Torna
 il Festival internazionale dedicato al cinema asiatico, con 
un’esplorazione sulla produzione del Sud Est dell’Asia e, in 
particolare, sulla cinematografia di Thailandia e Filippine.
In
 programma ospiti internazionali e prime italiane, fra proiezioni, 
incontri, masterclass, sonorizzazioni e workshop diffusi in diversi 
luoghi della città.
Direzione artistica: Stefano Galanti e Maria Paola Zedda
Con il patrocinio e contributo di 
Regione Autonoma della Sardegna, Comune di Cagliari, Fondazione di Sardegna
In collaborazione con: Fondazione Sardegna Film Commission,
Musei Civici di Cagliari - Museo d’Arte Siamese Stefano Cardu, Cineteca Sarda,
Greenwich d’essai, Spazio Odissea, Carovana SMI, Sardegna Teatro
Info e programma su: www.acrossasiaff.org
Torna a Cagliari dal 2 al 10 dicembre ‘Across Asia Film Festival’, il festival internazionale del cinema incentrato sui linguaggi indipendenti e innovativi della scena asiatica contemporanea.
 Dopo il successo delle precedenti edizioni presentate a Cagliari e a 
Roma (in collaborazione con MAXXI – Museo delle Arti del XXI secolo), 
quest’anno con Ghosts of Asia il Festival indaga più approfonditamente la produzione cinematografica del Sud Est Asiatico, soffermandosi in particolare su Thailandia e Filippine.
Diverse le prime italiane di film
 – espressione della New Wave Filippina, dei linguaggi pop e queer 
thailandesi, fino al celebre cinema notturno e weird giapponese - e gli ospiti internazionali
 - come il regista thailandese Thunska Pansittivorakul, censurato in 
patria per le sue opere, il pluripremiato regista filippino Khavn De La 
Cruz, insieme alla sceneggiatrice e produttrice Achinette Villamor, 
vincitrice del FAMAS Awards 2018, il regista e danzatore buto Masaki 
Iwana – che animeranno per otto giorni il programma del Festival fra proiezioni, incontri, masterclass, sonorizzazioni, workshop diffusi in tutta la città.
Punto di osservazione privilegiato sull’Asia e sulle sue rappresentazioni, il Festival mostra lo sguardo non convenzionale di registi indipendenti, che spesso affrontano grandi difficoltà nella distribuzione dei loro lavori. Ghosts of Asia
 sarà, in questo senso, una panoramica sui “fantasmi” che riemergono da 
vecchi e nuovi colonialismi, con l’obiettivo di indagare un’area del 
mondo fragile, protagonista di un’esponenziale trasformazione, che 
subisce gli effetti disastrosi del cambiamento climatico, le nuove 
schiavitù dell’economia neoliberista, la disgregazione del tessuto 
culturale e sociale. 
Con la direzione artistica di Stefano Galanti e Maria Paola Zedda, il Festival è realizzato con il patrocinio e il sostegno di Regione Autonoma della Sardegna, Comune di Cagliari, Fondazione di Sardegna, in collaborazione con la Fondazione Sardegna Film Commission, i Musei Civici di Cagliari, la Cineteca Sarda, Greenwich d’essai, Spazio Odissea, Carovana SMI, Vengo anch’io, Sardegna Teatro, Gramsci Lab, Università degli Studi di Sassari.
La
 programmazione sarà realizzata nelle sale cinematografiche di Cagliari,
 Cineteca Sarda, Spazio Odissea, Greenwich d’Essai, tradizionalmente 
partner del festival, e in spazi non convenzionali, Chiesa di Santa 
Chiara, Teatro Massimo, Museo d’Arte Siamese Stefano Cardu, scelti con l’intento di valorizzare il tessuto urbano e il patrimonio artistico e culturale della città.
 Per la prima volta il festival espande la sua programmazione oltre la 
città di Cagliari con incontri, masterclass e proiezioni presso il Liceo
 Artistico G. Brotzu di Quartu e presso l’Università degli Studi di 
Sassari.
Approfondendo ogni anno la produzione di un singolo paese o area geografia, il Festival intende mostrare il grande apporto dell’Asia in termini di sperimentazione, ricerca estetica e innovazione linguistica sul panorama mondiale.
 Il cinema indipendente, seppur spesso sottoposto alle censure 
governative, rappresenta infatti un importante strumento di critica e un
 testimone fondamentale del reale. Estremamente variegato e prolifico a 
dispetto delle complesse condizioni economiche e politiche in cui viene 
prodotto, riporta alla luce la storia non scritta, aprendo un confronto 
con il tema della censura, dei diritti umani, delle lotte lgbt, delle 
rotte del lavoro e delle nuove schiavitù, facendo riemergere il peso 
della storia, la fragilità della memoria, la repressione silenziosa 
delle diversità.
