Orari della mostra fino al 15 luglio 2018 (ingresso gratuito)
dal mercoledì al venerdì 17.00-22.00
sabato e domenica 11.00-19.00
Visite guidate e in altri giorni/orari su prenotazione - con possibilità di visitare i Laboratori di restauro di Open Care.
dal mercoledì al venerdì 17.00-22.00
sabato e domenica 11.00-19.00
Visite guidate e in altri giorni/orari su prenotazione - con possibilità di visitare i Laboratori di restauro di Open Care.
Fino al 15 luglio 2018 è possibile visitare la mostra The Szechwan Tale. China, Theater and History (Cina, Teatro e Storia), a cura di Marco Scotini, che si rivolge al contesto cinese, proseguendo la linea d’indagine tracciata con le mostre Non-Aligned Modernity, dedicata all’arte dell’Est Europa, e Il Cacciatore Bianco / The White Hunter, sull’arte africana.
Le installazioni della mostra invitano il pubblico alla partecipazione attiva, a mascherarsi per diventare gli attori della mostra: entrando ci si trova in una sorta di backstage o guardaroba di abiti tradizionali cinesi da indossare (l’opera di Michelangelo Pistoletto, Memory Wardrobe, 1968-2017) per poi incontrare pezzi di stage vuoti e da assemblare tra loro, su cui poter salire e esibirsi (l’opera di Céline Condorelli Theatrical Pieces, 2017). I rari materiali documentali sul teatro dell’opera di Pechino e su Bertolt Brecht, con le foto dell’Archivio del Piccolo Teatro, e le molte videoinstallazioni in mostra invitano anch’esse gli spettatori ad immergersi in una serie di storie e ricerche diverse, che delineano un quadro di relazioni tra Oriente e Occidente attraverso i grandi temi del Teatro e della Storia. La mostra è infatti concepita come un meta-teatro in cui più di trenta di artisti internazionali, cinesi e sichuanesi forniscono una decostruzione degli strumenti della macchina teatrale – il pubblico, il sipario, l’attore, i costumi e la scenografia, il testo e la musica – come metafora di altrettanti fenomeni sociali e del loro carattere storico.
Le installazioni della mostra invitano il pubblico alla partecipazione attiva, a mascherarsi per diventare gli attori della mostra: entrando ci si trova in una sorta di backstage o guardaroba di abiti tradizionali cinesi da indossare (l’opera di Michelangelo Pistoletto, Memory Wardrobe, 1968-2017) per poi incontrare pezzi di stage vuoti e da assemblare tra loro, su cui poter salire e esibirsi (l’opera di Céline Condorelli Theatrical Pieces, 2017). I rari materiali documentali sul teatro dell’opera di Pechino e su Bertolt Brecht, con le foto dell’Archivio del Piccolo Teatro, e le molte videoinstallazioni in mostra invitano anch’esse gli spettatori ad immergersi in una serie di storie e ricerche diverse, che delineano un quadro di relazioni tra Oriente e Occidente attraverso i grandi temi del Teatro e della Storia. La mostra è infatti concepita come un meta-teatro in cui più di trenta di artisti internazionali, cinesi e sichuanesi forniscono una decostruzione degli strumenti della macchina teatrale – il pubblico, il sipario, l’attore, i costumi e la scenografia, il testo e la musica – come metafora di altrettanti fenomeni sociali e del loro carattere storico.
Artisti in mostra: Cao
Fei, Cornelius Cardew, Chen Zhen, Chia-Wei Hsu, Céline Condorelli,
Peter Friedl, Yervant Gianikian & Angela Ricci Lucchi, Piero
Gilardi, Dan Graham, Joris Ivens, Jia Zhangke, Joan Jonas, William
Kentridge, Lin Yilin, Liu Ding, Mao Tongqiang, Rithy Panh, Michelangelo
Pistoletto, Lisl Ponger, Qiu Zhijie, Pedro Reyes, Santiago Sierra, Sun
Xun, Marko Tadić, Ulla von Brandenburg, Clemens von Wedemeyer & Maya
Schweizer, Wei Minglun, Yang Yuanyuan, Zhang Huan, Zhuang Hui. Mei
Lanfang and the Russian Proletarian Theatre (Research Curator Andris
Brinkmanis).
E’ stato pubblicato il libro The Szechwan Tale, volume di 240 pagine a colori in doppia edizione italiana e inglese, edito da Archive Books
di Berlino, con testi di approfondimento sulla mostra e sugli artisti.
Alla presentazione, sabato 15 aprile, sono intervenuti, oltre al
curatore Marco Scotini, lo storico dell’arte cinese Lü Peng e l’artista e curatore cinese Liu Ding.
Nessun commento:
Posta un commento