Scienziati e veterinari, Slow food e Asl e Regione Puglia insieme a Valenzano
Appuntamento mercoledì 18 ottobre, ore 9-18, ed ecco un’anteprima col
MANIFESTO DELLA MOZZARELLA, le 10 cose da sapere prima di comprarla
Alimento
nobile della Dieta Mediterranea e non commodity, in cui il prezzo
prevale sul valore nutrizionale. La conoscenza del latte come punto
chiave nel passaggio dall’essere masticatori fino al divenire
consumatori consapevoli. Sono gli obiettivi di “Latte 4.0 Istruzioni per
il futuro” che si terrà martedì 18 ottobre a Valenzano (BA) nel l’Aula
Magna del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Bari.
Una no stop dalle ore 9 alle ore 19, in cui su iniziativa della Condotta
Slow Food delle Murge, presieduta dal dirigente medico veterinario Michele Polignieri, il latte tornerà ad essere una produzione agricola e non più un bene in commercio.
Ci
si soffermerà da un punto di vista scientifico, con ospiti
prestigiosissimi in arrivo da tutta Italia, sulle ricadute per la salute
umana quando vengono utilizzare tecnologie ostili alla natura del latte
ed alla natura umana. Si parlerà dell’aspetto nutrizionale, misurabile,
ed in che modo possa essere inficiato dai vari sistemi di allevamento.
Ci saranno testimonianze tecniche concrete, con dati utilizzabili e
condivisibili, di quanto la gestione "welfare" degli allevamenti,
rispetto ad un management intensivo, possano incidere positivamente sia
sul profilo nutrizionale ed aromatico dell’alimento agricolo latte, che su quello nutrizionale ed aromatico
dei suoi derivati, quando non retrocesso al rango di "merce" o di
banale liquido bianco. Far conoscere il latte, e le sue qualità
nutrizionali, è il pilastro sul quale l’assessore regionale Leonardo Di Gioia si è soffermato nel corso della conferenza stampa di presentazione.
Malgrado
il latte sia un pilastro della nostra cultura silvo pastorale, il suo
continuo calo nei consumi segnala errate convinzioni: e, invece, può
essere regolarmente utilizzato in un regime alimentare di dieta
mediterranea. A Valenzano, martedì 18 ottobre, ci si soffermerà anche su
come una globalizzazione selvaggia dei mercati abbia sistematicamente
violato tutto il panorama della produzione agroalimentare di qualità.
Ad evidenziare il grande valore di “Latte 4.0 Istruzioni per il futuro” ci i n. 8 crediti ECM dall’uff.
Formazione ASL BARI per medici, medici e medici veterinari igienisti,
biologi nutrizionisti, tecnici della prevenzione del SSN. Prestigiosi i
partenariati dell’evento organizzato da Slow Food Murge e
Assessorato Regionale alle Risorse Agroalimentari Puglia con “Il sogno
di Arlecchino – Ricerca e tutela biodiversità” di Altamura, e patrocinio
di Min. Salute, Ministero Politiche Agricole, Accademia Georgofili di
Firenze, Ist. Naz. Sociologia Rurale di Roma.
Un esempio di come la scienza possa comunicare ai consumatori? Ecco svelato il MANIFESTO DELLA MOZZARELLA, le 10 cose da sapere prima di comprarla, che è la sintesi dell’intervento che farà il professore associato Michele Faccia il 18 ottobre a Valenzano.
Segnaliamo, infine, la possibilità per i gourmet di partecipare alla Cena di Gala a
fine evento, a cura di Slow Food Murge nel ristorante panoramico Grand
Hotel delle Nazioni di Bari, info e prenotazioni 340-4077430.
Per
info solo ai giornalisti rivolgersi all’ufficio stampa: t. 347-0408363
oppure t.339-2014539. In allegato: ph conferenza stampa. In
allegato:MANIFESTO DELLA MOZZARELLA.
