Seydou Keïta apre il suo studio nel nuovo quartiere di Bamako-Coura nel 1948, che diventa un luogo non solo di ritratti ma di incontro, dal suo atelier passa la borghesia di Bamako per farsi fotografare. In quegli anni, la gran parte dei clienti preferiva essere ritratta in abiti tradizionali africani che sovente Keïta “confonde” con i tessuti che fanno da fondale. Il risultato finale è un’immagine sfarzosa, nella quale il modello esprime sicurezza e autorevolezza. Nel 1960 il Mali diventa indipendente e Keïta fotografa gli anni di transizione e di ricerca della identità del suo Paese. Keïta è fotografo a disposizione della gente, i suoi ritratti non sono ambizioni artistiche, ritrae donne, bambini, uomini in posa davanti ai fondali che lui stesso crea. I soggetti si fanno ritrarre nei loro abiti tradizionali o vestiti all’occidentale con gioielli e acconciature curate: hanno la possibilità di farsi rappresentare come essi stessi si vedono, la dignità nei loro sguardi e la fierezza di mostrarsi liberamente. Le immagini esposte in mostra sono documenti storici, antropologici e sociali, come specchio di un’epoca e di una cultura, e un prodotto visivo con un valore artistico per la scelta dei fondali, degli oggetti di scena, della nitidezza e armonia delle foto. Seydou Keïta sceglie di fotografare in bianco e nero per tutta la sua vita.
Malick Sidibé studia alla Scuola degli Artigiani Sudanesi di Bamako e nel 1955 si diploma in disegno e gioielleria. Invitato da Gérard Guillat-Guignard, conosciuto come Gégé la Pellicule, decora il suo “Photo Studio” e lì comincia a fotografare. Nel 1962 apre lo “Studio Malick” nel quartiere popolare di Bagadadji a Bamako dove svolge la sua professione di fotografo ritrattista. Sono passati quasi tre lustri dagli esordi di Keïta e il Paese ha da poco conquistato l’indipendenza. Il clima è effervescente, si guarda sempre all’Europa ma non più da colonia, ora s’importano le nuove mode per farle proprie. Negli anni Settanta i soggetti dei ritratti di Sidibé sono in gran parte giovani, una nuova generazione che vuole mettere in mostra la propria esuberanza e freschezza, ragazzi a cavallo di una motocicletta o travestiti da cacciatori, musicisti, boxeur o militari, giovani madri o gruppi di ragazze in abiti tradizionali. Sidibé documenta le feste che da mezzanotte continuano sino alle 4, alle volte sino alle 6 del mattino della domenica, per concludersi poi sulle rive del fiume Niger.
Samuel Fosso inizia a lavorare come assistente fotografo giovanissimo, all’età di 12 anni, e solo un anno dopo apre il suo studio a Bangui, “Studio Photo Nationale”. Tra il 1975 e il 1978 produce una serie di autoritratti (inizialmente per finire i rulli e inviare sue fotografie alla nonna rimasta in Nigeria) raccolti sotto il titolo esplicativo “70’s Lifestyle”. Vedendo la trasformazione del proprio aspetto, la enfatizza indossando abiti occidentali, come pantaloni a zampa e camicie attillate, imitando le pose delle copertine degli LP. Ed è proprio attorno a questo concetto che poi Fosso costruisce il suo modus operandi, il teatro dell’immaginazione, intorno al quale sviluppa la sua produzione negli anni successivi, aggiungendo ogni volta sentimento e qualità politica al suo lavoro. Il processo di maturazione e perfezionamento di un’identità africana autonoma e ora capace di esprimersi criticamente verso il mondo occidentale sembra compiersi in Fosso passo dopo passo. Nel 1997 lavora per una catena di grandi magazzini francesi con la serie “Tati”. In questa serie appare lui stesso con costumi scenografici e interpreta vari personaggi. Nel suo lavoro ricerca costantemente l’identità andando oltre la semplice “messinscena”. Autoritratti creativi, performance e trasformismo: questa l’indagine che Fosso persegue nella ricerca della propria identità e di quella del suo continente.
Completa il percorso espositivo la ricostruzione di uno studio fotografico come quello di Keïta e Sidibé. Un’occasione per il visitatore di immedesimarsi nei luoghi e nell’atmosfera da cui sono nate molte delle fotografie in mostra, scattandosi un ritratto su un inedito set con arredi e oggetti vintage che richiamano proprio l’ambientazione delle opere esposte. La fotografia potrà essere postata sui propri canali social utilizzando i seguenti hashtag e tag: #magazzinodelleidee @magazzinodelleidee
Alla preview stampa e Inaugurazione di venerdì 17 febbraio sarà presente Samuel Fosso.
Catalogo
La mostra è accompagnata dal volume Ritratti Africani. Seydou Keïta, Malick Sidibé, Samuel Fosso pubblicato da Electa in occasione della mostra.
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