Un progetto internazionale di arte, formazione e rinascita per i detenuti
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Le Porte della Speranza, Monsignor Davide Milani, Prof Stefano Carmine De Michele, Cardinal José Tolentino de Mendonça, Prof. Davide Rampello
Città del Vaticano, 8 ottobre 2025 – È stato presentato presso la Sala Stampa della Santa Sede il Progetto internazionale Porte della Speranza, promosso dalla Fondazione Pontificia Gravissimum Educationis del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede e realizzato dal Comitato Giubileo Cultura Educazione e da Rampello & Partners.
Il progetto prende ispirazione dall’apertura della Porta Santa nel carcere romano di Rebibbia, avvenuta all’inizio del Giubileo. Da questo gesto simbolico nasce l’idea di affidare a interpreti di rilievo la creazione di “Porte artistiche”, ideate in dialogo con le comunità carcerarie. Nel corso di un anno, verranno realizzate dieci Porte, da collocare davanti ad altrettanti istituti penitenziari, dove saranno visibili a tutti. Nella prima fase, il progetto prevede dieci istallazioni: 8 in Italia e 2 in Portogallo, auspicando la progressiva estensione delle iniziative.
Le Porte approfondiscono il dialogo tra arte, educazione e attenzione agli ultimi, inaugurato nel segno della speranza da Papa Francesco e rilanciato da Papa Leone XIVsin dall’inizio del suo pontificato e nell’Esortazione Apostolica Dilexi Te, che sarà presentata domani.
«La Chiesa avverte come propria missione la responsabilità di andare incontro delle persone in situazioni di detenzione per annunciare loro il Vangelo della speranza – spiega il Cardinale José Tolentino de Mendonça, Presidente della Fondazione Pontificia Gravissimum Educationis e Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede -. Non possiamo dimenticare né la popolazione carceraria né la realtà istituzionale che il carcere rappresenta. Anzi, vogliamo contribuire per svegliare la coscienza della nostra comune responsabilità di custodi della speranza. Quando ci guardiamo come fratelli, avviene la comune tessitura della speranza».
In Italia, il progetto prevede l’assegnazione a un’eterogenea e prestigiosa rosa di interpreti, incaricati della progettazione e della realizzazione di otto monumentali Porte da installare di fronte ad altrettante carceri italiane: San Vittore di Milano con Michele De Lucchi; la sezione femminile di Borgo San Nicola di Lecce con Fabio Novembre; Regina Coeli a Roma con Gianni Dessì; Santa Maria Maggiore a Venezia con Mario Martone; Pagliarelli di Palermo con Massimo Bottura; Canton Mombello di Brescia con Stefano Boeri; Secondigliano a Napolicon Mimmo Paladino; un carcere in via di definizione nella città di Reggio Calabria con Ersilia Vaudo Scarpetta. Gli interpreti, in accordo con la direzione delle carceri, entreranno in dialogo con i detenuti e tutta la comunità carceraria, lasciandosi così coinvolgere dalla realtà visitata che poi ospiterà l’opera, per tradurre in forma artistica la propria visione.
Coordinati dal curatore artistico del progetto Prof. Davide Rampello, realizzeranno tra la fine del 2025 e il primo semestre 2026, ciascuno una Porta della Speranza destinata agli istituti penitenziari, con l’intenzione di offrire una duplice possibilità di passaggio: per i detenuti dal carcere alla società, forti del percorso educativo e riabilitativo compiuto e che questo progetto intende sostenere ed arricchire; per la società dalla città al carcere, per superare i tanti pregiudizi sui detenuti che spesso animano l’opinione pubblica.
Le Porte diverranno così simboli di rinascita, dialogo e apertura tra la comunità carceraria il mondo della detenzione e la società civile. Spiega Mons. Davide Milani, Segretario Generale della Fondazione Gravissimum Educationis: «Auspichiamo un autentico incontro tra le città che ospiteranno le Porte e le comunità carcerarie; tra i pregiudizi gettati addosso ai detenuti e la realtà delle donne e uomini che vivono la pena. Le Porte della Speranza vogliono essere una possibilità per l’opinione pubblica per “entrare” nella realtà del carcere comprendendone la necessaria funzione riabilitativa e umana, così che sia sempre più centrale nelle preoccupazioni della politica e della società civile».
