Dietro ad ogni piatto c’è una storia da raccontare. Bonverre invita a sedersi per ascoltarne una tanto dolce quanto longeva. È la storia dell’Invasata di Pierluigi Perbellini, il dolce lievitato di Bonverre in vasocottura, tipico del Natale, con liquore all’arancia… La versione contemporanea dell’originale Offella d’Oro.
La dolce storia dei lievitati veronesi
Verona è ormai un punto di riferimento per i grandi lievitati italiani. Qui hanno infatti origine due tra i dolci più noti della dolce storia gastronomica italiana: il Pandoro e l’Offella d’Oro. Tuttavia, in pochi sanno quanto questi due prodotti siano profondamente legati nella loro storia. A raccontarlo è un testimone quasi diretto, Pierluigi Perbellini, al cui bisnonno si devono queste due perle dolciarie.
Serve fare un passo indietro, al Nadalin, il dolce inventato per festeggiare il primo Natale che Verona passò sotto la signoria della Scala. Proprio il Nadalin è la fonte d’ispirazione del Pandoro, sulla cui origine non si hanno dubbi. “La sua invenzione - racconta Pierluigi Perbellini - è da attribuirsi al pasticcere veronese Domenico Melegatti, che fece brevettare il suo dolce per eccellenza nel lontano ottobre del 1884”.
La somiglianza tra i due dolci è infatti palese: il Pandoro prende vita dal Nadalin, con l’aggiunta di uova, burro e zucchero all’impasto. Anche la forma è differente: il dolce di Melegatti prende forma dallo stampo Vespa, con sezione a otto punte a piramide tronca, invenzione del pittore impressionista Angelo Dall’Oca Bianca.
Pochi però sanno che l’impasto del Pandoro deriva anche dal talento e dalla conoscenza di Giovanni Battista Perbellini, bisnonno di Pierluigi. “Aveva lavorato a Milano - spiega il pro nipote - poi in Austria. Aveva imparato tecniche e assaggiato dolci che Verona ancora non conosceva. Proprio grazie a questa esperienza è riuscito a creare l’impasto del Pandoro”.
L’Offella d’Oro e il Pandoro, un legame indissolubile
Giovanni Battista lascia Melegatti per dare vita ad una propria attività e prova a migliorare la ricetta del Pandoro, forte della sua abilità di pasticcere. Il risultato è l’
Offella d’Oro come la conosciamo oggi: “
Lo stampo è tondo e sul fondo si mettono delle mandorle dolci tritate che in cottura cuociono e creano una crosta deliziosa”. L’Offella d’Oro nasce anch’essa intorno alla fine del XIX secolo - precisamente l’1 ottobre del 1891 - prendendo il posto che tutt’oggi detiene per merito: accanto a Nadalin e Pandoro come
dolce tipico natalizio veronese.
L’Invasata: tradizione e gusto dell’Offella d’Oro racchiusi in un vaso di vetro
L’Invasata risponde alla volontà di Bonverre di
raccontare la tradizione di ieri agli intenditori di oggi, secondo lo stile di Pierluigi Perbellini, che porta avanti un concetto di pasticceria classica, ma con uno sguardo a nuove tecniche e nuovi ingredienti, per soddisfare la curiosità dei suoi clienti.
L’Invasata è un dolce lievitato in vasocottura con liquore all’arancia. Il lievito è naturale, la farina è di grano tenero tipo 0, l’impasto di base è quello dell’Offella d’Oro! C’è poi l’inserimento del liquore, che richiama l’aromaticità della ricetta originale, che aveva appunto sentori di arancia.
La collaborazione tra Bonverre e la Premiata Offelleria Perbellini ha proprio questo scopo: raccontare la storia dello storico dolce veronese, rivisitato però in modo contemporaneo.
Se già la sua tradizione, i legami col Nadalin e il Pandoro, rendono l’Invasata un dolce intrigante, un pizzico di gioco e divertimento lo aggiungono anche i
diversi modi in cui è possibile gustarla. È possibile infatti, muniti di un cucchiaino, gustarla direttamente dal vasetto di vetro Bonverre, in cui è custodita; in alternativa può essere estratta dal vaso, tagliata e abbinata a creme o gelati; infine, più semplicemente, può essere tagliata a fette e assaggiata come una vera e propria fetta di Offella d’Oro!
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