï, 2018, video still | Nora Turato, Biblioteca Universitaria, ph. ©Antonio Cesari


Bologna, 25 novembre 2025 - Da giovedì 5 a domenica 8 febbraio 2026 torna, per la quattordicesima edizione, ART CITY Bologna, il programma di mostre ed eventi promosso dal Comune di Bologna, con il sostegno di BolognaFiere, in occasione di Arte Fiera, con la direzione artistica di Lorenzo Balbi, direttore del MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna del Settore Musei Civici del Comune di Bologna.

ART CITY Bologna 2026 ha come main sponsor Gruppo Hera.

 

A caratterizzare la manifestazione è lo Special Program che, con la curatela di Caterina Molteni, prosegue nel solco della sperimentazione invitando artiste e artisti italiani e internazionali a intervenire in spazi solitamente non fruibili a scopo espositivo, luoghi dimenticati o poco noti al grande pubblico. In questa prospettiva, l’edizione 2026 presenta una speciale collaborazione con l’istituzione cittadina che per eccellenza è dedicata alla conoscenza, al dialogo e al cambiamento: l’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna.

 

Nata nella data simbolica del 1088, l’Alma Mater è da sempre un punto di riferimento culturale, politico e civile per Bologna. La sua storia è intimamente intrecciata a quella della città e del suo paesaggio urbano, nei suoi palazzi e negli edifici che ne hanno accolto nei secoli le attività. Distribuita nel tessuto cittadino - nelle case dei docenti, negli spazi religiosi e in edifici pubblici - nel Medioevo e nel Rinascimento, trova la sua prima sede ufficiale nel 1563 all’Archiginnasio, per poi trasferirsi a Palazzo Poggi nel 1803. Da allora, la moderna Università ha progressivamente ampliato la propria presenza, costruendo la cittadella universitaria e contribuendo a trasformare il volto della città. Lo Special Program di ART CITY Bologna 2026 rende omaggio a questa eredità culturale con un itinerario di arte contemporanea che attraversa i luoghi di questa prestigiosa istituzione, alcuni dei quali aperti al pubblico per l’occasione: l’Aula Alessandro Ghigi dell’ex Istituto di Zoologia, l’Atrio dell’ex Facoltà di Ingegneria, la Sala della Boschereccia di Palazzo Hercolani, il Teatro Anatomico della Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, la Fondazione Federico Zeri, il Laboratorio didattico del Distretto Navile e l’Aula Magna della Biblioteca Universitaria di Bologna. Le opere - appositamente commissionate o riallestite - instaurano un dialogo diretto con questi spazi, attivando nuove letture della storia accademica, architettonica e politica dell’Ateneo.

 

Come da tradizione, le sedi dello Special Program non sono semplici contenitori ma dispositivi narrativi che danno forma al tema dell’edizione: la conoscenza e la sua trasmissione. In questo senso ART CITY Bologna 2026 esplora la formazione e l’insegnamento come esperienze radicate in un universo fisiologico e sensibile, oltre la loro consueta dimensione astratta e teoretica. Ed è a partire da queste premesse che nasce il titolo del progetto, Il corpo della lingua, ispirato all’omonimo testo di Giorgio Agamben, in cui il filosofo delinea una vera e propria anatomia del linguaggio: non un concetto statico, ma un corpo vivo, “in fuga non si sa verso dove, ma certo fuori da ogni identità grammaticale e da ogni lessico definitivo”. Per Agamben, il linguaggio - come il sapere - prende forma nella voce, nei gesti, nella relazione con l’altro. Ripensare il corpo significa quindi ripensare anche la conoscenza e le sue modalità di trasmissione.

 

giulia deval, Mike Kelley, Ana Mendieta, Alexandra Pirici, Augustas Serapinas, Jenna Sutela e Nora Turato sono le artiste e gli artisti dell’edizione 2026 di ART CITY Bologna e con i loro lavori indagano la conoscenza a partire dalla fisicità del sapere, capace di rivelare le strutture di potere nei processi educativi e, insieme, di aprire spazi di resistenza e nuovi orizzonti espressivi. In questa prospettiva, le opere in mostra propongono modelli alternativi di produzione e trasmissione del sapere, mettendo in discussione l’autorità e la linearità proprie della conoscenza accademica e artistica. I progetti espositivi interrogano la natura dei luoghi della formazione, le regole implicite che li governano e le trasformazioni simboliche, sociali e politiche che ne hanno segnato l’evoluzione, dedicando particolare attenzione alle nuove forme di intelligenza.

