Bolgheri (Livorno), sabato 13 aprile 2019
 - Scavata nelle profondità dell’antica argilla blu su cui sorge il 
vigneto, la nuova cantina del Masseto è un omaggio ‘fisico’ e simbolico 
alla storia e alla rapida evoluzione della Tenuta, dall’intuizione del 
potenziale nascosto di una particolare vigna all’affermazione di un vino
 di fama internazionale.
“Questa
 cantina rende omaggio al passato, al presente e al futuro del Masseto, 
celebrando l’incredibile storia di un vino nato quasi per caso,” ha 
dichiarato il CEO di Masseto, Giovanni Geddes da Filicaja. “Abbiamo 
dedicato anni alla pianificazione e alla costruzione della ‘casa’ ideale
 per il Masseto. Un luogo frutto di trent’anni di esperienza, dove ogni 
dettaglio è stato studiato con dedizione per soddisfare le precise 
esigenze del nostro team di enologi”.
Nell’edificio interrato, che ricorda i templi sacri dell’antichità, l’impatto tecnologico è stato ridotto al minimo. “Qui nulla manca o supera il necessario,”
 ha raccontato Axel Heinz, direttore di Masseto, sottolineando che lo 
stile di vinificazione della Tenuta, connubio di austerità, modernità e 
tradizione, resterà rigorosamente inalterato. “Fare vino per noi significa limitare i processi, ridurre gli interventi, in linea con la filosofia ‘less is more’”. Progettato
 dagli architetti Hikaru Mori e Maurizio Zito del celebre studio 
ZitoMori, l’edificio esprime e rafforza l’identità del Masseto, al 
contempo discreta e possente. In superficie, solo il basso profilo 
dell’area di ricezione delle uve e della vecchia casa di Masseto, oggi restaurata, emergono dalla collina. Studiata
 per ospitare un ciclo produttivo a caduta e protetta dalle naturali 
proprietà isolanti dell’argilla blu, la cantina è in perfetta simbiosi 
con le colline e il vigneto circostanti. Gli architetti hanno 
soprannominato il loro concept di design sotterraneo ‘la cava’. “Per 
raccontare l’impegno necessario a produrre questo vino, abbiamo deciso 
di creare una serie di spazi non costruendoli, ma scavandoli nel corpo 
monolitico della collina. La diversità dei volumi, delle altezze interne
 e la disposizione su più piani richiama la struttura di una miniera 
d’oro, che insegue i filoni di metallo prezioso fino al giacimento 
centrale”, ha illustrato l’architetta di origini giapponesi Hikaru Mori.
La
 cornice architettonica della cantina è stata realizzata con 
calcestruzzo gettato in opera. All’interno, predominano linee nette in 
vetro e acciaio, bilanciate dalle lunghe file di botti di rovere. Le 
vaste superfici ruvide e intagliate sono il simbolo del processo 
estrattivo da cui è nata l’opera, mentre le aperture nelle pareti 
lasciano intravedere i profili verticali dell’inconfondibile argilla blu
 che contraddistingue il suolo di questo vigneto. Il cuore della 
struttura è occupato dalla prestigiosa cantina dei vini della Tenuta, il
 Caveau Masseto. Qui, in condizioni perfette, sono conservate bottiglie 
di ogni annata dal 1986, ciascuna sorretta dalla propria ‘culla’ in 
acciaio inox. Non c’è modo migliore per illustrare concretamente la 
storia dell’azienda. L’annata 2018 è stata la prima a essere vinificata 
in questa cantina, dalla nuova enologa di Masseto, Eleonora Marconi.
Il
 Masseto, frutto dell’eponima collina della costa toscana, a poca 
distanza da Bolgheri, è un vino nato quasi per caso. Il potenziale del 
pendio su cui oggi
 sorge la vigna si intuì solo negli anni Ottanta, quando, a dispetto di 
ogni pronostico, consiglio e tradizione locale, vennero impiantate le 
prime viti. Quel coraggio è stato ripagato. L’argilla blu, le fresche 
brezze costiere e l’ottima rifrazione della luce garantita dal Mar 
Tirreno contribuiscono all’intrigante mix di potenza, eleganza e 
complessità che contraddistingue il vino della Tenuta. Il Masseto è 
stato acclamato a livello internazionale fin dalla sua nascita nel 1986.
 La Tenuta è controllata dalla famiglia Frescobaldi.

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