partecipato ai diversi appuntamenti con i giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa, nella settimana dedicata alle Terre della Piave.
Ecco, di seguito, tratto da ViaggiArt.com,un profilo di Salgareda.
Salgareda è un comune di 6.611 abitanti della provincia di Treviso, in
Veneto.
Geografia fisica
Salgareda è situata al confine con la provincia di Venezia, ad
un'altezza di 8 m s.l.m. Confina, in terra trevigiana, con i comuni di
Ponte di Piave, Cessalto, Chiarano, San Biagio di Callalta e Zenson di
Piave e, in terra veneziana, con i comuni di Noventa di Piave e San Donà
di Piave.
Storia
Gonfo di
La storia
Salgareda è tra le località coinvolte nelle vicende che, tra
l'XI secolo e il XIII secolo, videro come protagonista la potente
famiglia degli Ezzelini. Il toponimo è citato nel computo delle molte
proprietà della casata, stilato dopo la sua sconfitta avvenuta nel 1260.
Il 20 luglio 1329 il territorio trevigiano, Salgareda compresa, passò
sotto il dominio della famiglia degli Scaligeri. In seguito alla pace
stipulata tra questa e Venezia, nel 1339 Salgareda e le sue frazioni
vennero assegnate alla podestaria di Oderzo.
Il secolo XVIII vede il paese di Salgareda diventare sempre più povero,
sotto la costante minaccia delle inondazioni del fiume Piave, dei
terremoti, delle carestie. Nel 1797 viene firmato un trattato secondo il
quale tutto il Veneto “cambia padrone” e passa sotto il dominio
austriaco. Anche Salgareda conosce la dominazione austriaca e il periodo
prerivoluzionario (1797 – 1805) durante il quale viene istituito il
“governo aulico trevigiano”. Nel novembre 1917, trovandosi a ridosso del
fiume Piave, il paese viene occupato dall'esercito Austro-Ungarico: la
70ª Divisione Honvéd si trincea lungo le rive del Piave e per un anno
intero Salgareda sarà teatro di furiose battaglie tra esercito occupante
ed esercito Italiano sull'altra sponda. Salgareda vive il suo momento
più tragico durante la Battaglia del Solstizio del giugno 1918, quando
l'esercito Austro-Ungarico, nel tentativo di oltrepassare il Piave,
peraltro riuscito in diversi punti, lascerà sul campo migliaia di morti e
feriti. Solo il 30 ottobre 1918 la III Armata dell'esercito Italiano,
comandata dal Duca D'Aosta, con l'appoggio di una divisione fatta
passare attraverso i ponti della X Armata e spinta verso sud, lungo il
Piave, passerà il fiume a Salgareda e libererà il paese. Oltre 3000
prigionieri furono catturati in quella giornata nella parte meridionale
del Piave. Nulla o poco è rimasto del vecchio centro abitato. La
bellissima chiesa del XVI secolo costruita a ridosso dell'argine del
fiume e che conteneva tra l'altro una pala di Palma il Giovane ed una
attribuita al Tiepolo, è rasa al suolo. Anche l'ottocentesca Villa
Rebecca sarà distrutta e rimarrà miracolosamente in piedi soltanto
l'oratorio. Nel primo dopoguerra il paese sarà ricostruito a 1 km dal
fiume e durante la 2ª Guerra Mondiale Salgareda ospiterà il comando
tedesco Unter Alsmitters 3°. Negli anni sessanta il paese sarà terra di
emigrazione e solo con l'inizio degli anni settanta inizierà lo sviluppo
dei primi insediamenti industriali. Oggi Salgareda, paese a vocazione
viti-vinicola, con produzione di rinomati vini è anche centro molto noto
per la produzione di antine per mobili e prodotti per l'edilizia.
Monumenti e luoghi d'interesse
Chiesa parrocchiale di Salgareda: iniziata a costruire nel 1922, su
progetto degli architetti Alberto Alpago Novello, Ottavio Cabiati e
l'ing. Giovan Battista Schiratti e consacrata il 29 settembre 1937. Lo
stile architettonico è classicheggiante.
Chiesa di Campobernardo: edificata dopo che il primo conflitto mondiale
aveva determinato la distruzione della chiesa precedente. Lo stile
architettonico è romanico.
Chiesa di Campodipietra: ricostruita nel 1923, sfoggia tuttora la
facciata settecentesca rimasta intatta durante la prima guerra mondiale.
