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lunedì 29 settembre 2025

Cantina di Venosa investe 3,4 milioni di € sull’enoturismo

 




A novembre, conclusa la vendemmia dell’Aglianico del Vulture, iniziano i lavori per completare il progetto architettonico e funzionale della cooperativa, azienda vitivicola leader in Basilicata (350 soci, 800 ettari, 2,2 milioni di bottiglie). La nuova struttura - un’ala di 1.100 mq parzialmente interrata - sarà aperta al pubblico entro il 2027. Un grande investimento ripagato attraverso un forte incremento di vendite dirette, visite in cantina e meeting aziendali.

Il presidente Francesco Perillo: “Ci attendiamo grandi ricadute economiche e sociali per il territorio. Il nostro progetto sostenibile contibuirà a rilanciare il Vulture come destinazione enoturistica”

A novembre cominciano i lavori per completare il progetto di ristrutturazione di Cantina di Venosa. Prevista una grande ala dedicata interamente all’accoglienza enoturistica: la nuova struttura collegherà fisicamente - e idealmente - i due impianti storici di produzione, magazzino e servizi, già recentemente riorganizzati e rinnovati: la cantina della fondazione, del ‘57, e la struttura realizzata all’indomani del terremoto del 1980. Il nuovo progetto, completato entro il 2027, prevede un investimento di 3,4 milioni di euro, di cui 1,25 milioni finanziati con fondi del Pnrr. 

“Con questo progetto dedicato all’enoturismo ci avviamo a concludere una fase di riorganizzazione funzionale e degli spazi di lavoro che ci ha tenuti impegnati in questi cinque anni – sottolinea il presidente di Cantina di Venosa, Francesco Perillo -. I tempi sono finalmente maturi per un ulteriore passo avanti: far crescere le visite in cantina e, indirettamente, la presenza di turisti sul territorio. Oggi lo spaccio aziendale, uno spazio semplice ma accogliente, genera una quota di fatturato annuo di 700.000 € con le sole vendite dirette, mentre con la nuova struttura - che includerà una scenografica sala meeting, 150 mq di sala degustazione, una piccola cucina e una terrazza di 400 mq – prevediamo un raddoppio del fatturato già il primo anno e la copertura dell’investimento in 6-7 anni. Daremo lavoro ad almeno altre 6 persone dedicate all’accoglienza multilingue e soprattutto – puntualizza Perillo – attraverso accordi con tour operator, associazioni culturali e istituzioni contribuiremo a far decollare l’enoturismo in tutto il Vulture”.

Mediamente Venosa accoglie 15.000 turisti l’anno, che salgono a 70.000 nel “triangolo” Venosa-Lagopesole-Melfi. Il potenziale di crescita però è nettamente superiore, oltre al vino e alle cantine dell’Aglianico del Vulture c’è una presenza importante di gioielli naturalistici poco conosciuti, come i laghi di Monticchio, nel cratere del Vulcano; tanti borghi ricchi di arte e monumenti, come le stesse Venosa e Melfi; una gastronomia e un artigianato che vantano piccole eccellenze.

Il progetto architettonico di Cantina di Venosa, a cura dello studio Opera 23 Ingegneria, risponde a criteri di sostenibilità ambientale. Parte della struttura di collegamento tra le due cantine preesistenti sarà interrata e coperta da un lungo corridoio di prato; i materiali saranno bio-compatibili; le ampie vetrate permetteranno lo sfruttamento della luce naturale; gli stessi vetri a bassa emissione avranno un effetto “climatizzante” per mantenere il fresco in estate e il caldo in inverno. Sono previste, inoltre, soluzioni a basso consumo energetico e il trattamento e il riciclo delle acque. Infine, una mappatura enoturistica dei vigneti (800 ettari) con punti attrezzati di sosta e un parco di biciclette e automobili elettriche messe a disposizione degli enoturisti. 

Oggi la superficie occupata da Cantina di Venosa con le due strutture operative ammonta a 3.500 mq; la nuova ala di accoglienza enoturistica aggiunge 1.100 mq di spazio calpestabile su due livelli. Dal punto di vista produttivo l’impegno di Cantina di Venosa è di arrivare nei prossimi anni a incrementare ulteriormente l’imbottigliato, che attualmente ammonta a 2,2 milioni di bottiglie, ma con un potenziale di 5 milioni. Negli ultimi cinque anni la cooperativa lucana (800 ettari, 350 soci viticoltori) ha visto crescere l’imbottigliato del 169%.

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