Al
via il Wine Summit, l’evento che celebra i vini dell’Alto Adige: il racconto di
alcuni dei protagonisti della svolta che alla fine degli anni ’80 ha portato il
territorio ai vertici della vitivinicoltura
(Bolzano 22 settembre 2017) Inizia l’Alto Adige Wine Summit, l’evento che fino a domani celebrerà i 10
anni del Consorzio Vini Alto Adige con degustazioni, eventi dedicati e
approfondimenti per il pubblico specializzato. Un’occasione unica per fare un
bilancio della viticoltura del territorio, con i suoi 5.400 ettari di terreni
vitati e delle sfide che attendono le cantine che vi operano.
La
svolta nella produzione vinicola dell’Alto Adige avviene a cavallo degli anni
70 e degli anni 80. Fino ad allora, l’orientamento era quello della produzione
di massa, che guardava principalmente ai quantitativi e alle rese. Poi, un
mercato più esigente e l’esempio di altri territori come le regioni della Francia,
la Napa Valley e altre zone d’Italia, ha spinto le cantine dell’Alto Adige verso
l’innovazione e la ricerca della qualità: arrivano nuovi vitigni internazionali
e nuovi metodi di coltivazione, che rilanciano la produzione locale.
“Alla
fine degli anni ’70 avevamo la sensazione che qualcosa dovesse cambiare, e che
in Alto Adige si potesse ottenere di più, anche grazie alle fortunate
condizioni climatiche”, dice Luis Raifer,
allora presidente e direttore della Cantina di Colterenzio, “All’inizio il
percorso è stato in salita, ma siamo riusciti a produrre vini che sono
diventati fattori trainanti del territorio”.
Per
Alois Lageder, dell’omonima storica
azienda, la differenziazione dell’Alto Adige in termini di microclimi e terreni
è stata decisiva nella svolta qualitativa: “Già nell’800 i nostri nonni si
erano resi conto della varietà climatica e avevano capito l’importanza di
impiantare il giusto vitigno nel giusto vigneto. Per ragioni storiche, fino
agli anni ‘80, quattro quinti della produzione erano Schiava. Ci siamo chiesti
su quali vitigni puntare e attraverso Chardonnay e Cabernet abbiamo rilanciato
la nostra immagine nel mondo”.
Hans Terzer, winemaker della Cantina San
Michele Appiano, è stato uno dei protagonisti di quegli anni dal punto di vista
enologico. “Non è tanto la tecnologia a fare il vino, ma la materia prima –
dice - il lavoro dell’enologo inizia nel vigneto. La nostra non è stata una
rivoluzione tecnica ma di sensibilità, consapevolezza e coraggio di fare a volte
scelte istintive. Così siamo stati le ostetriche che hanno fatto nascere la
nuova viticoltura dell’Alto Adige, e dopo di noi sono arrivati tanti che
l’hanno fatta crescere”.
“Quando
rilevai l’azienda di famiglia all’inizio degli anni ‘80, mi trovai con vini che
era difficile vendere – racconta Josephus
Mayr della tenuta vinicola Unterganzner – per arrivare alla qualità che
conosciamo oggi dovemmo cambiare tutto, dalla concimazione all’irrigazione,
fino all’imbottigliamento. Si discuteva con i produttori di altre zone
vinicole, si imparava a si ottenevano i risultati”.
Oggi,
a quasi 40 anni da quella svolta, l’Alto Adige è un territorio dalla varietà
unica, con ben 20 vitigni diversi coltivati con cura su aree fortemente
diversificate per climi e composizioni del terreno. Secondo i produttori, la
sfida dei prossimi anni sarà quella di non adagiarsi su questo risultato, e
mantenere nelle bottiglie un’identità altoatesina, che renda i vini
riconoscibili in tutto il mondo. L’altro grande nodo sarà quello del
cambiamento climatico: l’aumento delle temperature nei prossimi anni
ridisegnerà la microgeografia dei vigneti, spostando le coltivazioni a quote
più alte e ridefinendo le scelte dei vitigni. Una sfida costante che i
produttori dell’Alto Adige sono pronti ad affrontare grazie alle solide basi
tecniche e culturali gettate negli ultimi 40 anni.
Ci
crede anche Heinz Winkler, uno dei
più noti chef altoatesini all’estero e uno dei più importanti ambasciatori del
vino dell’Alto Adige nella ristorazione: “Noi spesso dimentichiamo quanti problemi
devono risolvere i vignaioli per arrivare a produrre un vino eccellente. Se un
vino è veramente buono, è in grado di raccontare la storia e il percorso che ha
portato all’eccellenza. Noi possiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo
realizzato in Alto Adige e possiamo guardare al futuro con grande ottimismo”.
Il
programma del Wine Summit prevede
oggi, venerdì 22 settembre, la degustazione in anteprima di vini non ancora
presenti sul mercato, all’interno del banco di assaggio allestito al Bolzano
Meeting and Event Centre, che vedrà la presenza di circa 60 produttori. Domani,
sabato 23, la manifestazione prosegue con Wine Stories: un affascinante
percorso a 360° alla scoperta dei vini del territorio attraverso sessantotto
etichette proposte in degustazione.
Per
acquistare il biglietto di ingresso o consultare il programma completo
dell’Alto Adige Wine Summit e degli eventi collaterali: www.winesummit.info
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