Con opere di Adrian Piper, Anna Maria Maiolino, Ari Benjamin Meyers, Bart Heynen, Brave New Alps and Magari, Christian Niccoli, Daniel Spoerri, Francis Alÿs, Franz Erhard Walther, Hannes Egger, Isabell Kamp, Jivan Frenster, Karin Schmuck, Marina Abramović and Ulay, melanie monajo, Norma Jeane, Officinadïdue, Rirkrit Tiravanija, SPIT!, Tania Bruguera e Yoko Ono. |
melanie bonajo, Big Spoon, 2022. Still del video ‘When the body says Yes’ presentato alla 59° Biennale di Venezia, 2022 Courtesy the artist and Akinci, Amsterdam |
Merano Arte pone al centro della propria programmazione il tema della comunità in un momento storico nel quale essa è contestata da molteplici punti di vista. Dopo che la pandemia aveva già messo a dura prova la vita sociale, forzandoci a reinventare nuove forme di convivenza, la violenza del recente conflitto bellico ci ha costretto a confrontarci con il lato più orribile e distruttivo del vivere insieme. In questo senso ci chiediamo quale sia il significato della comunità nella società contemporanea. Quali tipi di comunità esistono? Quali possibilità si aprono e quali pericoli si corrono quando il potere d’azione individuale si unisce a quello di molti, formando una collettività?
Dal 25 giugno al 25 settembre 2022, la mostra collettiva TOGETHER. Interact – Interplay – Interfere indaga le differenti forme di comunità attraverso le opere di Adrian Piper, Anna Maria Maiolino, Ari Benjamin Meyers, Bart Heynen, Brave New Alps and Magari, Christian Niccoli, Daniel Spoerri, Francis Alÿs, Franz Erhard Walther, Hannes Egger, Isabell Kamp, Jivan Frenster, Karin Schmuck, Marina Abramović and Ulay, melanie bonajo, Norma Jeane, Officinadïdue, Rirkrit Tiravanija, SPIT!, Tania Bruguera e Yoko Ono.
Da una parte, la rassegna comprenderà una serie di lavori che raccontano come in gruppo si possa crescere al di là di se stess* e raggiungere obiettivi significativi (Francis Alÿs) mentre dall’altra metterà in discussione la tendenza dei gruppi a reprimere differenze, individualità e diversità (SPIT!). Il video When Faith Moves Mountains (2012) di Francis Alÿs (Anversa, 1959), ad esempio, prova che insieme possiamo letteralmente muovere le montagne. 500 volontari e volontarie hanno reso possibile l'impossibile spostando una duna larga quasi 200 metri di appena 10 centimetri. L’artista stesso ha definito questo gesto “futile ed eroico, assurdo e necessario”. L’aspetto costrittivo, discriminatorio e persecutorio che la società può assumere nei confronti di individui o collettività è invece al centro del lavoro We the enemy del collettivo SPIT! (Sodomites, Perverts, Inverts Together!), in cui l’artista grec* Despina Zacharopoulos elenca una serie di insulti rivolti alle persone LGBTQIA+, ripercorrendo una storia di persecuzioni e diritti negati e risignificando al contempo il ruolo di “nemic*” come strategia di resistenza alla violenza linguistica (e quindi politica). Il lato ambivalente che può assumere la collettività emerge invece nel grande disegno a parete Different Forms of Togetherness (2022) di Hannes Egger (Bolzano, 1981), che ci mette di fronte alle diverse sfaccettature che può assumere il concetto di “unione” e di come esso porti con sé sia la comunanza sia il potenziale conflitto. Lo stesso disegno stilizzato ed essenziale torna inoltre in un altro lavoro dell’artista, che trasforma la visita in mostra in un’esperienza condivisa: un biglietto appositamente realizzato e disponibile allo shop permette infatti di tornare gratuitamente, assieme a una persona che non conosce ancora Merano Arte.
TOGETHER guarda al concetto di comunità da differenti prospettive e presenta un ampio programma con diverse azioni collettive. Nella mostra, il pubblico è ripetutamente invitato a lasciare la sua “comfort zone” per assumere un ruolo attivo e prendere parte a esperienze nuove e insolite. Il perno della mostra è infatti nello scambio, nel gioco che richiede sempre una controparte, nel confronto critico su temi importanti del nostro tempo come i flussi migratori (Bruguera) o il riscaldamento globale (OfficinaDïDue / Brave New Alps e Magari).
