Quello
 che stiamo attraversando è un marzo cupo, che non ci aspettavamo. Sono 
giorni difficili, non sembrano finire. Per fortuna ogni tanto c’è 
qualche chiarore, qualche piccolo motivo di soddisfazione che 
alleggerisce il peso del momento. È il caso dell’articolo pubblicato sul
 numero di marzo di “Altreconomia”, scritto da Chiara Spadaro e dedicato alle latterie turnarie,
 che si sono organizzate per fare rete. Non tutte, anche se in attività 
ne restano pochissime (una dozzina unicamente nell’arco alpino, Slovenia
 compresa). Campolessi, Peio, Valmorel e la comunità di allevatori del 
comprensorio di Tolmin si sono proposte di collaborare in modo attivo: 
su iniziativa dell’Ecomuseo delle Acque e di Slow Food Italia hanno 
partecipato alla stesura di un decalogo – la Carta dei princìpi delle latterie turnarie – e si stanno organizzando per dotarsi di un marchio comune che le renda riconoscibili.
I
 valori che le accomunano sono numerosi: dalla qualità del latte 
all’artigianalità del formaggio, dall’alimentazione naturale delle 
bovine al benessere animale, dalla conduzione familiare all’economia di 
relazione. A Gemona, in occasione dell’edizione 2019 della “Festa del 
Formaggio”, queste realtà si sono incontrate, hanno discusso dei loro 
problemi, si sono confrontate con altre latterie friulane interessate al
 progetto. La volontà è di avviare un tavolo di lavoro permanente e di 
valorizzare tutte assieme un modello che, nonostante i tempi difficili, 
ha buone prospettive per confermarsi. L’articolo di Altreconomia
 costituisce un riconoscimento importante, da parte di una rivista 
indipendente che dedica ampio spazio all’economia solidale, capace di 
rispettare diritti, ambiente e benessere.
«È
 fondamentale riuscire a fare rete: insieme sarà più facile far 
“scoprire il valore sociale che garantiamo alle nostre montagne 
spopolate”, come dice Ilaria, aiuto casara del Caseificio di Peio, e 
anche “resistere alla globalizzazione del gusto e all’uniformità dei 
sapori”, osserva Sergio, segretario della latteria di Valmorel. 
D’altronde, lo stesso Palomar – il personaggio del romanzo di Italo 
Calvino – in coda in un negozio di formaggi, quando è il suo turno, 
“ripiega sul più ovvio, sul più banale, sul più pubblicizzato, come se 
gli automatismi della civiltà di massa non aspettassero che quel suo 
momento di incertezza per riafferrarlo”. Le latterie turnarie coprono lo
 spazio di quell’incertezza, a favore della biodiversità e della 
stagionalità». Un modello, quello turnario, che sarebbe piaciuto al 
compianto Gianni Mura.
Costretti
 in casa proviamo a trascorrere il tempo in modo intelligente: leggendo,
 studiando, approfondendo. Chi volesse leggere l’articolo di Chiara 
Spadaro, può farlo sottoscrivendo fino a maggio un abbonamento gratuito ad Altreconomia.

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