Oratorio di Candolè: costruito dalla nobile famiglia veneziana dei
Correr nel 1536, fu dedicato alla Vergine Assunta. Essendo l'Assunta
anche patrona della chiesa arcipretale, nel 1837, il vescovo di Treviso,
Sebastiano Soldati, tolse la titolarità primigenia dedicando l'oratorio
alla Natività di Maria, fu così rimossa dall'altare maggiore la pala
che rappresentava l'Assunta e sostituita con l'attuale che raffigura,
appunto, la Natività della Vergine. L'unico segno distintivo
dell'originaria titolarità è rimasto scolpito sull'architrave in pietra
esterno della porta d'ingresso e ancora leggibile: "Templa Dei supplex –
Assumptae et Virginis aras ingredere – ast opus his sis – memor esse
fide" [entra implorante nel tempio di Dio – nella casa dell'Assunta e
Vergine – ricordati che qui necessita la fede]. L'oratorio è stato
restaurato nell'ultimo decennio del secolo scorso. Durante i lavori di
restauro sono emersi i fregi dei Correr, delle decorazioni seicentesche e
le croci di consacrazione. La pala dell'altare intitolata alla
"Natività di Maria", è opera del bellunese Giuseppe Zais.
Oratorio di Sant'Antonio in via Chiodo: L'edificio risale ai primi
decenni del Settecento; Fatto erigere dalla famiglia patrizia veneziana
Grassi, ospitava un altare barocco e tre simulacri di marmo di Carrara:
Sant'Antonio di Padova, San Pietro d'Alcantara e San Francesco di Paola.
Su una parete laterale era collocata la statua di San Valentino, di
fattura ottocentesca, in pietra tenera di Vicenza e mutilata delle mani e
del capo da un bombardamento durante la Prima Guerra Mondiale. Nella
parete opposta era ospitata la statua lignea di Santa Maria Maddalena
trafugata durante l'occupazione austriaca del 1917/1918. Oggi, di
proprietà comunale, versa in completo stato di abbandono e le quattro
statue sono collocate provvisoriamente nella parrocchiale (Sant'Antonio)
e nell'oratorio di Candolé, quelle degli altri tre santi precitati.
Percorso ciclo pedonale lungo il fiume Piave: inaugurato nel luglio
2007, il tracciato ripercorre l'antico sentiero utilizzato dai barcaioli
che trainavano con i muli i barconi carichi di ghiaia. Il sentiero è
stato recuperato grazie all'iniziativa del Comune e della Provincia che
hanno appoggiato l'iniziativa della locale squadra di mountain-bike Bike
Tribe. Si corre seguendo il fiume, tra boschi secolari, prati e
vigneti. A sud del tracciato è previsto il collegamento con il sentiero
in comune di Noventa di Piave (VE) che conduce fino alla foce del fiume a
Cortellazzo, in comune di Jesolo (VE). Il percorso rientra nel progetto
Alpe-Adria mtb trail che collegherà Monaco di Baviera a Venezia.
Casa delle Fate di Goffredo Parise, l'ultima dimora di uno dei più
grandi scrittori Italiani del Novecento che, a Salgareda, sul Gonfo del
Piave, trascorse gli anni più proficui e scrisse la sua opera più famosa
"I Sillabari". La casa, posta a ridosso del percorso ciclabile per
mountain-bike è visitabile su richiesta ed è sede di importanti eventi
culturali.
Villa Rebecca e Oratorio della Beata Vergine della Salute. La villa,
costruita dalla famiglia Rebecca nella seconda metà dell'Ottocento in
linea con l'oratorio tuttora esistente, fu demolita dalle artiglierie
italiane durante il I conflitto mondiale. Quella attuale, costruita più
all'interno rispetto alla strada, fu realizzata in due momenti:
all'inizio degli Anni Venti, la parte est, mentre la parte Ovest alla
fine degli Anni Trenta. L'oratorio, invece, d'aspetto Art-Decò, fu
costruito nel 1907 e rappresenta uno dei rarissimi esemplari di edifici
sacri con questo stile, essenzialmente impiegato negli edifici civili.
Anch'esso lesionato dalla Grande Guerra, fu restaurato e riaperto al
culto il 21 novembre del 1938 (festa della Madonna della Salute). Un
ultimo radicale restauro fu effettuano nel 2007 ad opera della nuova
proprietà, la ditta Boccato-Bonotto, alla quale appartiene anche
l'adiacente barchessa. La villa, invece, durante gli anni 2008-2009,
dopo l'acquisizione da parte dell'Amministrazione Comunale, è stata
oggetto di un restauro totale e ben riuscito sotto l'aspetto filologico.
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