La mostra sarà articolata in tre sezioni:
INTERACT riunisce azioni collettive e progetti partecipati realizzati in loco. È il caso, ad esempio, di Orto volante, un orto collettivo realizzato sulla terrazza di Merano Arte dalle associazioni Brave New Alps (Rovereto) e Magari (Merano) in collaborazione con altre realtà del territorio e con tutti i soggetti interessati ad aderire. L’orto è concepito come uno spazio per coltivare idee, amicizie e piante, uno spazio in cui i visitatori e le visitatrici di diverse generazioni entrano in contatto per creare insieme una nuova realtà. Le persone sono invitate a un discorso critico sulla natura, sulla maniera in cui trattiamo l’ambiente e il futuro del nostro pianeta. Immaginato in modo partecipato durante la primavera, nel periodo della mostra sarà luogo di laboratori e momenti conviviali, per poi migrare nell’autunno nelle sedi delle diverse associazioni coinvolte. Anche Wish Tree (1961-2021) di Yoko Ono (Tokyo, 1933) è un’opera che si sviluppa e ha senso di esistere a partire dal rapporto diretto con il pubblico partecipante. L’artista invita infatti i visitatori e le visitatrici a lasciare una traccia dei propri desideri, munendosi di matita a riportandoli su biglietti che saranno poi appesi a un albero di ulivo. Si tratta di un progetto che l’artista porta avanti da decenni e a cui hanno partecipato più di un milione di persone. Tutti i desideri vengono poi restituiti all’artista e raccolti nell’installazione a Reykjavík IMAGINE PEACE TOWER, dedicata alla memoria di John Lennon.
INTERPLAY riguarda le opere in cui i visitatori e le visitatrici possono interagire tra loro in modo ludico. Con Unitled (Tomorrow is the question) (2015) Rirkrit Tiravanija (Buenos Aires, 1961) invita il pubblico a sfidarsi in una gara di ping pong e a diventare quindi parte attiva nel progetto artistico, ma, al contempo, a interrogarsi sul domani che ci attende, in termini politici, ecologici e sociali. L’artista mette in discussione i confini tra pratiche artistiche e non artistiche e sposta l’attenzione dall’oggetto in senso tradizionale ai meccanismi di confronto e socialità. Norma Jeane (un*artista senza corpo, senza genere, senza una biografia) propone invece con #OneLove (2022) una nuova versione del lavoro esposto alla Biennale del 2011. Inizialmente sarà proposta una sala vuota, eccetto che per un grande cubo di plastilina colorata. Il pubblico potrà letteralmente appropriarsi dell’opera, usarla per scrivere o disegnare sulle pareti e sul pavimento, determinandone una continua trasformazione nel corso della mostra.
INTERFERE rimanda all’arte che fa appello all'impegno politico e sociale, all'empatia e al senso di responsabilità dei visitatori e delle visitatrici. Qui sono esposti artist* che hanno interrogato e denunciato sistemi di potere, talvolta anche a scapito delle proprie libertà personali, coniugando attivismo e ricerca artistica. È il caso, ad esempio, di Tanja Bruguera (Havana, 1968), che ha subito diverse incarcerazioni. Il lavoro dell’artista e attivista ci ricorda che “il misero trattamento riservato ai migranti oggi sarà il nostro disonore di domani”. Con Funk Lessons (1983), Adrian Piper (New York, 1946) ci racconta di come abbia proposto a studenti universitari delle lezioni sulla storia e sul significato sociale e politico della musica funk nella cultura afroamericana. Officinadïdue (Vera Bonaventura e Roberto Mainardi) mette a disposizione del pubblico dei semi di pioppo – una pianta capace di assorbire grandissime quantità di CO2 – prendendo così posizione sulla crisi ambientale e sul riscaldamento globale provocato dall’uomo. Invitando a raccogliere i semi e a diffonderli in tutto il mondo, propone una metafora del fatto che ciascun* di noi può assumere un ruolo attivo e fare la propria parte. Il titolo del lavoro, Zoocoria (Seedbombs) (2022) (così come il cosiddetto “guerrilla gardening”) prende a prestito un termine di natura bellica (bombs) per invitare a svolgere un atto del tutto pacifico: lottare contro il riscaldamento globale.
Reenactment – Eat Art Banquet di Daniel Spoerri Infine, durante la mostra, rinascerà un progetto che ha svolto un ruolo molto importante per la scena culturale e artistica del territorio: il reenactment dell’azione che Daniel Spoerri (Galati, 1930) aveva realizzato a Castel Fontana, in Tirolo, nel 1985, su invito del collezionista Francesco Conz. In questa occasione era stata presentata la raccolta realizzata in collaborazione con Fritz Schwegler Zehn Suppenrezepte (1984) ed erano inoltre state cucinate le zuppe per tutta la notte, accompagnate dai canti del performer Giuseppe Desiato. Oltre a ricreare questo evento, invitando i visitatori e le visitatrici a partecipare, saranno proposte una documentazione fotografica di Fabrizio Garghetti e testimonianze orali di persone che avevano preso parte all’iniziativa. |
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