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venerdì 6 maggio 2022

VINO: BOTTEGA, 'PER MADE IN ITALY È IMPORTANTE LA QUALITÀ, NON LA QUANTITÀ’

  «In un mondo in cui si fa a gara a chi produce di più e si guarda a qualche fenomeno come quello del Prosecco come a un esempio da imitare, vorrei dare un mio parere che in parte nasce anche dalla mia cultura degli anni ’90, quando si diceva piccolo è bello», dichiara Sandro Bottega, imprenditore definito come “Il Re del Prosecco”. Il Patron dell’omonima azienda, aggiunge: «Anzitutto non credo che questa sia un'affermazione giusta, ma nemmeno il suo opposto. Non sempre, anzi quasi mai, essere conosciuti per il numero di bottiglie che si produce è positivo. Come azienda familiare ho sempre pensato di voler cercare di essere conosciuto per la qualità del nostro vino, non per il numero di bottiglie prodotte, esportate o vendute, e nemmeno per il numero di dipendenti o per il fatturato. Per avere un successo a lungo termine, quello più lungimirante e solido, bisogna pensare essenzialmente a due cose: fare il vino buono, anzi buonissimo, e comunicarlo nel modo più adeguato. Anche la stampa deve considerare che, aldilà delle notizie sensazionali che non sempre comunicano il bene del mondo del vino anche se incuriosiscono il lettore, deve parlare della verità che a volte appare priva di appeal, ma che non lo è nei fatti. Questa modalità di informazione lineare la meritano in particolare quei produttori che hanno reso famoso il vino italiano per la sua qualità che poi, in alcuni casi, ha creato un marchio che è stato massificato da altri, snaturandone però l’identità originale. Rendiamo un grazie ai piccoli produttori - uomini che hanno fatto la storia del Prosecco, del Chianti, dei Supertuscan, dell'Amarone e anche dei vini siciliani e pugliesi - che hanno fatto vino buono, che hanno trasformato un lavoro povero in un lavoro nobile e che lo hanno saputo comunicare e divulgare. Forse il loro unico difetto è di non aver avuto alle spalle una politica che li sapesse proteggere, una cultura che li sapesse tutelare in modo appropriato. Grazie quindi ad Angelo Gaja e a tutti i grandi interpreti del vino italiano, incluso naturalmente Luigi Veronelli». Bottega, titolare di un’azienda che ha alle spalle una storia di quattro secoli nel mondo del vino e della grappa, poi conclude: «La verità quindi è che non si deve puntare né sulla dimensione delle aziende e nemmeno sulla loro redditività, non si deve puntare nemmeno sul concetto di “piccolo è bello”; si deve puntare sempre e comunque sulla capacità innovativa, qualitativa e culturale di chi rappresenta un vino e un territorio. Ciò è a tutti gli effetti un valore aggiunto per l’intera comunità».

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