Verona, 
27 novembre 2017. La 
produzione di latte in Europa torna a salire. Lo rileva Clal.it, portale di 
riferimento per il settore, che a Fieragricola parteciperà al Milk Day del 2 
febbraio 2018, giornata dedicata alla filiera lattiero casearia, una delle 
grandi novità della 113ª edizione della manifestazione internazionale di 
Verona.
«Consapevole 
che il dialogo fra gli operatori è fondamentale, così come una tempestiva 
analisi di tutti i fattori chiave del mercato – afferma Giovanni Mantovani, direttore generale 
di Veronafiere – Fieragricola organizzerà il Milk Day proprio per favorire una 
strategia di ampio respiro per la filiera, accompagnano l’avvicinamento 
dell’evento con informazioni e analisi di scenario».
Latte: 
consegne Ue-28 in aumento. 
Nel periodo gennaio-settembre di quest’anno le consegne nell’Ue-28 sono 
cresciute dello 0,49% su base tendenziale, arrivando a una produzione 
complessiva di 118.049.000 tonnellate. Di per sé, non sarebbe un aumento 
significativo, tuttavia, secondo il team di Clal.it, questo trend potrebbe 
lentamente innescare una flessione dei prezzi del latte alla stalla. Più decisa 
l’accelerazione italiana: 9.012.000 tonnellate nei primi nove mesi del 2017, il 
3% in più sullo stesso periodo dell’anno precedente. 
«Non 
possiamo ancora parlare di allarme – dichiarano gli analisti di Clal.it – ma è 
bene tenere monitorato l’andamento produttivo in tempo reale, per consentire ai 
produttori e alla filiera di gestire il mercato. Un surplus di materia prima, se 
non accompagnato a un incremento significativo dell’export, potrebbe appesantire 
la situazione comunitaria».
Dopo 
la grave crisi che ha caratterizzato il 2015 e i primi otto mesi del 2016 e ha 
portato alla chiusura di molte stalle in Europa, una nuova recessione dei 
listini rischierebbe di essere fatale per migliaia di allevamenti. «Oggi è tempo 
per gli allevatori di investire in sostenibilità e in nuove tecnologie, in grado 
di migliorare i bilanci aziendali e di rispondere alle esigenze del consumatore 
in chiave di ambiente, occupazione e custodia del territorio – prosegue il team 
di Clal -. Allo stesso tempo, i trasformatori e i consorzi, in particolari 
quelli che rappresentano i grandi formaggi Dop, devono concentrarsi per 
incrementare l’export e garantire la giusta marginalità alla filiera». 
La 
ripresa di Francia a Germania. 
In base ai dati elaborati da Clal.it, non si può minimizzare l’inversione di 
tendenza che hanno registrato Germania e Francia, i primi due Paesi europei in 
termini di volumi di latte. La Germania ha prodotto in settembre il 3,2% in più 
rispetto allo stesso mese del 2016, allungando la striscia positiva iniziata in 
agosto, col +0,9% su base tendenziale.
Anche 
la Francia a settembre ha registrato un aumento delle consegne di latte del 3,3% 
e, se tale tendenza si confermerà anche nei mesi successivi, qualche 
ripercussione in termini di deprezzamento dei listini si avrà anche in Italia, 
dal momento che i tre mercati sono fortemente 
interconnessi.
A 
livello europeo nel solo mese di settembre sono state prodotte 12.323.000 
tonnellate di latte, con un balzo in avanti del 3,5 per cento. Le esportazioni 
si riveleranno dunque fondamentali per evitare che la sovrapproduzione 
congestioni il mercato europeo.
Usa 
e Nuova Zelanda in crescita. 
Produzioni di latte in aumento anche negli Stati Uniti (73.654.000 tonnellate, 
+1,5% rispetto ai primi nove mesi del 2016), e, nell’emisfero Sud, in Nuova 
Zelanda (12.757.000 tons, +1,2% su base tendenziale).
Stock 
di SMP in aumento. 
Ad appesantire il quadro complessivo potrebbero essere anche le giacenze di 
mercato. I magazzini di stoccaggio comunitari della polvere di latte scremato 
(SMP) indicano una giacenza di 393.007 tonnellate, il 51,75% in più rispetto ai 
primi nove mesi del 2016.
Anche 
negli Usa gli stock sono cresciuti del 19,48%, raggiungendo le 126.498 
tonnellate fra gennaio e settembre di quest’anno.
Mondo 
allevatoriale preoccupato. 
La Commissione Europea non mostra segnali di allerta, ma non mancano voci 
preoccupate fra i rappresentanti dei produttori. Già nelle scorse settimane il 
portavoce dell’Associazione dei produttori di latte tedeschi (Bdm), Hans 
Foldenauer, aveva paventato sulla stampa un calo dei prezzi sulle borse merci, 
mettendo in guardia sul rischio di una nuova crisi di mercato. Basterà alla 
Germania un aumento delle esportazioni? E se fra i paesi destinatari 
conquistasse maggiore spazio l’Italia, come già avvenuto in passato per il latte 
alimentare, quali sarebbero le conseguenze per il nostro 
mercato?
Per 
ora le mercuriali sono abbastanza stabili. Le quotazioni del latte crudo spot 
del 13 novembre scorso sulla piazza di Verona hanno confermato i 42 € per 100 kg 
della settimana precedente, con un deprezzamento del 3,4% rispetto a 12 mesi fa. 
Lieve diminuzione (-0,59%) per il latte spot a Lodi, quotato 42,25 € per 100 
chili.
In 
Baviera il prezzo del latte crudo alla stalla è venduto a 37,93 € per 100 kg, il 
39,76% in più rispetto alle quotazioni di 12 mesi fa, ma non sufficiente a 
garantire la sostenibilità economica delle stalle, secondo l’associazione dei 
produttori di latte, che indica a 45 €/100 kg la soglia di 
equilibrio.
I 
produttori irlandesi sollecitano l’intervento dell’Unione europea. Gerald Quain, 
presidente del comitato lattiero caseario della Irish Creamery Milk Suppliers 
Association (ICMSA) afferma che il comparto auspica l’applicazione di un nuovo 
programma di riduzione volontaria delle produzioni di latte per l’anno 
prossimo.
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113th International Agricultural Technologies Show
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