Dall’11 al 13 novembre 2017
Mi.Co – Milano Congressi
Livello 1,
stand W74
L’Aglianico del Vulture Doc 2013 - Quarta Generazione di Giovanna
Paternoster tra i protagonisti di Golosaria Milano 2017, la rassegna di
cultura e gusto che dall’ 11 al 13
novembre torna ad occupare gli spazi del Mi.Co per tre giornate all’insegna dell'eccellenza "made in Italy".
Quarta Generazione è quest’anno
l’unica azienda a rappresentare la Basilicata e tra
le migliori cantine italiane del Golosario che domenica 12 alle ore 11.00 saliranno sul palco di
Golosaria, nello spazio Agorà, per le premiazioni dei Top Hundred 2017, ovvero i 100 migliori vini d’Italia selezionati ogni
anno da Gatti e Massobrio.
Inoltre
un calendario ricco di appuntamenti con i grandi del vino che vede l’Aglianico
del Vulture Quarta Generazione tra i 5 vini protagonisti della Master Class “I Top Hundred
evergreen: tagli, blend e cuvèe” di domenica 12 novembre alle ore 15.30,
condotta da Marco Stano (wine expert e patron di Hic Enoteche Milano).
QUARTA
GENERAZIONE: TUTTA LA PASSIONE DEL VULTURE IN UNA GOCCIA ROSSO RUBINO
Tre
Ettari, un’annata.
Giovanna
ha 31 anni, possiede tre ettari di vigneto e alle spalle ha tre generazioni di enologi e produttori
lucani. Lei stessa, supportata dal padre enologo Sergio, coltiva,
cura e affina Quarta Generazione, un Aglianico del Vulture, del quale ad oggi è
stato imbottigliato soltanto il 2013. Quarta Generazione è il nome del vino ed
è il nome della giovanissima azienda che produce il vino simbolo della sua
regione, declinandolo con una grinta e una luminosità particolari: un vino che
rimane impresso, destinato a diventare vino da meditazione.
Il vigneto ha più di dieci anni ed è a
conduzione biologica certificata ICEA, Istituto per la Certificazione Etica Ambientale, per una
produzione annua di 20.000 bottiglie.
Da
Barile per l’Aglianico.
Anche
per Giovanna la passione nasce in vigna, assieme a suo nonno e a suo padre,
mentre osserva le tecniche di coltura che mettono a punto. Per gioco e per
passione della propria terra, impara da loro durante infinite passeggiate, a
conoscere il territorio e le uve. Così già da ragazzina impara a riconoscere
ogni collina del comune di Barile.
Siamo nella zona di Macarico tra due colate
laviche di un vulcano spento, il Monte Vulture. Un luogo in cui la forte escursione termica durante la notte dona
beneficio ai grappoli: di notte l’aria scende e rinfresca la vigna mantenendone
la giusta temperatura. I Vigneti selezionati sono esclusivamente ad acino
piccolo e grappolo spargolo a cono: gli acini piccoli concentrano al meglio
tutte le sostanze coloranti e aromatiche; il grappolo spargolo a cono
costituisce ulteriore garanzia della giusta umidità tra gli acini e proteggendo
il frutto dalle muffe. Durante le piogge inoltre l’acqua cade senza intaccarlo:
la vendemmia dell’Aglianico è tra le ultime ad essere effettuata.
Mani sapienti che sanno tradurre tutta
la Terra del Vulture in una bottiglia.
Producendo per ceppo e non per ettaro: il peso della pianta viene alleggerito fino a 1.5 kg,
salvaguardandola così sino alla vendemmia, a fine ottobre/inizio novembre. In
tal modo viene garantita la maturazione completa delle uve. Questo si traduce
in una duplicazione delle piante in vigna, se ne contano oggi circa 6.200 per
ettaro. Avendo meno spazio in
superficie, le radici sono costrette a svilupparsi in profondità penetrando nel
terreno vulcanico e acquisendo tutta la mineralità che contribuisce infine a
rendere l’Aglianico del Vulture firmato Quarta Generazione un vino espressivo
ancora per 10/15 anni.
Lasciando
che la radice si nutra in autonomia nel terreno vulcanico, senza l’utilizzo di
irrigazione esterna, si preferisce la pratica della pacciamatura, per
proteggere il terreno e far si che la giusta umidità venga sempre mantenuta
costante.
La
vinificazione.
La vendemmia viene effettuata a mano a fine ottobre/inizio novembre, ottenendo così un naturale
appassimento della bacca, e attraverso l’utilizzo di piccole cassette da 20 kg
per realizzare un’ulteriore selezione dei grappoli. Il clima temperato della
Lucania a fine ottobre permette di mantenere costanti e fresche le temperature
del grappolo dal vigneto alle vasche in cantina, evitando sbalzi termici che
potrebbero compromettere l’evoluzione del futuro vino.
I processi successivi alla vendemmia avvengono
in maniera tradizionale: l’uva viene portata in cantina dove
inizia il processo di vinificazione in piccoli contenitori a temperatura
controllata non superiore ai 25 gradi per un periodo di fermentazione che va
dai 15 ai 20 giorni circa, il tutto tramite un sapiente utilizzo del delestage.
La seconda fermentazione (o fermentazione malolattica) avviene in legno per
circa 30 giorni, al fine di ampliare la complessità e la morbidezza del
bouquet.
Finita
questa seconda fermentazione, il vino viene travasato e rimesso nel legno con
il suo feccino nobile per un anno durante il quale si effettuano batonnage
cadenzati al fine di conferire spessore e longevità al vino. Dopo un primo anno
di affinamento tra botti grandi da 50 hl e botti piccole nuove, si esegue
l’assemblaggio in acciaio per l’inverno e la “toilettatura” finale per la mise
en bouteille, dove resterà per altri sei mesi prima di arrivare sul mercato.
Il vino che si ottiene è un Aglianico del
Vulture 100% con tutte le sue tipicità, e qualcuna in più: un colore rosso rubino con riflessi violacei, un ampio bouquet
con sentori di frutta matura, sottobosco e moderatamente speziati. All’assaggio
risulta giustamente tannico, armonioso ed elegante…Poi si sente, forte e
tenace, l’energia e la passione.
Chi
sei Aglianico?
L’Aglianico
del Vulture nasce nel nord-ovest della Basilicata, in provincia di Potenza,
sulle pendici del Monte Vulture, su un suolo vulcanico che idrata la pianta dal
basso e conferisce al vino grande mineralità.
Quella
dell’Aglianico è tra le vendemmie più tardive in Italia: si tratta di uno dei
punti di forza di questo vino che contribuisce a fare di esso uno dei più
importanti rossi italiani per struttura e longevità. Ottenuto dal vitigno
autoctono, nel 1971 ottiene la denominazione di origine controllata (Doc) e nel
2010 la denominazione di origine controllata e garantita (Docg).
La
macchia sull’etichetta.
La
scrittura a mano comunica la lunga tradizione familiare legata al vino di una
pur giovane realtà del panorama vinicolo nazionale. Non vi è impresso alcuno
stemma: è il contenuto ad essere il
protagonista. A dimostrazione di questo, una goccia di acquarello rosso
simboleggia la forte personalità di questo vino, riconoscibile dal primo sorso
e dalla prima goccia: è una pennellata morbida che porta con sé tutte le
nuances tipiche del dna del vitigno.
Il retro etichetta racconta il territorio nel cuore del Sud
Italia, cercando di trasmettere al consumatore la straordinaria storia antica
che va di pari passo ad una rinnovata passione.
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