PROGRAMMA COMPLETO DI LATTE 4.0: ISTRUZIONI PER IL FUTURO
Mercoledì
18 ottobre, ore 9 – 19 (pausa ore 13.30 – 14.30) Aula Magna
Dipartimento di Medicina Veterinaria, Università di Bari – Valenzano
(BA)
Apertura lavori:
v Dott. Michele Polignieri
(responsabile scientifico evento e presidente Condotta Slow Food Delle
Murge) su “Dalla qualità industriale ai biomarcatori di qualità
nutrizionale”
v Dott. Leonardo Di Gioia, Assessore Regionale alle Risorse Agro Alimentari
Relatori:
· Prof. Loreto Gesualdo,
direttore del Dipartimento di Medicina e Chirurgia UNIBA su “Il ruolo
del latte e dei suoi trasformati nella modulazione del microbiota
intestinale”
· Prof. Roberto Rubino, presidente ANFOSC (Ass. Naz. Formaggi Sotto il Cielo) su “Il latte e le classi di qualità dei formaggi”
· Prof.ssa M. Giuseppina Tantillo, UNIBA,
Ispezione degli alimenti, Direttrice della scuola di Specializzazione
Ispezione degli alimenti su “Elementi di valutazione sul rischio
igienico-sanitario nella filiera lattiero-casearia”
· Prof. Michele Faccia,
docente Associato di Tecnologia Lattiero-Casearia UNIBA su “Tecnologi
casearia e qualità complessiva del formaggio: il caso della mozzarella
di Gioia del Colle”
· Gen. Giuseppe Giove, comandante Regione Carabinieri Forestale Emilia Romagna su “Latte e frumento: da cibo a merce. Le frodi in agguato”
· Prof.ssa Lucietta Betti,
Laboratorio di Agro Omeopatia Dipartimento di Scienze Agrarie
Università di Bologna su “Analisi di tipo qualitativo di terreni e
campioni di latte da agricoltura biodinamica e convenzionale”
Moderatore: Prof. Domenico Otranto, direttore Dipartimento Medicina Veterinaria UNIBA
Interventi programmati:
Ø dott. Michele Troiano, direttore SIAV B Area Nord ALS Bari
Ø dott. Antonella Millarte, food expert ,marketing e comunicazione in zootecnia
Ø prof. Pasquale Centoducati, docente ordinario di Zootecnia Speciale UNIBA
Ø dott. Michele Emiliano, presidente Regione Puglia
Ore 18 consegna degli attestati per i n. 8 crediti ECM dell’ufficio Formazione ASL BARI per medici, medici veterinari igienisti, biologi nutrizionisti, tecnici della prevenzione.
Ore 20.30 Cena di Gala a Cura di Slow Food Murge nel ristorante panoramico Grand Hotel delle Nazioni a Bari, info e prenotazioni: 340.4077430 valeriacascone@yahoo.it
LATTE BOVINO: PUGLIA “CAPITALE” ITALIANA
Il
primo polo zootecnico nel Mezzogiorno, in termini di quantità, è la
Puglia. Ecco i dati produttivi del latte bovino in dettaglio:
ITALIA: 11.000.841 tonnellate
PUGLIA: 344.103 tonnellate
SICILIA: 178.549 tonnellate
CALABRIA: 60.290 tonnellate
BASILICATA: 120.022 tonnellate
CAMPANIA: 201.879 tonnellate
MOLISE: 68.956 tonnellate
ABRUZZO: 69.861 tonnellate
Fonte: Associazione Regionale Allevatori Puglia
Intervento
del DOTT. MICHELE POLIGNIERI (responsabile scientifico evento e
presidente Condotta Slow Food delle Murge) su “DALLA QUALITA’
INDUSTRIALE AI BIOMARCATORI DI QUALITA’ NUTRIZIONALE”
STORIE DI VACCHE FELICI
Il
latte non è soltanto un liquido bianco. E i latti NON sono tutti
uguali, o meglio non dovrebbero … Quando ci siamo messi d’impegno ad
analizzare il profilo aromatico dei latti e dei formaggi fatti dai
diversi tipi di latte, e poi ci siamo soffermati sui formaggi ottenuti
dal latte di vacche felici, ci siamo accorti subito che
quel prodotto raccontava storie differenti rispetto a quelle dei
latto-derivati: preferisco chiamarli cosi per non parlarne male. Sono
quei formaggi reperibili comunemente nella maggior parte dei caseifici
regionali in Puglia (ma non solo) e nella Grande Distribuzione
Organizzata.