 

La coreografa Alexandra Pirici (Bucarest, 1982) intreccia danza, scultura, musica e parola in azioni e ambienti performativi. Per ART CITY Bologna 2026 presenta una nuova produzione nel Teatro Anatomico della Biblioteca comunale dell’Archiginnasio (piazza Luigi Galvani 1, Bologna), luogo che fin dal XIV secolo ospitava le dissezioni pubbliche della Scuola di Medicina.

Riferendosi all'immagine della salma sul tavolo anatomico, l’artista ribalta lo sguardo normativo dell’autopsia e restituisce nuova centralità ai corpi, umani e più-che-umani. La performer interroga i modi in cui i corpi producono e trasmettono conoscenza, dando vita a una figura in metamorfosi continua che si sottrae alle gerarchie del sapere scientifico e alla tradizionale divisione tra soggetto e oggetto di studio. Il corpo che ne emerge non è più passivo, ma diventa generatore di vita e conoscenza, in dialogo con le molteplici forme di intelligenza che si relazionano continuamente a quella umana, siano esse cognitive, emotive o esperienziali, viventi o non viventi, naturali o artificiali.

Il lavoro che continua la ricerca dell'artista avviata nel 2024 con Attune - una commissione congiunta di Audemars Piguet e Hamburger Bahnhof Berlin - è realizzato grazie al supporto di Banca di Bologna, che conferma la sua partecipazione ultradecennale al programma istituzionale di ART CITY Bologna.

 

L'esperienza collettiva del flusso incessante di informazioni che caratterizza la contemporaneità è al centro della ricerca di Nora Turato (Zagabria, 1991). L’artista sfrutta la natura effimera, mutevole e performativa del linguaggio per articolare performance, video e opere testuali e grafiche in cui la parola diventa materia plastica, sonora e concettuale. Turato realizza una nuova commissione site-specific per gli spazi dell’Aula Magna della Biblioteca Universitaria di Bologna (via Zamboni 33 - 35, Bologna) che si articola in una performance e in un intervento audio ambientale. Al centro del progetto c’è il concetto di “grounding” - letteralmente radicare, toccare terra - inteso come un ritorno all’esperienza sensibile, incarnata ed erotica del sapere e del linguaggio. Usato anche nell’ambito dell’intelligenza artificiale per indicare la verifica e l’ancoraggio delle informazioni al reale, il termine assume qui una valenza più esperienziale che cognitiva: un invito a riconnettersi al presente, al qui e ora dell’esperienza corporea e relazionale della comunicazione.

 

giulia deval (Torino, 1993) lavora a cavallo tra musica sperimentale e arte contemporanea, concentrando la sua ricerca sulla vocalità.

Il suo progetto PITCH. Notes on Vocal Intonation, vincitore del Premio Lydia, è una performance-lecture e un video saggio che indaga l’uso dei toni acuti e dei toni gravi nelle conversazioni umane e non umane, intrecciando fonti testuali e audiovisive tra etologia, fonetica e cultura pop.

Con un approccio ironico e investigativo, PITCH esplora i significati che le diverse specie - compresa quella umana - attribuiscono ai registri alti e bassi della voce, approfondendo il processo che ha portato a definire la voce del potere come grave e misurata e le voci acute, percepite come meno autorevoli e stridenti, come fastidiose interruzioni di un ordine prestabilito.

In occasione di ART CITY Bologna, l’opera viene presentata nella sua doppia veste di performance e video nell’Aula Alessandro Ghigi dell’ex Istituto di Zoologia (via San Giacomo 9, Bologna).

 

Nell’Atrio dell’ex Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna (viale del Risorgimento 2, Bologna) eccezionale esempio di razionalismo bolognese, troviamo il riallestimento di un’opera storica di Mike Kelley (Detroit, 1954 - Los Angeles, 2012), la cui ricerca ha indagato i legami nascosti tra potere, psicologia e norme sociali, con un’attenzione verso il ruolo dell’architettura. Day Is Done raccoglie 31 cortometraggi musicali ispirati alle attività extracurricolari delle scuole statunitensi. Kelley trasforma immagini raccolte dagli annuari scolastici in concerti, sfilate, liturgie, feste in maschera e rievocazioni storiche con uno stile ironico, visionario e carnevalesco. Questi “rituali accettati di devianza" sono per l’artista l’espressione naturale dell’inconscio scolastico fatto di desideri repressi, tensioni, traumi latenti.

