Sono oltre 5.000 i
prodotti agroalimentari tradizionali censiti dal Ministero
dell’Agricoltura e da Coldiretti. Un incredibile tesoro alimentare ma
anche culturale che ogni anno milioni scoprono e apprezzano e che permette
all’Italia di detenere l’invidiabile record mondiale per varietà e
ampiezza del patrimonio agroalimentare.
Lo studio svolto
dall’agenzia di comunicazione Klaus Davi & Co. realizzato su 1.820
turisti in occasione del lancio del documentario sul salone “Cibus”
(online al link https://youtu.be/RlqPseiUsyk)
ha focalizzato i dieci prodotti più amati dai turisti stranieri venuti
quest’anno nel Belpaese.
Al primo posto si
piazzano a pari merito la ‘nduja e il pesto genovese (19%), due prodotti
per i quali vanno pazzi soprattutto tedeschi, francesi e spagnoli, che non
resistono ai gusti unici di queste specialità con cui si possono condire a
piacimento diversi cibi, in particolare la pasta.
Seconda la piadina
romagnola (16,5%), molto apprezzata dai tedeschi e dai russi, assidui
frequentatori della riviera.
Terza la mozzarella
di bufala (14%) per la quale vanno pazzi soprattutto americani e inglesi.
Quarto il tartufo
bianco d’Alba (12,5%), preziosissimo e costosissimo ma tuttavia
ricercatissimo per dare un gusto ineguagliabile a tutti i tipi di pietanze,
scoperto ultimamente anche dai facoltosi cinesi.
Quinta piazza per
la bistecca fiorentina (10%), specialità alla quale inglesi e nordeuropei non
riescono proprio a rinunciare.
Sesto lo speck
(8%), amato alla follia dai nostri vicini al di là del Brennero che accorrono
nei negozietti altoatesini per affettarselo in patria.
Segue il gambero
rosso di Mazara (7%), con sudamericani e olandesi in prima linea tra gli amanti
di questo crostaceo davvero unico.
Ottave le
lenticchie di Castelluccio (5%), che ispirano i tanti visitatori inglesi e tedeschi,
presenti in massa anche per ammirare la splendida fioritura primaverile.
Nona la bottarga di
muggine (3%), della quale sono grandi estimatori anche i russi, in concorrenza
col loro caviale.
Chiude questa
speciale top ten il pane di Altamura (2%), con gli scandinavi in pole position
tra coloro che apprezzano tantissimo questo prodotto ideale per essere
conservato a lungo e come alimento sano.
Non si meraviglia
di questo successo internazionale Alessandra Balocco, manager della storica
azienda dolciaria di famiglia Balocco: «I nostri prodotti sono eccellenti ma
vanno tutelati. A volte in Italia non c'è armonizzazione sulla tutela del Made
in Italy, ancor meno a livello europeo».
Alessandra Balocco, manager Balocco
Le fa eco Massimo
Menna, AD del pastificio Garofalo, che commenta così lo status delle specialità
italiane nel mondo: «Non è certamente una passeggiata, si arriva a questi
grandi livelli d'eccellenza con tanto amore e tanta passione”.
Massimo Menna, AD del pastificio Garofalo
Per Giancarlo
Taglia, manager della rete d'imprese Il Buon Gusto Italiano «Il sistema paese deve
unire le forze: dobbiamo far capire al mondo che non abbiamo niente da
invidiare a Paesi come la
Germania o la Francia».
Giancarlo Taglia, manager della rete d'imprese Il Buon Gusto Italiano
Carolina Vergnano,
che cura il commercio e le relazioni con l’estero di Caffè Vergnano non è
da meno: «Bisogna sempre guardare al futuro; un prodotto deve essere l'unione
di tradizione e innovazione”.