Storie fatte di ginnastica funzionale dei soggetti allevati, di benessere animale, di tecniche di lavorazione che aborrono l’uso dell’acido citrico,
di locali di affinamento dove lattobacilli e saccaromiceti brulicano
briosi sulle pareti della grotta dove i formaggi vengono affinati e,
ancor prima, quali componenti della flora nativa, quella cioè che segue
il latte dalla sua eiezione mammaria, fino alla caseificazione,
naturalmente questa, al riparo da elevate temperature (latte crudo, non
pastorizzato, per poterne conservare vitalità ed impronta aromatica).
LATTE TRISTE(MENTE) OMOLOGATO
Perché
le mozzarelle hanno tutte lo stesso sapore dalla Romania fino alla
Puglia? Il latte è omologato perché gli animali non possono scegliere
cosa mangiare, sono in
stalla,
relegati al ruolo di bio trasformatori di derrate alimentari
zootecniche, che quando va bene, sono costituite da mangimi con un po’
di fieno, la cui conduzione in regime di allevamento condizionato li
condanna al rango di animaloidi produttori di simil latte e simil carne.
Qui la diversità vegetale che plasma prati e pascoli è una pura
chimera, ci si rassegna ormai ”a ciò che passa il convento”.
CASEIFICIO ARTIGIANALE?
Il
passo successivo, che rende tutto uguale, sono le tecniche di
lavorazione pseudo artigianali anche se ricorrono all’uso dell’acido
citrico quale correttore di acidità e di sostanze sbiancanti, come il
perossido d’idrogeno, per rendere bianchi i latticini che naturalmente
e logicamente ingialliscono nel tempo.
Questa mozzarella, queste burrate, resteranno inevitabilmente dolciastre in virtù della marcata presenza di lattosio non trasformato, anziché percepirne le freschezze acidule che riscontriamo, invece, nelle mozzarelle vaccine se lavorate con siero innesto, davvero queste artigianali.
Siamo quello che gli animali mangiano e quello che i casari decidono di farci mangiare.
LA PRODUZIONE ADDOMESTICATA DALL’INDUSTRIA
E’
il risultato di un sistema produttivo “latte” che ha addomesticato al
potere dell’industria quantità di vacche mansuete, che durano in vita
solo 3/4 anni per poi essere “rottamate” e macellate senza aver visto
mezzo metro quadrato verde nel corso della loro umile esistenza. Le
eccedenze produttive di formaggi, realizzati con iper produzioni,
genetica esasperata e le super razioni a base di mangimi finiscono poi
per richiedere l’intervento del Ministero. A cosa serve spingere questi
animali se poi non si riesce a venderne il prodotto?
Questa
è una zootecnia intossicata, mentre la qualità “relativa” la suggerisce
la legge, misurabile questo specchietto che indica i tenori massimi di
alcuni valori analitici per cellule batteriche e cellule somatiche. Ma
ci parlano più di una qualità industriale che di una vera “Alta Qualità”: carica batterica a 30 o C (per ml) ≤ 100 000 e poi
conta di cellule somatiche (per ml) 400 000.
NUOVO TRACCIANTE DEL LATTE
Occorre, invece, una modifica dello stile di vita ed alimentare delle vacche unitamente alla introduzione di un nuovo parametro definitivo ed assoluto, vero tracciante: la qualità nutrizionale del latte.
Un obiettivo necessario è trasferire consapevolezza ed informazione reale dei processi
che sottendono alla produzione agricola di questo “nuovo” vecchio e familiare latte,
prodotto cioè nel rispetto della biodiversità e della variazione
stagionale dei pascoli, del germoplasma mediterraneo autoctono e del
benessere animale quali traccianti di qualità, sicurezza alimentare e salute ambientale.
Il
consumatore va a aiutato a CONOSCERE IL LATTE, aldilà degli spot
pubblicitari e del prezzo. Un esempio? La recente campagna a favore del
consumo di latte fresco italiano: bene, ma non aiuta a far comprendere
che esistono varie fasce di qualità, tutte figlie del sistema
produttivo, non delle razze, non dei marchi, non delle DOP, non dei
numeri di cellule somatiche e batteriche, ma solo di ciò che gli animali
da latte mangiano, respirano e bevono.
