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sabato 21 aprile 2018

Salgareda nelle iniziative di informazione di Borghi d'Europa

Carmela Polinedrio,Assessore al Turismo e alle Attività produttive del Comune di Salgareda,ha
partecipato ai diversi appuntamenti con i giornalisti e i comunicatori di Borghi d'Europa, nella settimana dedicata alle Terre della Piave.
Ecco, di seguito, tratto da ViaggiArt.com,un profilo di Salgareda.

Salgareda è un comune di 6.611 abitanti della provincia di Treviso, in Veneto. 
Geografia fisica 
Salgareda è situata al confine con la provincia di Venezia, ad un'altezza di 8 m s.l.m. Confina, in terra trevigiana, con i comuni di Ponte di Piave, Cessalto, Chiarano, San Biagio di Callalta e Zenson di Piave e, in terra veneziana, con i comuni di Noventa di Piave e San Donà di Piave. Storia Gonfo di 
La storia
Salgareda è tra le località coinvolte nelle vicende che, tra l'XI secolo e il XIII secolo, videro come protagonista la potente famiglia degli Ezzelini. Il toponimo è citato nel computo delle molte proprietà della casata, stilato dopo la sua sconfitta avvenuta nel 1260. Il 20 luglio 1329 il territorio trevigiano, Salgareda compresa, passò sotto il dominio della famiglia degli Scaligeri. In seguito alla pace stipulata tra questa e Venezia, nel 1339 Salgareda e le sue frazioni vennero assegnate alla podestaria di Oderzo. Il secolo XVIII vede il paese di Salgareda diventare sempre più povero, sotto la costante minaccia delle inondazioni del fiume Piave, dei terremoti, delle carestie. Nel 1797 viene firmato un trattato secondo il quale tutto il Veneto “cambia padrone” e passa sotto il dominio austriaco. Anche Salgareda conosce la dominazione austriaca e il periodo prerivoluzionario (1797 – 1805) durante il quale viene istituito il “governo aulico trevigiano”. Nel novembre 1917, trovandosi a ridosso del fiume Piave, il paese viene occupato dall'esercito Austro-Ungarico: la 70ª Divisione Honvéd si trincea lungo le rive del Piave e per un anno intero Salgareda sarà teatro di furiose battaglie tra esercito occupante ed esercito Italiano sull'altra sponda. Salgareda vive il suo momento più tragico durante la Battaglia del Solstizio del giugno 1918, quando l'esercito Austro-Ungarico, nel tentativo di oltrepassare il Piave, peraltro riuscito in diversi punti, lascerà sul campo migliaia di morti e feriti. Solo il 30 ottobre 1918 la III Armata dell'esercito Italiano, comandata dal Duca D'Aosta, con l'appoggio di una divisione fatta passare attraverso i ponti della X Armata e spinta verso sud, lungo il Piave, passerà il fiume a Salgareda e libererà il paese. Oltre 3000 prigionieri furono catturati in quella giornata nella parte meridionale del Piave. Nulla o poco è rimasto del vecchio centro abitato. La bellissima chiesa del XVI secolo costruita a ridosso dell'argine del fiume e che conteneva tra l'altro una pala di Palma il Giovane ed una attribuita al Tiepolo, è rasa al suolo. Anche l'ottocentesca Villa Rebecca sarà distrutta e rimarrà miracolosamente in piedi soltanto l'oratorio. Nel primo dopoguerra il paese sarà ricostruito a 1 km dal fiume e durante la 2ª Guerra Mondiale Salgareda ospiterà il comando tedesco Unter Alsmitters 3°. Negli anni sessanta il paese sarà terra di emigrazione e solo con l'inizio degli anni settanta inizierà lo sviluppo dei primi insediamenti industriali. Oggi Salgareda, paese a vocazione viti-vinicola, con produzione di rinomati vini è anche centro molto noto per la produzione di antine per mobili e prodotti per l'edilizia. 
Monumenti e luoghi d'interesse 
Chiesa parrocchiale di Salgareda: iniziata a costruire nel 1922, su progetto degli architetti Alberto Alpago Novello, Ottavio Cabiati e l'ing. Giovan Battista Schiratti e consacrata il 29 settembre 1937. Lo stile architettonico è classicheggiante. 
Chiesa di Campobernardo: edificata dopo che il primo conflitto mondiale aveva determinato la distruzione della chiesa precedente. Lo stile architettonico è romanico. 
Chiesa di Campodipietra: ricostruita nel 1923, sfoggia tuttora la facciata settecentesca rimasta intatta durante la prima guerra mondiale. 