Carolina Vergnano, commercio e relazioni con l’estero di Caffè
Vergnano
Sulla tutela del
patrimonio agroalimentare italiano si esprime anche Anna Vietti, consigliere
d’amministrazione di Acqua Lauretana: «Noi siamo sinonimo d'eccellenza,
siamo sinonimo di qualità; l'Italianità paga sempre”.
Anna Vietti, consigliere d’amministrazione di Acqua Lauretana
Cesare Mazzetti,
presidente di Qualivita e Acetum, aggiunge: «Io sto con il Made in Italy
soprattutto perché è un prodotto, una produzione, un insieme di beni e
d'immagine che promuovono il nostro Paese nel mondo”.
Cesare Mazzetti, presidente di Qualivita e Acetum
Visione ottimista
per Fabrizio Fichera, direttore marketing del Consorzio Casalasco del Pomodoro:
«Sono convinto che siamo solo all'inizio, il mercato è straordinariamente
grande e i consumatori continuano ad apprezzare sempre di più il Made in Italy,
quindi c'è tantissimo spazio per il futuro».
Fabrizio Fichera, direttore marketing del Consorzio Casalasco del
Pomodoro
Giacomo Ponti, AD
della Ponti spa, pone invece l'accento sul fenomeno dell'italian sounding:
“È un fenomeno drammatico perché toglie quote di mercato alle aziende
serie italiane, quindi è necessaria una maggior tutela”.
Giacomo Ponti, AD della Ponti spa
Giovanni Zaccanti,
presidente di Parmacotto, ribadisce l'importanza dell'italianità:
“Il Made in Italy per prima cosa è una garanzia, in secondo luogo è
un'eccellenza e, terzo, c'è un cuore tutto italiano”.
Giovanni Zaccanti, presidente di Parmacotto
Pier Paolo Rosetti,
DG di Conserve Italia, mette in luce un aspetto fondamentale:
“Tracciabilità e affidabilità: noi cerchiamo di mettere nei nostri
prodotti un livello qualitativo molto elevato grazie ai controlli di processo e
di qualità”.
Pier Paolo Rosetti, DG di Conserve Italia
Secondo Rossella
Ferro, titolare del pastificio La Molisana: “Dobbiamo essere tutelati dalle
istituzioni Italiane perché oggi i competitor non sono i miei colleghi pastai,
bensì i pastai Turchi, Tunisini e Greci”.
Rossella Ferro, titolare del pastificio La Molisana
Le fa
eco Cosimo Rummo, presidente del pastificio Rummo: “Se abbiamo
successo noi, ha successo tutto il mondo del lavoro e noi possiamo produrre
ricchezza per una parte enorme del popolo Italiano”.
Cosimo Rummo, presidente del pastificio Rummo
D'accordo Chiara
Ercole, AD di F.lli Saclà: “L'Italianità è un valore per il consumatore, perché
ovviamente il prodotto alimentare italiano è percepito come un prodotto sano,
un prodotto fatto con ingredienti semplici e autentico”.
Chiara Ercole, AD di F.lli Saclà
Prosegue Vincenzo
Tundo, direttore marketing del gruppo San Benedetto: “Essere italiani,
all'estero, è un valore molto importante perché è sinonimo di viver bene,
avendo grande cura e attenzione verso il proprio benessere”.
Vincenzo Tundo, direttore marketing del gruppo San Benedetto
Sulla stessa linea
Giovanni Zucchi, vicepresidente dell'oleificio
Zucchi: “Il nostro territorio, le nostre biodiversità e le
nostre capacità di trasformare il prodotto sono uniche in tutto il
mondo”.
Giovanni Zucchi, vicepresidente dell'oleificio Zucchi
Infine, un appello
di Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti: “L'Europa deve fare un
passo in avanti veloce anche sul fronte normativo comunitario, bisogna fare uno
scatto d'orgoglio e dare ai cittadini europei quello che vogliono:
l'informazione sull'origine del prodotto agricolo contenuto nel cibo nelle
etichette”.
Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti
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