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sabato 7 marzo 2020

Ritornare a Trieste

Ritornare a Trieste, per un servizio informativo su ESOF2020 (Trieste Città Europea della
Scienza 2020), significa ripercorrere alcuni degli itinerari del gusto che hanno caratterizzato
la storia di Borghi d'Europa.

Un salto a Prosecco ci porta alla Trattoria Sociale.
La parte vecchia della località è abitata prevalentemente dalla comunità linguistica slovena (prima dell'annessione all'Italia, più del 92% della popolazione era di madrelingua slovena), mentre la parte moderna, nota con il nome di Borgo San Nazario, costruita negli anni cinquanta e sessanta, è abitata da 766 residenti, in gran parte da esuli istriani e da loro discendenti, provenienti perlopiù da Capodistria e dintorni.
“Cibo buono, sia del territorio, con alcune scelte che spaziano anche in Slovenia e in Croazia. Porzioni abbondanti servite con semplicità, senza impiattamenti o accostamenti ricercati. Carne alla griglia cucinata a vista.”
Una buona glera di Bolè potrà accompagnare il vostro desinare.
“Andrej Bolè è un viticoltore di Piščanci, sopra Trieste, la sua famiglia fa vino da due secoli. Coltiva uva glera da sempre e ora, visto che ne ha la possibilità, si è messo a produrre vino prosecco, lo ha chiamato «Prosecco Trieste» per sottolineare il fatto che questo dovrebbe essere il prosecco primigenio. Alla domanda: «L’uva glera triestina, e l’uva un tempo chiamata fino al 2009 prosecco, e da allora glera, di Conegliano-Valdobbiadene, sono la stessa uva?» ha dovuto francamente ammettere che no, non sono la stessa cosa. Anche gli acini hanno una forma differente. Quindi ha indirettamente confermato quel che ho sempre sostenuto: ribattezzare glera l’uva prosecco è stato un atto arbitrario, giustificato fin che si vuole dal fine di preservare il nome prosecco da attacchi come quelli subiti dal tocai (vietato a favore del tokaj ungherese), ma pur sempre una decisione presa a tavolino senza riscontro nella realtà.A proposito: la prima citazione conosciuta del prosecco non riguarda né il Veneto né il Carso triestino, bensì l’Istria ed è contenuta nel libro dell’inglese Fynes Moryson che viaggia nel Nordest della penisola italiana attorno al 1594 e pubblica il suo libro a Londra nel 1617. Scrive: «These are the most famous Wines of Italy. La lagrima di Christo, (the teare of Christ) and like wines neere Cinqueterre in Liguria: La vernaza, and the white Muskadine, especially that of Montefiaschoni in Toscany: Cecubum and Falernum in the Kingdome of Naples, and Prosecho in Histria» (Alessandro Marzo Magno,Prosecco: fu vera glera? ).

Poco più in là, sempre a Prosecco,non mancate di fare un salto alla Trattoria Pizzeria le 9
Sorelle. Walter Valeria e la figlia Jessica vi ospiteranno, con una cucina di carne e le pizze (digeribili), come si conviene. Potrete degustare i vini di Polencic di Cormons.


Poi, nel secondo giorno, in viale Miramare, alla Trattoria al Sub,scoperta che ci ha entusiasmati.
“La Trattoria al Sub ha una lunga storia nel campo della ristorazione a Trieste, tutto inizio nel luglio del 1961 per l’esattezza l’11, e per farvi ritornare un po’ indietro nel tempo, per farvi gustare quel momento, vi riportiamo l’articolo apparso sul Piccolo:

La pizzeria “Al Sub” inaugurata a Barcola.

