A Pescara, nell’ambito dell’evento di
consegna dei premi Words of Wine 2019, promossi dal Consorzio di Tutela dei
Vini d’Abruzzo, un convegno fa il punto sull’approccio dei più giovani nei
confronti del vino, in tutte le sue espressioni. Codici linguistici, ruolo dei
social media e nuovi mercati internazionali delineano un mercato ancora pieno
di potenzialità inespresse.
Pescara,
4 giugno 2019 - L’industria vitivinicola alla conquista dei millennials. Una
sfida che parte oggi per protrarsi nel tempo e “accompagnare” le nuove
generazioni verso una conoscenza più approfondita e consapevole del prodotto
vino e della sua tradizione millenaria. Intorno a questo concetto è orbitato il
focus del convegno dal titolo “Il vino dei millennial, linguaggi, stereotipi e tendenze del vino
tra le giovani generazioni e l’importanza di bere responsabilmente” che il
Consorzio di Tutela dei Vini d’Abruzzo ha promosso nell’ambito della cerimonia
di consegna dei premi “Words of Wine 2019” che si è svolta presso il centro ex
Aurum di Pescara lo scorso 31 maggio.
Al
tavolo dei relatori un parterre di esperti e esponenti del mondo dei media e
del giornalismo, anche internazionale, guidati dal giornalista ed esperto
enogastronomico Paolo Massobrio, che hanno tratteggiato il contesto culturale,
sociale ed economico entro il quale i giovani formano i propri gusti
enogastronomici, i canali attraverso cui giungono loro le informazioni sul
mondo del vino e i linguaggi che vengono utilizzati, soprattutto per mezzo dei
canali moderni dei social media.
A Denis Pantini, responsabile del settore
agroalimentare del centro di ricerche Nomisma e fondatore di Wine Monitor, è
toccato il compito di evidenziare, attraverso i dati di una recente ricerca, il
calo dei consumi di vino in Italia riferito agli ultimi 10 anni e quali siano
le attuali abitudini di consumo. Per i giovani (18-38 anni), soprattutto, si
parla di preferenze che si rivolgono a vini biologici (60,1 %), di un consumo
concentrato nel weekend (64,1% per la fascia d’età tra i 18 e i 29 anni) e in
compagnia (84,1% per la stessa fascia d’età). Ai cosiddetti “young millennials”
piace sperimentare novità (54,7%) e bere vino del proprio territorio
(59,4%).
Confronto
fra Millenials (Young e Old) e altre generazioni. L’Abruzzo, la regione che
ospitava l’evento, è considerata inoltre dai giovani uno dei migliori territori
per la produzione di vino rosso.
Per
Ernesto Di Renzo, docente di
Antropologia dei patrimoni culturali e gastronomici e Antropologia del turismo
all’Università di Roma Tor Vergata e coordinatore didattico, presso lo stesso
ateneo, del master di I° livello in “Cultura alimentare e delle tradizioni
enogastronomiche”, è necessario creare consapevolezza nei più giovani riguardo
la cultura, i saperi, le expertise, e i valori del territorio che sono dietro
alla produzione di vino. Il vino rappresenta la parte “intellettuale” della
tavola, ricco di simboli che si ritrovano nella narrazione millenaria che lo
caratterizza. L’enologia può diventare un volano di dialogo tra i giovani e il
territorio. Vanno ovviamente utilizzati registri di comunicazione più easy e immediati.
Emily Saladino, caporedattore della testata statunitense VinePair, ha
evidenziato come la giovane cultura enogastronomica statunitense impedisca ai
giovani un avvicinamento “spontaneo” al vino, anche se negli ultimi anni questa
tendenza sta progressivamente evolvendo. Il target di lettori del sito
VinePair, consultato da oltre 20 milioni di utenti al mese, è composto per il
70% da “navigatori” tra i 21 e i 44 anni, una comunità di giovani, curiosi e
assettati di nuove esperienze, che reperiscono informazioni sul vino in Rete
(37%) più che attraverso il consiglio degli esperti. Un contingente, quello dei
millennial statunitensi, che produrrà un giro d’affari, legato
all’enogastronomia, pari ad oltre 600 miliardi di dollari nel 2020 (Fonte:
Financial Time). Un mercato dalle
incredibili potenzialità, che ha prodotto una vera e propria impennata dei vini
rosé, che occupano il 53% del mercato negli Stati Uniti.
Natalia Di Stefano, firma enogastronomica del Corriere della Sera, ha
evidenziato la necessità di far crescere delle figure che facciano da volano i
“divulgatori” vitivinicoli, sulla falsariga di quanto accade in campi come la
scienza e le nuove tecnologie, che spieghino più approfonditamente la
fisionomia e il valore speciale del vino, soprattutto a beneficio dei più
giovani.
Infine
per Simone Roveda, blogger e
influencer enogastronomico tra i più noti a livello nazionale e internazionale,
è necessario saper adeguare i linguaggi ai mezzi attraverso cui si diffondono
le informazioni sul vino, soprattutto quando si parla ai più giovani, assidui
utilizzatori e frequentatori dei principali canali social. Social e carta
stampata non possono utilizzare gli stessi codici linguistici, ma possono
convivere e alimentare vicendevolmente il desiderio di conoscenza che i
millennial esprimono nei confronti del prodotto “vino”.
Per
il presidente del Consorzio di Tutela dei Vin d’Abruzzo, promotore
dell’iniziativa “l’industria vitivinicola
nazionale, e anche quella abruzzese, non possono trascurare un fronte di
potenziali nuovi consumatori che hanno necessità di attingere conoscenza sulla
ricchezza culturale e produttiva del vino da fonti di informazioni qualificate
e affidabili, che non devono comunque disdegnare il canale dei nuovi media, a cui
i più giovani sono così legati. Occorre rimanere “connessi” con le nuove
generazioni, sapendo di interagire con un target che necessita di accortezze
linguistiche e di comunicazione specifiche e ben congegnate”
Al
termine del convegno sono stati assegnati i premi Words of Wine 2019 a Lucia Buffo della rubrica “Eat Parade”
del Tg2, Lara De Luna della testata
Repubblica Sapori e Ivan Masciovecchio,
della rivista Tesori d’Abruzzo.
Nessun commento:
Posta un commento