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martedì 4 settembre 2018

Il MUDEC racconta le frontiere dell’esplorazione novecentesca e i nuovi territori e culture della disciplina geografia con il progetto GEOGRAFIE DEL FUTURO

3 mostre, un palinsesto di eventi, un unico obiettivo:
raccontare le nuove frontiere della Geografia
 Esploratori 2.0. CAPITANI CORAGGIOSI. L’avventura umana della scoperta (1906 - 1990)
 SE A PARLARE NON RESTA CHE IL FIUME
 THE ART OF BANKSY. A VISUAL PROTEST
MUDEC - Museo delle Culture di Milano
28 Settembre 2018 – 14 Aprile 2019
“Da quassù la Terra è bellissima, senza spazi né confini”.
[Yuri Gagarin]
Il MUDEC-Museo delle Culture di Milano presenta per l’autunno 2018 il progetto Geografie del Futuro, un racconto sulla “sapere geografico” inteso come rilevamento di territori e di culture nei loro rapporti, letti attraverso la lente di diverse discipline di studio.
Attraverso tre mostre e un ricco palinsesto di appuntamenti milanesi (e non solo) che partiranno dal 28 settembre per terminare il 14 aprile 2019, il Museo delle Culture rifletterà insieme ai visitatori sul tema della disciplina geografia, cercando di capire quali tipi di “geografie” definiranno i confini della nostra conoscenza del mondo nel futuro.
Il progetto verrà presentato alla stampa nella conferenza di apertura prevista per giovedì 27 settembre, ore 12:00, giorno di inaugurazione.
Con Geografie del futuro il MUDEC si prefigge di raccontare una nuova idea di geografia, forse la più attuale e labile delle discipline, in un mondo che riduce sempre più gli spazi grazie alla tecnologia, e dove i luoghi e i non-luoghi da esplorare diventano sempre più complessi e elusivi, secondo l’immagine che all’inizio dell’Ottocento ne dava Alexander von Humboldt: quella di una serie si labirinti, per cui l’uscita dall’uno coincide con l’inizio del successivo.
Non poteva che essere il MUDEC - infatti – la realtà museale più adatta a ospitare un progetto sui confini della “disciplina geografia”.
La collezione permanente del Museo delle Culture è infatti strettamente legata alla storia
dell’esplorazione, un concetto alla base della costituzione delle sue collezioni civiche.
Il nucleo più antico del patrimonio artistico conservato oggi al Museo delle Culture - costituito
da circa ottomila reperti tra opere d’arte, oggetti d’uso, tessuti e strumenti musicali provenienti
da Americhe, Asia, Africa e Oceania - è stato in gran parte raccolto nell’ambito di esplorazioni
avvenute nel corso del XIX secolo, un’epoca in cui si moltiplicavano le ricerche effettuate sul
campo da parte di scienziati, missionari ma anche viaggiatori occasionali in partenza da Milano
e dalla Lombardia. Gli oggetti frutto delle esplorazioni affluirono in maniera regolare dagli
angoli più remoti della Terra al Museo di Storia Naturale di Milano, per poi passare nel 2015, al
Museo delle Culture.
A partire dagli anni ‘60 i cosiddetti cultural studies definirono nuovi campi di interesse
dell’esplorazione, da un lato fornendo ai geografi elementi di riflessione di natura sociale, etica
e antropologica dell’uso del territorio, e dall’altro dando avvio al cosiddetto spatial turn, una
lettura della realtà dove risulta imprescindibile e irrinunciabile la “dimensione spaziale” in cui
avvengono i processi sociali, politici ed economici.
Dopo questa rivoluzione, che tipi di “geografie” definiranno i confini della nostra
conoscenza del mondo nel futuro? Se la geografia intesa in senso largo è l’ingrediente
fondamentale per comprendere i fenomeni e le contraddizioni del nostro “stare su questa
terra”, chi saranno i geografi del futuro?
Queste sono le domande a cui il progetto cerca di dare risposta, con alcuni spunti, attraverso
tre diversi progetti espositivi, che presentiamo in breve qui di seguito e a cui rimandiamo – per
maggiori informazioni - nelle specifiche schede di presentazione.
Esploratori 2.0.
CAPITANI CORAGGIOSI. L’avventura umana della scoperta (1906 - 1990)
MUDEC, 28 Settembre 2018 - 10 Febbraio 2019
La mostra “Esploratori 2.0 CAPITANI CORAGGIOSI”, in partenza al MUDEC di Milano dal 28
settembre, è la mostra scelta dal Museo delle Culture per celebrare il Novecento Italiano
aderendo così al palinsesto artistico-culturale che il Comune di Milano dedica quest’anno a
questo importante momento storico-artistico. L’esposizione indaga le frontiere
dell’esplorazione novecentesca fino a oggi, e lo fa toccando le vette, lo spazio, gli abissi e
la terra più profonda, ovvero gli ultimi confini geografici indagati dagli esploratori
professionisti in un periodo - quello dai primi decenni del ‘900 a oggi - in cui la mappatura delle
terre emerse era ormai stata completata dal lavoro dei pionieri ottocenteschi.
Attraverso opere della collezione permanente del Museo delle Culture di Milano, fotografie,
filmati e cimeli di famose spedizioni, il pubblico parteciperà alla trasformazione del concetto
di ‘esplorazione’ nell’ultimo secolo, con un particolare focus sulle conquiste maturate in
