Nel 2020 l’Ecomuseo delle Acque ha compiuto vent’anni, primo ecomuseo sorto in Regione. Avrebbe voluto festeggiarli rendendo partecipi dell’anniversario le persone che hanno collaborato ai progetti, e pure le numerose altre che hanno preso parte alle tante iniziative, ma non è stato possibile. Abbiamo rimediato dedicando il Lunari 2022 alle attività promosse negli anni, grazie all’assidua copertura fotografica degli eventi da parte di Graziano Soravito. Il lunario, di grande formato, verrà presentato giovedì 23 dicembre alle 17.30 nell’ex Chiesa di San Michele in largo Porta Udine a Gemona, assieme all’altro calendario dedicato alla Latteria turnaria di Campolessi e ai caseifici gemellati di Peio e Valmorel. Ingresso con green pass.
Il lunario racconta una realtà che è maturata col tempo, emancipandosi e facendosi “agenzia” a favore di uno sviluppo sostenibile. L’Ecomuseo ha approfondito e sviluppato temi e condizioni del territorio facendo conoscere il “patrimonio vivo”, raccontandolo alla comunità, poi coinvolta nella sua gestione e valorizzazione. Ha maturato competenze e promosso progetti. Si è proposto come una piattaforma di eventi e di discussione culturale. Ogni foto del calendario richiama un tema affrontato e racconta le azioni che ne sono seguite: tra gli argomenti, la didattica, la partecipazione, la ricerca, la cura del territorio, il turismo culturale, la partecipazione, la documentazione; tra i progetti, la riconversione e valorizzazione delle uccellande storiche, i cantieri del paesaggio, il recupero del pan di sorc, il laboratorio sul terremoto, il festival “Sguardi sui territori”; tra gli strumenti utilizzati, le mappe di comunità, l’antropologia visuale, l’editoria, le mostre.
L’Ecomuseo delle Acque ha promosso e interpretato un’idea di ecomuseo che si rifà ai concetti della Nuova Museologia, seguendo i princìpi e le idee che Hugues de Varine, il padre degli ecomusei, ha avuto modo di promuovere e sviluppare. Per gli ecomusei l’ambito di attività è il territorio dove è diffuso un insieme di valori umani, storici, naturalistici, architettonici, il cui pubblico di riferimento non è costituito tanto dai visitatori quanto dalla comunità che in quel territorio vive e opera. Il patrimonio culturale con cui gli ecomusei si misurano è costituito non solo dai beni riconosciuti per legge, ma anche da tutto quel “patrimonio vivo” non tutelato, materiale e immateriale, naturale e costruito, frutto delle tradizioni locali e delle trasformazioni del paesaggio, che costituisce l’eredità culturale delle popolazioni attive sul territorio.
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