a cura di Gabi Scardi
10 aprile – 29 giugno 2018
Preview stampa: 9 aprile ore 11.00
Opening: 9 aprile 2018 ore 18.30
Fondazione Adolfo Pini – Corso Garibaldi 2, Milano
Dal 10 aprile al 29 giugno 2018 la Fondazione Adolfo Pini presenta - durante la Milano Art Week in concomitanza con miart - la mostra Labyrinth, un progetto site-specific realizzato dall’artista Jimmie Durham, a cura di Gabi Scardi.
Jimmie Durham
è una delle maggiori personalità artistiche del presente.
Intellettuale, saggista e poeta, oltre che artista visivo, dagli anni
Sessanta il suo lavoro evidenzia il sistema di convenzioni all’interno
delle quali viviamo; convenzioni che riguardano le idee, i
comportamenti, la storia e le sue interpretazioni. Metterle in
discussione significa aprirsi al dubbio, evidenziare la sfaccettatura
della realtà, lasciare emergere una molteplicità di visioni
possibili.
Le sue opere consistono, in molti casi, in arrangiamenti di materiali naturali o industriali, innestati gli uni sugli altri;
materiali che normalmente sfuggono all’attenzione o risultano troppo al
di sotto di ogni valore per essere classificati; queste opere
equivalgono dunque a commenti sulla natura delle cose e sul loro valore.
In altri casi le installazioni si compongono di oggetti trovati o
creati: oggetti che sono concentrati di quotidianità, che narrano
storie, e ci dicono chi siamo. Alla base della sua pratica c’è infatti
la volontà di restituire alle cose la possibilità di presentarsi nella propria essenza; di decostruire le sovrastrutture che le circondano, e con esse i concetti cardine della civiltà del consumo.
In questa logica si inserisce l’attenzione che l’artista dedica al tema dell’architettura,
elemento da sempre centrale nella sua poetica. Dell’architettura, nel
corso degli anni, Durham ha voluto scardinare l’assertività, la
monumentalità. L’oggetto della sua critica è il senso di stabilità, che
rende l’individuo certo e perentorio e lo sottrae al dubbio
imbrigliandone l’attitudine critica.
Per la Fondazione Adolfo Pini l’artista crea un nuovo progetto, appositamente concepito, lavorando sullo spazio esistente e sulle sue strutture. In particolare, Durham porta all’esterno ciò che normalmente è “dentro” il corpo dell’architettura;
rende visibili i materiali che lo compongono, rivela ciò che sta sotto
il rivestimento: i “visceri”, le “interiora”; il rimosso; Innards,
appunto. Per estensione, l’artista affronta così la questione di ciò a
cui si dà spazio o ciò che si cela; di ciò che si dice o si omette. Al
progetto abbina un video del 1994, The Man Who Had A Beautiful House,
legato a un’idea di abitare che viene prima, e va al di là delle pareti
di un edificio. Nello spazio rifinito ma carico di passato della
Fondazione, attraverso il tema dell’architettura, l’artista si confronta
una volta di più, con l’idea del costrutto sociale e culturale e con le
strutture, con le convenzioni, con le categorie che l’accompagnano.
Dopo aver presentato i primi tre progetti site specific, The Missing Link di Michele Gabriele, Materia prima di Lucia Leuci e Memory as Resistance di Nasan Tur,
con questa nuova mostra la Fondazione Adolfo Pini prosegue pertanto il
proprio percorso dedicato all’arte contemporanea, sotto la guida di Adrian Paci, con l’obiettivo di porsi quale luogo di incontro e valorizzazione della scena dell’arte giovanile nazionale e internazionale a Milano.
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