 

La relazione profonda tra corpo, terra e identità è da sempre stata alla base delle indagini di Ana Mendieta (L’Avana, 1948 - New York, 1985). Segnata dall’esperienza dell’esilio, ha trovato negli elementi naturali e nei processi biologici una forma di conoscenza e di radicamento. Flower Person, Flower Body ritrae un corpo intrecciato di fiori, sospinto dall’acqua fino a dissolversi nei suoi ritmi: una presenza che si accorda alla natura fino a confondersi con essa. In Esculturas Rupestres, Mendieta incide sulle pareti di una grotta i profili di divinità femminili caraibiche Taíno, evocando un sapere inscritto nella materia stessa. Per ART CITY Bologna 2026 queste opere si relazionano con gli affreschi illusionistici della Sala della Boschereccia di Palazzo Hercolani (strada Maggiore 45, Bologna), proponendo un’altra possibilità e concezione di mimesi con l’ambiente naturale.

 

L’intervento di Augustas Serapinas (Vilnius, 1990) interroga i legami simbolici tra spazio, architettura e percezione. La sua serie Chair for the Invigilator presenta sedute rialzate, ispirate alle postazioni dei bagnini, alte circa due metri e accessibili tramite una scala a pioli. Originariamente progettate per i guardasala, per ART CITY Bologna 2026 queste strutture vengono messe a disposizione del pubblico, invitato a utilizzarle come postazioni di lettura nella grande biblioteca della Fondazione Federico Zeri (piazzetta Giorgio Morandi 2, Bologna). Da questa nuova altezza, la lettura - e dunque la conoscenza - si manifesta come un processo strettamente legato all’esperienza corporea.

L'opera rientra nel programma Cultura Lituana in Italia 2025–2026, realizzato dall'Istituto di Cultura Lituano e dall'Ambasciata della Repubblica di Lituania nella Repubblica Italiana.

 

Con nimiia cétiï è l’incontro tra batteri e intelligenza artificiale a essere indagato. Jenna Sutela (Turku, 1983), che esplora le possibilità della collaborazione tra natura e tecnologia, in questa sua opera chiede ai sistemi AI di tradurre il movimento dei microrganismi in suoni e segni, dando vita a una possibile lingua marziana. Ispirandosi alla fantascienza, l’artista immagina che i batteri possano dialogare con altre forme di vita attraverso la mediazione dei computer. Per l’occasione, l’opera viene presentata negli spazi del Laboratorio didattico del Distretto Navile del Centro Laboratori Didattica Chimica CILDIC (via Piero Gobetti 87, Bologna) in un allestimento immersivo che simula l’hackeraggio dei circuiti dei laboratori da parte di alieni nel tentativo di comunicare con la Terra.

 

Come ulteriore omaggio alle origini dello Studium è concepita anche la nuova identità visiva di ART CITY Bologna 2026 ideata da Al mare. Studio a partire dall'immaginario dei glossatori medievali, i primi interpreti e commentatori dei testi giuridici medievali che contribuirono alla formazione del sapere universitario. I loro segni, annotazioni e rimandi diventano un linguaggio grafico contemporaneo che prende forma dallo studio su carta, dall’evidenziatore, alla penna biro, dagli appunti e dagli scarabocchi che trasformano la parola in forma.

 

Nei giorni di ART CITY Bologna l’intera città si trasformerà in un palcoscenico della cultura contemporanea italiana e internazionale, riflettendone la ricchezza e la vitalità attraverso un ampio cartellone di iniziative artistiche proposte da istituzioni, gallerie e spazi indipendenti. Un programma che mette in evidenza la forza di un sistema culturale plurale e diffuso.

 

Fino al 30 novembre 2025 sarà possibile candidare le proposte progettuali per entrare a far parte del palinsesto ufficiale di ART CITY Bologna 2026, attraverso la compilazione del form disponibile sul sito web www.artcity.bologna.it.

Per maggiori informazioni: artcitybologna@comune.bologna.it.

Nessun commento:

Posta un commento