Oratorio di Candolè: costruito dalla nobile famiglia veneziana dei Correr nel 1536, fu dedicato alla Vergine Assunta. Essendo l'Assunta anche patrona della chiesa arcipretale, nel 1837, il vescovo di Treviso, Sebastiano Soldati, tolse la titolarità primigenia dedicando l'oratorio alla Natività di Maria, fu così rimossa dall'altare maggiore la pala che rappresentava l'Assunta e sostituita con l'attuale che raffigura, appunto, la Natività della Vergine. L'unico segno distintivo dell'originaria titolarità è rimasto scolpito sull'architrave in pietra esterno della porta d'ingresso e ancora leggibile: "Templa Dei supplex – Assumptae et Virginis aras ingredere – ast opus his sis – memor esse fide" [entra implorante nel tempio di Dio – nella casa dell'Assunta e Vergine – ricordati che qui necessita la fede]. L'oratorio è stato restaurato nell'ultimo decennio del secolo scorso. Durante i lavori di restauro sono emersi i fregi dei Correr, delle decorazioni seicentesche e le croci di consacrazione. La pala dell'altare intitolata alla "Natività di Maria", è opera del bellunese Giuseppe Zais. 
Oratorio di Sant'Antonio in via Chiodo: L'edificio risale ai primi decenni del Settecento; Fatto erigere dalla famiglia patrizia veneziana Grassi, ospitava un altare barocco e tre simulacri di marmo di Carrara: Sant'Antonio di Padova, San Pietro d'Alcantara e San Francesco di Paola. Su una parete laterale era collocata la statua di San Valentino, di fattura ottocentesca, in pietra tenera di Vicenza e mutilata delle mani e del capo da un bombardamento durante la Prima Guerra Mondiale. Nella parete opposta era ospitata la statua lignea di Santa Maria Maddalena trafugata durante l'occupazione austriaca del 1917/1918. Oggi, di proprietà comunale, versa in completo stato di abbandono e le quattro statue sono collocate provvisoriamente nella parrocchiale (Sant'Antonio) e nell'oratorio di Candolé, quelle degli altri tre santi precitati. 
Percorso ciclo pedonale lungo il fiume Piave: inaugurato nel luglio 2007, il tracciato ripercorre l'antico sentiero utilizzato dai barcaioli che trainavano con i muli i barconi carichi di ghiaia. Il sentiero è stato recuperato grazie all'iniziativa del Comune e della Provincia che hanno appoggiato l'iniziativa della locale squadra di mountain-bike Bike Tribe. Si corre seguendo il fiume, tra boschi secolari, prati e vigneti. A sud del tracciato è previsto il collegamento con il sentiero in comune di Noventa di Piave (VE) che conduce fino alla foce del fiume a Cortellazzo, in comune di Jesolo (VE). Il percorso rientra nel progetto Alpe-Adria mtb trail che collegherà Monaco di Baviera a Venezia. 
Casa delle Fate di Goffredo Parise, l'ultima dimora di uno dei più grandi scrittori Italiani del Novecento che, a Salgareda, sul Gonfo del Piave, trascorse gli anni più proficui e scrisse la sua opera più famosa "I Sillabari". La casa, posta a ridosso del percorso ciclabile per mountain-bike è visitabile su richiesta ed è sede di importanti eventi culturali. 
Villa Rebecca e Oratorio della Beata Vergine della Salute. La villa, costruita dalla famiglia Rebecca nella seconda metà dell'Ottocento in linea con l'oratorio tuttora esistente, fu demolita dalle artiglierie italiane durante il I conflitto mondiale. Quella attuale, costruita più all'interno rispetto alla strada, fu realizzata in due momenti: all'inizio degli Anni Venti, la parte est, mentre la parte Ovest alla fine degli Anni Trenta. L'oratorio, invece, d'aspetto Art-Decò, fu costruito nel 1907 e rappresenta uno dei rarissimi esemplari di edifici sacri con questo stile, essenzialmente impiegato negli edifici civili. Anch'esso lesionato dalla Grande Guerra, fu restaurato e riaperto al culto il 21 novembre del 1938 (festa della Madonna della Salute). Un ultimo radicale restauro fu effettuano nel 2007 ad opera della nuova proprietà, la ditta Boccato-Bonotto, alla quale appartiene anche l'adiacente barchessa. La villa, invece, durante gli anni 2008-2009, dopo l'acquisizione da parte dell'Amministrazione Comunale, è stata oggetto di un restauro totale e ben riuscito sotto l'aspetto filologico.
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