Il progetto si realizza in collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia della Repubblica Italiana, diretto dal Pres. Stefano Carmine De Micheleche dichiara: «Le Porte della Speranza è molto più di una iniziativa artistica. è un cammino. Un cammino che attraversa simbolicamente le mura del carcere, aprendole alla luce del dialogo, dell’ascolto, della belleza e soprattutto della dignità umana. Questo progetto nasce in piena coerenza con le finalità del trattamento penitenziario che nella nostra costituzione non si esaurisce nell’esecuzione della pena, ma mira al reinserimento sociale della persona detenuta attraverso un percorso di rieducazione e crescita».
Il progetto assume anche una dimensione internazionale. In Portogallo, presso due carceri, sono già state realizzate due residenze d’artista grazie alla collaborazione con il Ministero della Giustizia del Governo della Repubblica Portoghese – Direzione Generale per la Reintegrazione e i Servizi Penitenziari, con il sostegno di ZET – Gallery e di Fundação Jornada. Gli interventi sono stati realizzati presso l’Istituto penitenziario scolastico di Leiria (che ospita una popolazione carceraria giovanile) ad opera dell’artista Ilídio Candja e presso l’Istituto penitenziario di Tires, (riservato alle madri detenute con i propri figli), curato dall’artista Fernanda Fragateiro.
Nel suo intervento l’On. Rita Júdice, Ministro della Giustizia della Repubblica Portoghese, ha ricordato come «le porte della giustizia debbano restare sempre aperte a nuove opportunità. Nei reclusi, l’arte consente di far crescere il desiderio di giustizia e sperimentare uno straordinario sentimento di libertà».
Le opere saranno realizzate in alcuni materiali specifici - metallo, pietra e legno - elementi che evocano sacrificio, alcuni simboli della fede, la possibilità di rigenerazione.
Il processo realizzativo verrà sostenuto da qualificati partner e da importanti artigiani che collaboreranno con gli autori che firmeranno il progetto. Cruciale è infatti la disponibilità di aziende come KME Italy che si occuperà del rame; Riva1920che provvederà al legno; Margraf che avrà in carico la trasformazione del marmo; Bianco Cave per l’estrazione e lavorazione di pietra leccese; l’ingegner Maurizio Milan con Buromilan per gli aspetti tecnici dei progetti e le loro certificazioni e lo Studio FM Milano Sergio Menichelli per la realizzazione dell’emblema delle Porte della Speranza, presentato durante la Conferenza Stampa.
Come ha spiegato il curatore Prof. Davide Rampello, il progetto intende «affidare alla sensibilità di artisti e interpreti il compito di rendere visibile la forza della speranza, trasformandola in materia viva, in gesto condiviso, in bellezza concreta».
Centrale sarà anche la dimensione formativa e sociale, intesa non solo come crescita personale e culturale dei detenuti coinvolti, ma come offerta concreta di riscatto e reinserimento lavorativo per le persone detenute: grazie alla collaborazione con istituzioni culturali d’eccellenza come l’Accademia di Belle Arti di Brera e ALMA – La Scuola Internazionale di Cucina Italiana, saranno avviati percorsi educativi che, attraverso attività di formazione e laboratori, offriranno ai detenuti la possibilità di acquisire competenze tecniche e creative da spendere una volta usciti dal carcere.
Ogni fase del Progetto – dagli incontri nei penitenziari, alla progettazione e costruzione delle opere – verrà documentata con un film per la regia di Giuseppe Carrieri e mediante una pubblicazione collettiva, un libro-catalogo che raccoglierà le testimonianze artistiche del progetto, il lavoro degli autori delle Porte della Speranza e gli interventi dei detenuti e di altre personalità della cultura sul tema della speranza.
Il Progetto Porte della Speranza è realizzato con il contributo di Fondazione Cariplo. Spiega il presidente Prof. Giovanni Azzone: «Siamo molto vicini ai bisogni delle persone che vivono in carcere. Favorendo percorsi di inclusione per queste persone, a partire da iniziative culturali ma anche di formazione al lavoro, possiamo ritenere concreto il loro reinserimento nella società. Abbiamo dunque accolto immediatamente il progetto perché funzionale agli obiettivi di una fondazione filantropica come la nostra, che ha la funzione di utilizzare le risorse accumulate dalle comunità per renderle più forti».
Grazie a questi numerosi livelli di articolazione, le Porte della Speranza non si pongono solo come simbolo da contemplare, ma come soglia da attraversare e che apre alla conoscenza, alla dignità del lavoro, alla possibilità di un futuro diverso e di arrivare attraverso diversi strumenti a toccare un numero più ampio possibile di persone, dentro e fuori le comunità coinvolte.
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