L’ossessione di “essere assolutamente moderni” è infatti il motore che caratterizza Milano già all’indomani dell’Unità d’Italia, a partire dalla costruzione della sua celebre Galleria, che rimise in moto il cuore di piazza Duomo e avviò la profonda ristrutturazione del centro. Nel 1881 l’Esposizione Nazionale ne consacrò il ruolo di capitale industriale, così come l’Expo del 2015 ne ha rilanciato il carisma di città mondo.
“Non perdono tempo questi birboni – scriveva Emilio De Marchi nel romanzo “Demetrio Pianelli” – non hanno ancora il gas che già vogliono la luce elettrica; non hanno ancora finito una casa che già la buttano giù per farne una più grande e più bella”: era il lontano 1890, ma questa definizione sembra attagliarsi alla perfezione anche alla Milano di oggi, con il glamour delle sue nuove architetture e l’esuberanza delle sue nuove torri.
Quando fu semidistrutta dai bombardamenti del 1943, Milano non tardò a sollevarsi dalle ceneri di guerre, pensando in grande a quella ricostruzione che doveva avere i caratteri quasi di una nuova costruzione: il vento della modernità era di nuovo cambiato e al posto della città di pietra del ventennio, cominciò a delinearsi un nuovo panorama di edifici leggeri e trasparenti. Era la modernità dei “costumi semplificati” auspicata da Gio Ponti: il preludio di una vita all’insegna della velocità, ma anche vetrina che mostrava al mondo la sorpresa di una città che si era completamente reinventata
Dopo il declino del ciclo industriale e la chiusura della cintura di fabbriche che ne avevano fatto la ricchezza, Milano ha dovuto confrontarsi ancora una volta con una serie di traumatici cambiamenti, da cui è uscita però rinnovata e pronta a competere nella sfida delle capitali del XXI secolo.
All’interno del volume l’analisi storica e il racconto delle trasformazioni urbane in tre quarti di secolo si svolge secondo un doppio piano di lettura, testuale e visivo. I testi firmati da Fulvio Irace, uno dei più autorevoli critici e studiosi italiani di architettura, sono accompagnati da un ricco atlante visivo con immagini di grande formato, affidato per la parte moderna alle fotografie di storici maestri come Gabriele Basilico e Paolo Rosselli e per quella contemporanea all’occhio di “paesaggisti” della nuova generazione come Marco Introini, Filippo Romano e Giovanna Silva.
Suddiviso in sette capitoli il libro racconta il bisogno di Milano di ricostruire, ma ancora di più di costruire una nuova maniera di abitare, partendo dall’operato di Luigi Moretti e l’exploit di Corso Italia, passando per l’invenzione del condominio milanese come simbolo di ordine e modernità con i progetti architettonici di Asnago & Vender, di Ponti, di Magistretti e di tanti master builders che hanno configurato il suo ineguagliabile fascino di elegante modernità. Ad essa hanno contribuito anche numerosi e importanti artisti -Fontana, Somaini, Pomodoro, Dova, Ramous,etc.- che hanno impreziosito in maniera unica le facciate e gli interni delle case milanesi. Dopo la “stagione dell’inquietudine” tipica degli anni Settanta, l’attenzione si sposta sulla rigenerazione di vecchi quartieri e sulla creazione di nuove isole di urbanità , grazie anche al contributo di alcuni dei più brillanti talenti dell’architettura internazionale.
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