CONSUMATORE CONSAPEVOLE
O MASTICATORE?
Ai
consumatori consapevoli saranno destinati i CLA, il betacarotene, i
flavonoidi e tutti i terpeni che rendono differente il latte di vacche felici ed i suoi derivati, evitando
alle razze bovine che lo producono il rischio di una vita non vita,
fatta di insilati di mais, panelli di semi oleosi scarto della
lavorazione degli olii di semi e fieno ammuffito, fatta di produzione di
latte-non-latte, dove finalmente troveremo le sostanze dotate di potere
antiossidante e nutrizionale, espressione diretta del sistema di
allevamento naturale. Sembra strano come nel 2016, dopo EXPO 2015, ci
sia bisogno di ricordare che le vacche sono animali erbivori e che le
vitamine colorano il formaggio di giallo.
IL MANIFESTO DELLA MOZZARELLA:
LE 10 COSE DA SAPERE PRIMA DI COMPRARLA
1. Che
significa caseificio artigianale? Dipende dalla dimensione aziendale?
Non c’entra nulla, pure il piccolo caseificio può usare tecniche
industriali o una cagliata pronta.
2. Trattamento
termico: resta una scelta aziendale se fare il formaggio da latte crudo
o pastorizzato. Le mozzarelle si fanno solo da latte crudo. Nella
tradizione la pastorizzazione non esisteva, è arrivata negli anni
’50-’60. Una conquista per la sicurezza alimentare. Per la tipicità e
l’unicità del gusto è senz’altro un appiattimento.
3. E il caglio? E’ poco influente per i formaggi freschi, perché serve solo a coagulare.
4. Occhio
all’ingrediente nascosto, che fa la differenza. Non solo la mozzarella
ma tutti i formaggi a pasta filata si ottengono con l’acidificazione. Se
è industriale si fa per via chimica. Se è artigianale, e avviene in
pochissimi casi, c’è la fermentazione.
5. Quella
chimica avviene con un prodotto consentito, a base di acido citrico. Il
vantaggio per il produttore è che questa acidificazione rende il
prodotto immediatamente pronto per la vendita. Quello con fermentazione è
laborioso e dura fino a 4 ore (è il cosiddetto siero innesto naturale).
L’etichetta ci aiuta? No, la legge prevede solo l’indicazione della
provenienza del latte (italiano, UE ed extra UE che non significa
qualità assoluta).
6. Cerchiamo
quello che la legge NON obbliga ad indicare: l’uso di cagliata
conservata o importata non è disciplinato. Può essere cagliata
conservata e non fresca. Non è obbligatorio indicare l’acidificante ma
molti lo indicano, per es. E330 è il codice che equivale all’acido
citrico (comunque non tossico).
7. La
differenza, fra mozzarella a lavorazione industriale e artigianale,
viene da circa 4 ore di manodopera in più. Chi la produce, pochissimi,
la vende a un costo del 10-15% in più.
8. Perché
la mozzarella con lavorazione industriale non è più un alimento leggero
e digeribile? Cercate e assaggiate quella artigianale (vera) fatta con
fermentazione: quella manciata di ore in più le conferiscono l’80% di
lattosio in meno e maggiore digeribilità.
9. Chiediamo
se il latte viene da vacche cresciute al pascolo o chiuse in stalla. Vi
sembra strano? No, visto che con le uova di gallina abbiamo già
imparato la differenza fra allevamento a terra o in batteria.
10. Quanti litri di latte ci vogliono per fare 1 kg di mozzarella? Servono 7-8 litri di latte, e allora chiediamoci come sia possibile vendere una (vera) mozzarella da latte fresco a 4.50 al kg!
A
cura del prof. Michele Faccia, docente Associato di Tecnologia
Lattiero-Casearia presso Uniba, referente scientifico della Mozzarella
di Gioia del Colle in corsa per la DOP, delegato ONAF per la Puglia,
profondo conoscitore delle tecniche di produzione dei formaggi a pasta
filata.
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