Lombardia. Cinque le sezioni:
SEZIONE 1 – I “NOSTRI” ESPLORATORI
Questa breve sezione introduttiva spiega il perché di una mostra sull’esplorazione e la geografia
al Museo delle Culture.
SEZIONE 2 – MISURARE E RAPPRESENTARE
Focus sulla cartografia novecentesca di precisione di provenienza “militare” e le
rappresentazioni cartografiche oggi, appannaggio ormai di tutti grazie alle potenzialità di
Google Earth.
SEZIONE 3. L’ESPLORAZIONE DELL’ARIA: VETTE, CIELI E SPAZIO
In questa sezione della mostra si prenderà in considerazione l’esplorazione di altitudini elevate,
attraverso tre affondi sull’alpinismo, sull’aviazione e sull’astronomia.
SEZIONE 4. L’ESPLORAZIONE DEL SOTTOSUOLO: LE GROTTE
L’alpinismo sotterraneo del ‘900. Il gruppo Grotte Milano.
SEZIONE 5. GEOGRAFIE DEL FUTURO: ANTROPOLOGIA, ARTE E VISIONI
Quale futuro per la Geografia? Ipotesi sui futuri scenari della geografia. Interviste ad esperti, di
differenti settori e di fama internazionale per evidenziare l’importanza che gli apporti
interdisciplinari, la dimensione mediatica e sociale e la creatività dei singoli rivestono per
l’esplorazione. Sono i nuovi “capitani coraggiosi” che esplorano una nuova idea di spazio,
ciascuno all’interno del proprio ambito disciplinare.
La mostra, a cura del comitato scientifico composto da Franco Farinelli, Anna Maria Montaldo,
Carolina Orsini e Anna Antonini, è promossa dal Comune di Milano-Cultura e sarà visitabile
fino al 10 febbraio 2019.
SE A PARLARE NON RESTA CHE IL FIUME
MUDEC, spazio Khaled Al-Asaad, 28 settembre 2018 – 6 gennaio 2019
L’installazione artistica multimediale “Se a parlare non resta che il fiume”, al MUDEC di Milano
dal 28 settembre, intreccia il lavoro sul campo della fotografa ed educatrice Jane Baldwin
con l’impegno di Survival International, che da cinquant’anni lotta per la sopravvivenza dei
popoli indigeni in tutto il mondo, e la celebre creatività artistica di Studio Azzurro.
Oggetto dell’esplorazione sono due luoghi Patrimonio dell’Umanità UNESCO – la basse valle
dell’Omo in Etiopia e il Lago Turkana in Kenya - la cui geografia fisica e umana rischia di
cambiare per sempre. Il progetto è infatti un’esperienza artistica immersiva capace di
suscitare empatia per le vite, le terre e le culture dei popoli indigeni che, nella bassa valle
dell’Omo in Etiopia e attorno al Lago Turkana in Kenya, sono minacciati da una drammatica
crisi umanitaria e ambientale provocata dall’uomo.
Attraverso i volti e le testimonianze dirette in particolare delle donne indigene – straordinarie
custodi delle tradizioni orali attraverso miti, proverbi e canti – questo viaggio poetico e
multimediale nella regione che fu la culla della civiltà ci conduce lungo le sponde di un grande
fiume africano. E dal suo greto riarso, rosso come la creta, rivela ai visitatori gli effetti di un
mastodontico progetto idroelettrico – e dei piani agroindustriali a esso associati – sulla vita e
sulla cultura di intere comunità.
Un caso di scottante attualità in grado di richiamare l’attenzione sui legami profondi,
materiali e immateriali, tra ogni uomo e il suo habitat, tra noi e gli altri popoli, tra la
salvaguardia della diversità biologica e culturale e il futuro stesso dell’Umanità. Un progetto che
vuole favorire un cambiamento di prospettiva e promuovere nuovi modelli di sviluppo
rispettosi dei diritti umani. Per i popoli indigeni, per la natura, per tutta l’umanità.
Save the Date:
THE ART OF BANKSY. A VISUAL PROTEST
MUDEC, 21 novembre – 14 aprile 2019
Contemporaneamente a queste due esposizioni, 24 ORE Cultura promuove a novembre una
mostra dedicata allo street artist Banksy. Con questo artista la relazione con la geografia e il
paesaggio si connotano di tratti assolutamente “sociali”.
Di Banksy verrà analizzata in mostra l’attitudine sperimentale, l’attenzione sulle realtà urbane,
la teoria della “psicogeografia” secondo cui lo spazio di azione dell’artista è il territorio, il voler
creare delle situazioni, il forte senso di appartenenza comunitari, l’impulso controculturale.
Il suo lavoro, straordinariamente creativo e irriverente, ha come componente fondamentale la
relazione con il paesaggio umano nel quale si esprime, spesso in zone di conflitto, dove anche
la politica e le istituzioni faticano ad arrivare. In mostra, attraverso circa 70 lavori tra dipinti,
sculture, prints, oggetti, verranno presentati attraverso fotografie e video anche i murales di
Banksy nella loro collocazione originaria in luoghi dei cinque continenti. Nei suoi lavori infatti
il Genius loci è un aspetto fondamentale, il luogo stesso e la vita che vi accade sono messaggi di
per sé, molti lavori nascono anche semplicemente in funzione dei e per i luoghi in cui sono
realizzati.
Ecco perché “The Art of Banksy. A Visual Protest”, rientra come terza mostra – e nuova frontiera
della geografia - nel progetto di Geografie del Futuro.

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