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lunedì 11 dicembre 2017

Un matrimonio d’amore vino-cibo? Si impara


Di Luciana Rota da Le Pagine del Vino:



Quando ci arrivi alla terza parte del Corso che ti qualifica Sommelier della Fondazione Italiana, l’amore era già scoppiato da tempo, ma la passione si trasforma in qualcosa di più importante. Un matrimonio?  D'amore però. 
Potrebbe essere azzeccato il paragone. Del resto, il titolo del tuo testo del Corso – più che un testo di studio un’enciclopedia elegante – che ti introduce nel mondo dell’ abbinare il vino al cibo recita proprio così: Matrimonio d’Amore (Bibena editore, naturalmente).
Ci sono le tecniche, anche qui, per carità come sempre ci sono. E nozioni, informazioni, approfondimenti. Da studiare, selezionare, copiare e incollare nelle cartelle, catalogando bene i file e mettendo in ordine le parole chiave. Ma poi, come in tutte le unioni che si rispettino, ci sono da tenere bene in conto le emozioni e soprattutto i sentimenti. E anche un certo naso, fiuto, predisposizione, dì pure tu quello che vuoi. Ci vuole un po’ di talento, insomma, per fare tutto come si deve e alla fine, dopo tanta strada, essere una o un Sommelier capace anche di abbinare il vino al cibo. Andata e ritorno. E bene.
Se alla fine del percorso, l’ultima tappa importante di questa formazione, trovi lei sulla tua strada a guidarti e insegnarti, scoprirai che il talento a volte si trasmette. Proprio come quel modo di fare segreto di tua nonna con la pasta fatta in casa e il ripieno | sugo per i ravioli di carne, ops, per gli agnolotti. Ricetta della nonna. Punto. Con tanto di segreti. Punto esclamativo! La fai,  la sbagli, la rifai. E un giorno ti trovi anche tu, come lei un tempo (o quasi), a deliziare palati. Con un piatto che solo lei, solo tu sapete fare in quel modo lì…
Se alla fine del percorso ti insegna Mimma Coppola, che non è certo tua nonna quella degli agnolotti, ma una docente della Fondazione Italiana Sommelier che opera in Lombardia, e ti contagia con la sua passione ( tipica napoletana quella doc e ce l'ha anche nel nome ) per gli abbinamenti vino – cibo, beh, l’esperienza sarà completa e non la potrai più dimenticare.
Dice il Saggio (Franco Maria Ricci, anzi scrive nella prefazione del testo di cui sopra): Dopo aver studiato il Vino nella Sua qualità, nel discernere attraverso la degustazione il migliore e il meno buono, adesso occorre sapere come si abbina il Vino al Cibo.
È l’essenza della professione del Sommelier, quella di accostare al meglio un vino a un piatto. Non può esistere appassionato o grande intenditore che non si preoccupi al di sopra di ogni ragionevole turbamento, nel bene e nel male, di individuare un abbinamento perfetto. (...)  Il matrimonio d’amore tra i cibo il vino non è una scommessa, ma è fedeltà ad un concetto di straordinaria importanza: l’armonia.
Detto fatto. E ci vuole anche un po’ di esercizio, un po’ di esperienza come ti ha detto e ripetuto tante volte la tua Magister Mimma Coppola. Un po’ di occasioni da non perdere. Come quella di venerdì 15 dicembre 2017, a Milano, presso l’Hotel Principe di Savoia, quartier generale della Fondazione Italiana Sommelier in Lombardia, quando l’esercizio sarà speciale, didattico ma anche emozionale, perché l’abbinamento proposto congiungerà due lati estremi delle eccellenze made in Italy.
Il calore e la dolcezza dei vini di Calabria (Greco di Bianco) con alcune eccellenze del Nord senza dimenticare che siamo quasi a Natale e quindi, ci potrebbe stare anche una fetta di panettone da sposare con un calice di … Basta abbiamo detto già troppo. Proprio così – avverte Mimma Coppola che guiderà questa emozionante esperienza di abbinamenti -  diciamo che potrebbero esserci dei formaggi lombardi e fra questi un erborinato (off course), biscotti natalizi, panettone.
L’attenzione deve essere rivolta tutta ad un evento di degustazione che accende le luci (di queste feste!) su un vino unico e raro. La linea guida è abbinare un formaggio stagionato, un erborinato, un dolce secco e il panettone… Tutti possibili abbinamenti sulla carta ma… originali per l’accostamento anzi la rotta insolita che unisce la Calabri a alla Lombardia. Riusciranno queste due realtà così diverse a comporsi armonicamente nell’assaggio? È una scommessa giocosa che cercherà di coinvolgere attivamente i partecipanti.
Un’emozione del gusto, dunque,  tra mito e dolcezza, dove il passito di Calabria incontra le eccellenze lombarde.
Protagonista il vino più antico d’Italia, il Greco di Bianco, le cui origini sfumano nella leggenda che lo ricorda come nettare così potente da cambiare gli esiti di una battaglia, attribuendogli da sempre virtù afrodisiache e terapeutiche. L’omonimo vitigno, portato sulle coste calabre dagli antichi greci, ha qui trovato un habitat ideale, cullato dal vento e baciato dal sole che asciuga i suoi grappoli posti ad appassire su graticci di canne.
Storia, tradizione, terroir e la sapiente mano dell’uomo hanno creato nei corso dei secoli un prodotto unico e raro, da centellinare nelle occasioni più prestigiose. E poi queste sfavillanti gemme enologiche attraverso la degustazione di etichette da collezione ti accompagneranno dolcemente alla più tradizionale delle ricorrenze, svelando incomparabili profumi di festa, resi ancora più seducenti dagli abbinamenti proposti, nei quali l’avvolgenza del vino troverà perfetto contraltare sia con i formaggi lombardi sia con il più classico panettone.

V. notizia anche al seguente link:

https://www.lepaginedelvino.it/5817/un-matrimonio-d-amore-vino-cibo-si-impara/

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