Centrale nel suo lavoro è l’osservazione del cielo: un gesto antico e universale che Devasher indaga sia dal punto di vista scientifico – attraverso strumenti e dati – sia come esperienza culturale e filosofica, secondo una prospettiva radicata nella tradizione indiana. Per realizzare le sue opere l’artista collabora con astronomi, fisici, osservatori internazionali e istituzioni scientifiche dove svolge anche residenze artistiche – le ultime nel 2023 al CERN di Ginevra, l’organizzazione europea per la ricerca nucleare, e all’International Centre for Theoretical Sciences (ICTS-TIFR) a Bangalore. Devasher non si interessa solo allo sguardo rivolto verso il cielo: è affascinata dalle narrazioni, dalle storie delle persone la cui vita è stata trasformata dal cielo stellato – anche attraverso più generazioni – oltre che dalle forme e le modalità di interazione che scaturiscono dalle loro osservazioni, dalle tecnologie e dagli strumenti utilizzati, dalle ideologie e dai miti che plasmano osservazioni e percezioni. Questa lunga ricerca, insieme ai temi e alle domande che la animano, confluisce nella mostra Borrowed Light, che mette in primo piano il suo impegno di lunga durata nel campo dell’astronomia, dove la luce svolge un ruolo fondamentale non solo come fenomeno fisico ma come una vera e propria traccia visibile del tempo che scorre. Non a caso il titolo prende spunto da un termine architettonico che indica la luce riflessa, o “presa in prestito”, da uno spazio adiacente per illuminare un ambiente altrimenti buio. Questa immagine diventa il punto di partenza per riflettere su alcuni temi centrali del lavoro dell’artista come l’impermanenza, la luce e il tempo, ma anche sulla conoscenza: su ciò che arriva a noi per riflesso da altre culture, epoche o strumenti. Borrowed Light evoca anche una riflessione più ampia sulla prospettiva da cui osserviamo il cielo: ogni osservazione è situata, condizionata dal contesto geografico, culturale, linguistico e ideologico di chi guarda. Per introdurre il pubblico a queste tematiche di natura sia filosofica che scientifica, il progetto espositivo si apre con una selezione di letture proposte da Devasher, accompagnate dall’ascolto dell’audio Reading the stars. Questo momento iniziale invita a immergersi nel pensiero dell’artista e offre una chiave d’accesso per l’intero percorso espositivo, che comprende installazioni video e opere a parete realizzate su carta e lastra di rame. L’allestimento è pensato per evocare lo spazio cosmico all’interno degli ambienti di MUDEC Photo: pareti scure e luce attenuata richiamano l’oscurità dell’universo, mentre un intervento murale site-specific collega visivamente le opere tra loro creando una sorta di costellazione visiva. |
Rohini Devasher, One Hundred Thousand Suns, 2023 PalaisPopulaire - Berlino (installation view) © Courtesy l’artista e Gallery Wendi Norris, San Francisco Photo: Mathias Schormann |
Al centro della mostra si trova l’installazione video One Hundred Thousand Suns del 2023, un’opera a quattro canali che si basa su oltre 150.000 immagini solari catturate in un secolo all’Osservatorio Solare di Kodaikanal, in India. Utilizzando materiali d’archivio, immagini NASA e dati personali, questo lavoro traccia l’evoluzione dell’osservazione solare, dalle prime macchie solari disegnate a mano su carta, alla fotografia su lastre di vetro e ai dataset dell’era spaziale, fino alle collezioni di dati raccolti dall’artista stessa. L’opera mette in evidenza come il luogo, l’osservatore e i metodi di osservazione e raccolta possano generare molteplici interpretazioni del tempo, dei dati e della verità, mostrando inoltre come gli esseri umani abbiano impiegato strumenti in continua evoluzione