MUDEC - Museo delle Culture
di Milano
21
novembre 2018 – 14 aprile 2019
Banksy, artista e writer
inglese la cui identità rimane tuttora
nascosta, è considerato uno dei maggiori esponenti della street
art contemporanea.
Le sue opere sono spesso connotate da uno sfondo satirico
e trattano argomenti universali come la politica,
la cultura e l'etica.
L’alone di mistero
che, per scelta e per necessità, si autoalimenta quando si parla della figura
di Banksy lo fa diventare un vero e proprio mito dei nostri tempi. La sua protesta visiva coinvolge un vastissimo
ed eterogeneo pubblico e ne fa uno degli artisti più amati dalle giovani
generazioni.
Sono già state
organizzate diverse mostre su Banksy presso gallerie d’arte e spazi espositivi,
ma mai un museo pubblico italiano ha
ospitato finora una sua monografica (se si eccettua quella organizzata
dall’artista stesso, come al Bristol Museum nel 2009). Il MUDEC-Museo delle
Culture di Milano per la prima volta ospita all’interno delle sue sale una retrospettiva
sull’artista inglese.
Sarà una mostra non autorizzata dall’artista,
come tutte quelle a lui dedicate prima d’ora, in quanto Banksy continua a
difendere il proprio anonimato e la propria indipendenza dal sistema.
“The Art of Banksy. A visual protest”, in mostra al MUDEC dal 21 novembre 2018, è un progetto
espositivo curato da Gianni Mercurio, che raccoglierà circa 80 lavori tra dipinti,
sculture, prints dell’artista inglese, corredati di oggetti, fotografie e
video, che racconteranno attraverso uno sguardo retrospettivo l’opera e il
pensiero di Banksy. Un percorso a suo modo accademico e insolito, ma coerente
con la mission di un museo come il MUDEC, ovvero quella di fornire a ogni
fascia di pubblico le chiavi di lettura per comprendere (e apprezzare) le
culture del mondo e i grandi temi della contemporaneità attraverso tutte le
arti visive, performative e sonore.
Promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24
ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, che
ne è anche il produttore, la mostra The
Art of Banksy. A Visual Protest, ideata da Madeinart, si articolerà attraverso
sezioni, che porteranno a una riflessione critica su quale sia (e quale potrà
essere) la collocazione di Banksy in un contesto più generale della storia
dell’arte contemporanea.
La mostra rientra inoltre
nel più ampio progetto scientifico concepito dal MUDEC “Geografie del futuro”, un racconto sul “sapere geografico”
inteso come rilevamento di territori e di culture e superamento dei confini, letto
attraverso la lente di diverse discipline di studio.
Il Museo delle Culture rifletterà insieme ai visitatori sul tema della
disciplina geografia, cercando di capire quali
tipi di “geografie” definiranno i confini della nostra conoscenza del mondo nel
futuro, in un mondo che riduce sempre più gli spazi grazie alla tecnologia,
e dove i luoghi e i non-luoghi da esplorare diventano sempre più complessi e
elusivi. In particolare, con Banksy la relazione con la geografia e il
paesaggio si connotano di tratti assolutamente “sociali”: la relazione con il paesaggio umano nel
quale Banksy si esprime, spesso in zone di conflitto, dove anche la politica e
le istituzioni faticano ad arrivare, l’attitudine sperimentale, la teoria della
“psicogeografia” di matrice
situazionista, secondo cui lo spazio di azione dell’artista è il territorio.
Ecco perché The
Art of Banksy. A Visual Protest, rientra come terza mostra – e nuova
frontiera della geografia - nel progetto
di “Geografie del futuro”.
LA MOSTRA
In linea con i principi di fruizione delle opere
dell’artista non sono presenti in mostra suoi lavori sottratti illegittimamente
da spazi pubblici, ma solo opere di collezionisti privati di provenienza
certificata.
Si illustrano i “movimenti”
che hanno utilizzato una forma di protesta visiva attraverso la fusione di
parole e immagini e con un’attitudine all’azione, a cui Banksy fa riferimento
esplicitamente per modalità espressive: dal movimento situazionista degli anni ’50 e ’60, con il quale Banksy
condivide l’attitudine sperimentale e l’attenzione sulle realtà urbane, alle forme di comunicazione ideate e praticate dall’Atelier Populaire, il collettivo di studenti che nel maggio
del 1968 diffuse attraverso centinaia di manifesti i temi della protesta sui
muri di Parigi; fino ad arrivare ai lavori dei writers e dei graffitisti di New York degli anni ’70 e ’80, multiculturali
e illegali per
vocazione e dal forte senso di appartenenza comunitaria. Come gli street artists della sua
generazione Banksy accentua il contenuto dei messaggi politici
e sociali in maniera esplicita, spostando il messaggio dalla forma al contenuto.
Questi aspetti emergeranno come fondanti dell’arte di Banksy nel corpus di opere presentate in mostra, che saranno suddivise per generi e temi, come
ad esempio l’idea e la pratica della serialità
e della riproducibilità dei
lavori riferiti a Warhol (tra i quali i ritratti di Kate Moss o le
serie “Tesco”, in cui utilizza il marchio della grande catena di distribuzione
britannica alla maniera di Campbell’s Soup) o del détournement, in cui Banksy interviene su copie di opere
esistenti e spesso universalmente conosciute, con l’inserimento però di alcuni
elementi stranianti che ne modificano il significato.
Attraverso la
lettura dei lavori saranno quindi illustrate le strategie, il senso e gli obiettivi dei suoi messaggi e la sua
cifra stilistica, data dalla tecnica dello stencil, affinata da Banksy con il duplice scopo di poter eseguire
i lavori illegali con una notevole velocità e allo stesso tempo renderli più
elaborati.
Una speciale sezione video racconterà
al pubblico i murales che Banksy ha
realizzato in diversi luoghi del mondo, tuttora
esistenti o scomparsi, evidenziando così quanto il Genius loci sia un aspetto fondamentale nel suo
lavoro: molti
lavori nascono infatti anche semplicemente in funzione dei e per i luoghi in
cui sono realizzati.
Il messaggio di Banksy e la sua arte si
manifestano come un’esplicita e mordace
provocazione nei confronti dell’arroganza dell’establishment e del potere, del
conformismo, della guerra, del consumismo.
Come ha spiegato Shepard Fairey, famoso
street artist americano: “le sue opere
sono piene di immagini metaforiche che trascendono le barriere linguistiche. Le
immagini sono divertenti e brillanti, eppure talmente semplici e accessibili:
anche se i bambini di sei anni non hanno la minima idea di che cosa sia un
conflitto culturale, non avranno alcun problema a riconoscere che c’è qualcosa
che non quadra quando vedono la Monna Lisa che impugna un lanciafiamme.”
La mostra “The Art of Banksy. A
Visual Protest” sarà visitabile fino
al 14 aprile 2019.
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