Tra
 le novità dell’edizione 2018 l’inserimento, per la prima volta, di una 
sezione dedicata alle arti visive in occasione delle Celebrazioni dei 100 anni della nascita della collezione del Museo d’Arte Siamese Stefano Cardu.
 Accanto a incontri, convegni e riflessioni sull’incontro culturale tra 
Oriente e Occidente, il Museo dialogherà con il festival attraverso 
l’esposizione di un percorso di arti contemporanee che utilizzano il 
cinema sperimentale e il video come linguaggi privilegiati.  Tra gli 
artisti presentati, per la prima volta in Italia, i thailandesi Jakrawal Nilthamrong e Taiki Kapapsit. 
 FILM E PAESI 
Protagoniste dell’indagine sul Sud Est Asiatico saranno le cinematografie di Thailandia e Filippine, cui si aggiungono Singapore, Indonesia. Saranno presentati inoltre film da Cina e alcuni capolavori del cinema oscuro e sperimentale giapponese.
 Thailandia 
Il
 cinema thailandese ha assunto negli anni un grande rilievo nella scena 
asiatica. Oltre a nomi consolidati, esprime una scena vitale che si sta 
affermando nel panorama internazionale con nuovi autori che fluttuano 
tra i linguaggi pop e queer.  Ospite del festival sarà Thunska Pansittivorakul.
A Thunska Pansittivorakul è dedicata una retrospettiva: censurato per The terrorists,
 che mostra la repressione delle forze dell’ordine thailandesi nel 2010 
durante la manifestazione delle magliette rosse, acclamato per Supernatural, prodotto dal Rotterdam IFF,
 un homoerotic sci fi ambientato in un mondo futurista che rappresenta 
allo stesso tempo un quadro distopico della Thailandia contemporanea, e Homogenous Empty Time, in co-regia con Harit Shritao (2017) - in prima italiana
 – documentario che osserva le cause della crescita del nazionalismo in 
Thailandia, attraverso un’indagine su cadetti militari e gruppi 
religiosi. Thunska (1973, Bangkok, Thailand), è un regista controverso, 
scoperto da Apichatpong Weerasethakul. Il suo cinema alterna visioni 
queer all’analisi del contesto politico thailandese.
In programma la prima italiana di Die Tomorrow di Nawapol Thamrongrattanarit, 2017, già presentato alla Berlinale 2018, in nomination per il Prix de l'expérimentation, presso Montréal Festival of New Cinema.
  Costruito con uno stile saggistico, mescolando parti di fiction con 
filmati trovati, registrazioni audio e statistiche per analizzare il 
significato della morte, il film esplora le conversazioni di 6 persone 
nel loro ultimo giorno sulla terra.
Tra i più importanti cineasti internazionali di questo tempo, oggi consacrato nel campo delle arti visive, Apichatpong Weerasethakul crea un cinema oscuro, raffinato, una visione candida popolata di fantasmi. Il regista, acclamato internazionalmente nei più grandi festival cinematografici (Cannes, Venezia, Berlino) creerà un’apposita selezione di film fuori formato per il festival.
Miglior
 Film alla Sezione Orizzonti del Festival del cinema di Venezia e al 
Mumbai Film Festival, miglior regia al Thessaloniki Film Festival, Manta Ray,
 di Phuttiphong Aroonpheng, racconta dei corpi di sconosciuti che 
annegano nel mare della Thailandia e vengono sepolti nelle profondità 
della terra: sono i corpi dei rifugiati Rohingya, la cui voce rimane 
inascoltata. In una foresta vicino a un villaggio costiero thailandese, 
affacciato sul mare in cui sono annegati migliaia di rifugiati Rohingya,
 un pescatore del luogo si imbatte in un uomo ferito e privo di sensi. 
Dopo aver portato in salvo lo sconosciuto, che non parla una parola 
della sua lingua, gli offre amicizia e lo chiama Thongchai. Quando però 
il pescatore scompare all’improvviso in mare, Thongchai incomincia 
lentamente a impadronirsi della vita dell’amico.
Sempre dalla Thailandia By the times it gets dark, della regista Anocha Suwichakornpong,
 in concorso nel 2016 al Festival di Locarno, ha vinto il riconoscimento
 thailandese Suphannahong National Film Awards per la migliore 
fotografia.
 Filippine 
Protagonista del festival è ancora una volta la New Wave filippina, scena nata negli anni ’90, che oggi
 rappresenta un cinema affermato, coraggioso e acclamato 
internazionalmente. Tra i registi Lav Diaz (Leone d’oro alla Biennale di
 Venezia 2016), presenta, in prima italiana, la sua “rock opera” Season of the Devil, in competizione per l’Orso d’Oro al Festival di Berlino nel 2018.
