Chiesa di San Francesco, Noli (SV)
In
occasione della tredicesima Giornata del Contemporaneo 2017 organizzata
dall’Associazione Musei d’Arte Contemporanea Italiani, la Fondazione
Cultura Noli presenta l’opera di Adrian Paci Rasha.
Sulla
facciata della Chiesa di San Francesco per la prima volta nella storia
contemporanea, il volto di una donna, una donna palestinese, si
sostituisce a una raffigurazione sacra. Patrimonio artistico,
architettonico e realtà contemporanea si fondono, contribuendo in modo
originale all’innovazione della scena urbana.
All’interno,
nel presbiterio, come una vera e propria contemporanea pala d’altare,
il video realizzato dall’artista albanese racconta la storia di Rasha
Miech, arrivata dal Libano in Italia grazie al corridoio umanitario
organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio.
Sulla
facciata della Chiesa di San Francesco, al posto di un antico affresco
svanito, di cui resta solo la bellissima cornice, appare il volto di
Rasha. È un fermo immagine del video proiettato all’interno. La
collocazione, ideata da Andrea Canziani, produce una novità concettuale.
Per la prima volta sulla facciata di una chiesa campeggia il
volto anonimo di una donna, per giunta una donna palestinese in fuga,
che diventa simbolo di sacralità di tutte le donne del mondo.
L’installazione
è stata curata e allestita, in accordo con Adrian Paci, da Francesca
Pasini, Andrea Canziani e Gloria Bovio, con il supporto della Diocesi di
Savona Noli e della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio
della Liguria che hanno riconosciuto il grande valore simbolico
dell’opera.
L’edificio
diventa parte dell’opera stessa, in cui esterno ed interno dialogano
attraverso il video registrato da Adrian Paci proiettato all’interno che
si sdoppia letteralmente e idealmente.
Sul
limitare del presbiterio un grande schermo scende dall’alto, come fosse
una “pala d’altare contemporanea”, proiettata sul fondo del vuoto buio
della navata. Solo quattro banchi della chiesa indicano dove sedersi e
obbligano ad avanzare guardando e ascoltando la voce di Rasha.
Davanti
allo schermo, su una base, sono disponibili per il pubblico i manifesti
col suo volto, dove sul retro è stampata la traduzione del suo
racconto: solo lì al linguaggio del volto e dei gesti si unisce quello
del contenuto delle parole di Rasha.
“Ho trentacinque anni e sono di origine palestinese”:
così comincia il racconto di Rasha Miech, registrato in un intenso
video da Adrian Paci. Un racconto fatto di silenzi che, più delle
parole, si sono impressi nel suo volto, nei tic di espressione: si
mastica il labbro, si tocca il volto, si attorciglia i capelli. Paci dà
risalto proprio ai momenti in cui Rasha è rimasta in silenzio aspettando
la traduzione dell’interprete, lasciando la sua voce in arabo in
sottofondo.
È
stata la stessa Rasha che ha chiesto a Paci di poter narrare la sua
storia e l’artista, attraverso un’inquadratura fissa, trasforma il suo
viso in un vero ritratto, come se lei ascoltasse sé stessa e fosse
insieme narratrice e testimone della sua vicenda.
Adrian
Paci dà volto, in senso proprio, all’elaborazione del dolore privato di
una tragedia pubblica che si consuma ogni giorno sotto i nostri occhi:
la guerra siriana, la violenza, la fuga e la salvezza.
É
un'opera sulla complessità della biografia, sulla trasmissione
dell'esperienza attraverso il linguaggio del corpo, sul senso della
ricerca di salvezza e dell’accoglienza. Paci, con grande delicatezza e
altrettanta crudezza, permette di vedere e sentire il dolore di Rasha
Miech.
Lo
stesso video è stato esposte in altre esposizione dedicate all’artista,
ma nella Chiesa di San Francesco a Noli siamo di fronte ad un caso
davvero eccezionale in cui un’opera d’arte contemporanea determina
l’incontro tra arte, architettura, storia e realtà contemporanea,
proponendo una interpretazione originale del contesto urbano. È una
sperimentazione molto efficace, che in Italia ha una sede privilegiata
di ricerca, data l’importanza del patrimonio artistico nazionale.
Questa
installazione dimostra che l’eccezionalità è possibile quando è
possibile aprire un dialogo con una Soprintendenza sulla base di un
progetto forte e ben costruito, che conferma il senso dell’applicazione
delle politiche di promozione del Contemporaneo perseguite dal Ministero
dei Beni Culturali.
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