per raccogliere e conservare dati astronomici – dall’osservazione visiva diretta a sofisticate tecnologie digitali. Borrowed Light è così un “viaggio tra le stelle” che invita a riflettere sulla nostra connessione con i cieli e con ciò che si trova oltre, per immaginare un futuro comune fondato su solidarietà ed empatia. Non solo un’indagine sul cosmo, ma anche un’occasione per riscoprire l’osservazione come strumento collettivo e culturale, capace di ampliare i nostri orizzonti e cambiare la percezione del mondo, che si tratti di un’eclissi solare o del più piccolo filo d’erba. Grazie alla collaborazione con Deutsche Bank per il progetto “Artist of the Year”, il MUDEC conferma ulteriormente il suo ruolo di spazio votato alla sperimentazione e ai linguaggi più innovativi, dove il pensiero e le pratiche di artisti tra i più importanti della scena contemporanea - come ad esempio La Chola Poblete, Maxwell Alexandre, Conny Maier, Zhang Xu Zhan e LuYang - hanno trovato massima espressione. Nel corso degli anni Deutsche Bank ha assegnato il premio “Artist of the Year” a Wangechi Mutu (2010), Yto Barrada (2011), Roman Ondàk (2012), Imran Qureshi (2013), Victor Man (2014), Koki Tanaka (2015), Basim Magdy (2016), Kemang Wa Lehulere (2017), Caline Aoun (2018-2019), Maxwell Alexandre, Conny Maier e Zhang Xu Zhan (biennio 2020 – 2021), Lu Yang (2022), La Chola Poblete (2023) e Rohini Devasher (2024). Per il 2025 l’“Artist of the Year” è Charmaine Poh. |
Rohini Devasher © Rohini Devasher |
Rohini Devasher Nata nel 1978 a Nuova Delhi in India, Rohini Devasher mappa le complessità dell'ecologia, della cosmologia e della tecnologia lavorando con video, pittura, incisioni, disegni, installazioni e altri media. Le basi teoriche del suo lavoro attingono dalla storia della scienza, dalla filosofia, dalla narrativa speculativa e dall'eco-horror. I suoi lavori sono stati esposti di recente, tra gli altri, al Dr. Bhau Daji Lad Museum di Mumbai (mostra personale, 2024), al PalaisPopulaire di Berlino (mostra personale, 2024-25), alla Minnesota Street Project Foundation di San Francisco (mostra personale, 2024), alla Galleria Wendi Norris di San Francisco (mostra personale, 2024), alla Kunsthalle di Berna (2024), al Museum Catharijneconvent di Utrecht (2024), al Tai Kwun Contemporary di Hong Kong (2023), alla Biennale Internazionale d’Arte di Macao (2023), al Collegium Helveticum di Zurigo (2023), alla Warehouse 421 di Abu Dhabi (2023), al Rubin Museum of Art di New York (2021-2022), al Sea Art Festival di Busan (2021), all’Accademia di Belle Arti di Vienna (2021), al Kunst Leuven City Festival di Lovanio (2021), alla 14° Biennale di Sharjah degli Emirati Arabi (2019), alla Kaserne Basel (2019), al Museu d’Art Contemporani de Barcelona (2018), alla settima Biennale Internazionale di Arte Contemporanea di Mosca (2018); allo Spencer Museum of Art a Lawrence, in Kansas (2018). Nel 2023, Devasher è stata premiata con una doppia residenza al CERN (l’organizzazione europea per la ricerca nucleare) a Ginevra, in Svizzera e all’International Centre for Theoretical Sciences (ICTS-TIFR) a Bangalore, in India, nell’ambito di Connect India, una collaborazione tra Arts at CERN e lo Swiss Arts Council Pro Helvetia. Nel 2024 ha ricevuto il Pro Helvetia Co-Creation Grant, grazie al quale continuerà la sua ricerca presso entrambe le istituzioni nel 2025. Rohini Devasher ha conseguito un Bachelor of Fine Arts in pittura presso il New Delhi’s College of Art e un Master of Fine Arts in incisione della Winchester School of Art nel Regno Unito. È co-rappresentata dalle gallerie Wendi Norris di San Francisco, in California e Project 88 di Mumbai, in India. |
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