Khavn De La Cruz, ospite ad Across Asia Film Festival, presenta invece in prima italiana il pluripremiato Balangiga (2018), che ha fatto incetta di premi ai FAMAS Awards e al QCinema International Film Festival e, sempre in prima italiana Bamboo Dogs (2018). Ci sarà inoltre la Masterclass della sceneggiatrice e produttrice Achinette Villamor.
Inoltre sarà proiettato il pluripremiato Nervous Translation, in prima italiana, vincitore del NetPAac Award al Rotterdam International Film Festival, della regista rivelazione Shireen Seno, esponente della new wave filippina. 
 Singapore 
Da Singapore per la prima volta in Sardegna A Land Imagined, di Siew Hua Yeo, Pardo d’Oro al Festival del Cinema di Locarno 2018,
 una visione notturna e onirica narrata attraverso la doppia vita nella 
megalopoli di Singapore e nel mondo della rete di un emigrato cinese in 
storia attualissima di caporalato, violenza dell'uomo sull'uomo, lavoro 
inteso come schiavismo, inframmezzata alla magia tutta asiatica nel 
costruire atmosfere rarefatte e fantastiche.
L’esplorazione del Sud Est asiatico prosegue con l’indonesiano Memories of My Body, Garin Nugroho, 2018, in nomination per il Queer Lyon e come miglior film nella sezione Orizzonti del Festival del Cinema di Venezia.
 l film racconta la ricerca da parte di un sensibile ragazzo giavanese 
della propria identità di genere, cresciuto dall’infanzia per 
interpretare ruoli femminili nella danza Barong (in cui maschile e 
femminile si fondono in modo sensuale). Una storia di formazione 
poetico-realistica basata sulla vita del ballerino Rianto, che, nel 
film, interpreta anche se stesso da adulto.
 Giappone 
Il
 cinema notturno e weird giapponese è una delle tradizioni filmiche 
d’Oriente più vitali e in espansione, ormai considerata una corrente di 
studi cinematografici a sé stante, con una storia che viene dai lontani 
tempi del muto. Sono quattro i film selezionati che indagano visioni 
notturne e oscure.
In sala, all’apertura del festival l’ultimo capolavoro di Shin’ya Tsukamoto, Killing,
 (2018), acclamato all’ultimo festival di Venezia, un film di cappa e 
spada che vede protagonista gli incubi e i fantasmi della mente di un 
talentuoso novizio ronin che non riesce, nonostante il suo desiderio, a 
dare la morte.
In programma la prima italiana di Jesus di Hiroshi Okuyama regista rivelazione che a soli 22 anni vince nel 2018 il Festival del Cinema di San Sebastian come miglior regia. La prima italiana di Charlotte Susabi del regista e danzatore buto Masaki Iwana, presente in sala,
 un film drammatico e surrealista che vede protagonista l’artista 
giapponese Kamimura, che combatte con i fantasmi del suo mondo, tra 
realtà, illusione e memoria attraverso l’incontro con tre donne. 
 SEZIONE CINEMA E ARTI VISIVE 
Across
 Asia Film Festival lavora da sempre sui linguaggi di confine, sul 
cinema arthouse, dove la ricerca linguistica sull’immagine o su tecniche
 non tradizionali di narrazione espande la cornice cinematografica verso
 un nuovo approccio alla visione. Il cinema si interseca anche con la musica sperimentale e con il suono in ‘The night of the living soundtracks’
 dove musicisti dell’area sperimentale, del jazz, dell’improvvisazione e
 dell’elettroacustica sono invitati a reinventare film dimenticati 
dell’epoca del muto, scrivendone e interpretandone dal vivo la colonna 
sonora. Sarà sonorizzato a A Page of Madness di
 Teinosuke Kinugasa, capolavoro indiscusso del cinema muto sperimentale 
giapponese sonorizzato dal filippino Khavn De La Cruz, insieme al suo 
Juan Tamad Goes to the Moon, preceduto dal duo di musicisti della scena 
sperimentale cagliaritana L;ç°°ç + 03SIDIAN alle prese con Filipiniana di Khavn De La Cruz. 
La sezione cinema e arti visive prevede inoltre l’esposizione di video di cineasti che si sono confrontati con la video arte,
 Jakrawal Nilthamrong e Taiki Kapapsit in una programmazione che si 
connette con le celebrazioni del centenario della collezione del Museo 
Cardu di Arte Orientale, Musei Civici di Cagliari, esplorando i fantasmi
 dell’Asia, il riemergere di un mondo che scompare a dispetto della 
corsa verso la contemporaneità, da 2 a l 16 dicembre. A coronare la 
sezione, la festa Kwaidan Party: Immagini, cut up, suoni, dim sum e fantasmi, con i visual di Lazlo Moulton e il djset Signora Franca,
 una serata di visioni, suoni, assaggi che amplifica l’immaginario 
creepy dell’Asia disegnato da Across Asia Film Festival, in 
collaborazione con Carovana SMI, Fuaiè, Sardegna Teatro.

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