L’incantevole riviera barcolana si è arricchita da ieri di un locale confortevole e simpatico che sarà certamente una piacevole attrattiva per turisti e triestini: la pizzeria “Al Sub” posta al n. 201 di viale Miramare, di fronte al piazzale ove sorgerà la fontana e attigua alla salita di Contovello. L’elegante ritrovo, creato con lodevole iniziativa del sig. Claudio Tiziani è intonato al magico mondo marino al quale si intitola e, allargando l’attività tipicamente pizzaiola, sarà sempre in grado di fornire una squisita completa tavola calda, un vasto repertori di cibi freddi e naturalmente le specialità in pesce delle quali Barcola e il nostro golfo sono giustamente fieri. Ricco sarà anche l’assortimento dei vini succhi di frutta e birra. Cordiali auguri di buon lavoro.
L’ambiente era anticamente un deposito di legna e carbone, mantiene la sua rusticità, con il soffitto a volte, i muri in pietra, i tavoli e le sedie in legno. I tre fratelli Tiziano, Dino, Roby e Giorgio, interpretano i sapori del mare freschi e genuini, in modo semplice ed efficace. Buona la scelta dei vini regionali.
Ad Opicina vi segnaliamo due locali ben diversi l'uno dall'altro.
Non puoi dire di conoscere la vera cucina tipica del luogo se non ti sei fermato almeno una volta a mangiare da Max, uno dei locali storici non solo dell’altipiano ma di tutta Trieste.Opicina da sempre è il luogo dove i triestini durante l’estate si rifugiano per godere del clima più temperato e del ritmo placido dell’altipiano.
Ed è proprio nel centro di Opicina, dirimpetto al capolinea della trenovia con funicolare che da inizio secolo unisce il porto all’altipiano, che trovi una trattoria che ha superato il tempo. Già nel 1934 gli attuali proprietari portavano avanti la tradizione culinaria del luogo.La jota, forse la ricetta più rappresentativa, una minestra contadina di fagioli e crauti. Gli asburgici “gnocchi di susini”, piatto così inconsueto per la cucina italiana da poter essere consumato sia come primo che come dolce. Come del resto i “kifeletti” dalla tipica forma a “U” che puoi provare con il sugo di arrosto o con lo zucchero.
O ancora la “lubjanska”, influenza della cucina slava, una cotoletta farcita con formaggio e prosciutto cotto triestino in panatura.
Nei mesi estivi puoi accomodarti all’esterno, sotto il pergolato in legno, protetto dai fiori con cui la proprietaria abbellisce il locale. È un’esperienza tipica, soprattutto la sera, immerso nella tranquillità e rinfrancato dalla fresca brezza dell’altipiano carsico.
Ma non devi aspettare la sera o l’estate per farti incuriosire dalla cucina tipica e popolare di Max, l’antica trattoria è aperta tutto l’anno, dalla mattina alla sera, ed è difficile farsi rifiutare un pasto anche agli orari più improbabili.


Edi Tapacino, direttore delle Cantine Gori di Nimis, ci ha suggerito (sempre ad Opicina), la Trattoria Valeria 1904.Tom, a 18 anni le prime esperienze di lavoro in Val Badia: quattro anni intensi e, come insegnanti, cuochi di altissimo livello. Un’esperienza di vita fondamentale che insegnerà a Tom come organizzarsi e gestirsi in qualsiasi occasione. Arriva poi l’esperienza in un noto ristorante italiano in Grecia. Fa poi l’ultima esperienza come dipendente: decide poi di rientrare e lavorare da Valeria, all’epoca locale storico del Carso. Nel frattempo, nel 2007, decide di convolare a nozze con Jana. Dal matrimonio sono nati Mateja e Gregor.Finalmente nel 2010 l’occasione: nel mese di maggio, insieme a Jana, Tom prende in gestione la storica trattoria Gostilna Bak e per rispetto ai vecchi proprietari mantiene il nome originale. Gennaio 2017, passati da allora sei anni, la grande svolta: Tom e Jana iniziano la nuova avventura e inaugurano Valeria 1904, trattoria e hotel.
Dalla grande passione per la cucina e per il territorio del Carso dello chef Tom Oberdan, nasce la nostra cucina “domača”.Da sempre appassionato cuoco, Tom predilige e fa ampio uso di prodotti genuini e stagionali, soprattutto piatti legati al territorio. Pasta, pane e dolci fatti in casa e poi i piatti di carme alla brace, con i quali Tom esprime il massimo di sè e della sua passione. Un tripudio di sapori semplici e genuini.
Saleta è invece uno spazio informale e versatile da frequentare a pranzo per pasti veloci,oppure alla sera dall’aperitivo – cena, fino al dopo-cena.
Lo chef Tom propone piatti freddi e caldi, generalmente proposte fresche di giornata in base alla disponibilità del momento.Il menù, sempre differente, pone un occhio di riguardo ai prodotti locali genuini e freschi di giornata.La saletta può inoltre essere riservata per occasioni speciali o particolari ricorrenze.





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