Il Vermouth di Torino è il vino aromatizzato
ottenuto in Piemonte a partire da uno o più prodotti vitivinicoli
italiani, aggiunto di alcol, aromatizzato prioritariamente da Artemisia unitamente ad
altre erbe e spezie.
_Decreto Ministeriale 1826 del 22 marzo 2017.
Con il Decreto Ministeriale n. 1826 del 22 marzo 2017, il
Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali riconosce il
Disciplinare di produzione «Vermut di Torino»/«Vermouth di Torino» che prevede
la protezione della indicazione geografica e definisce i requisiti
produttivi e commerciali dello storico aperitivo torinese.
Conosciuto nel mondo per la tradizione e la storicità della produzione, il Vermouth
di Torino è un vino aromatizzato nato nel XVIII secolo ai
piedi delle Alpi e apprezzato alla corte reale dei Savoia. La sua fama
è indissolubilmente legata al Piemonte e a Torino, dove
nel 1800 si sviluppò una vera e propria aristocrazia di vermuttieri grazie ai
quali, in misura e modi diversi, la diffusione del Vermouth di Torino divenne
internazionale, raggiungendo in tutto il mondo una grande risonanza.
Nel corso degli anni si è assistito all’evoluzione delle tecniche di
lavorazione: le nuove si sono affiancate alle più antiche, senza sostituirle,
e la loro coesistenza continua ancora oggi a preservare e a valorizzare la
tradizionale produzione di questo prodotto.
Accenni storici
Il vermouth, deve il suo nome al termine tedesco Wermut usato
per definire l’Artemisia Absinthium.
La ricetta del vinum absinthites a base di erbe ha radici
antichissime, ma con il Rinascimento l’ampio utilizzo delle
spezie orientali in Europa permise di arricchire la ricetta connotandola con
nuove note aromatiche, come cannella, chiodi di garofano e
rabarbaro. A partire dalla metà del Quattrocento il Piemonte inizia
ad attestarsi come conoscitore dell’arte della distillazione e, nel
Settecento, i liquoristi di Torino godevano di ampia celebrità. È proprio dal
capoluogo piemontese che ha inizio l’evoluzione del Vermouth di Torino come lo
conosciamo oggi, da bevanda medicinale ad aperitivo conviviale.
A Torino i liquoristi e i confettieri erano iscritti all’Università dei
Confettieri e Liquoristi della Città di Torino, una confraternita di arti e
mestieri che riuniva tutti i produttori dei nuovi liquori che negli anni
seguenti avrebbero reso grande la tradizione piemontese.
A metà Ottocento, a Torino, erano 42 i venditori di distillati e 30 i
produttori di liquori che contribuivano a portare prestigio e ricchezza nel capoluogo
piemontese.
Sono loro che creano le nuove ricette di vino aromatizzato e
producono i primi Vermouth di Torino in bottiglia, realizzando un
prodotto dolce, balsamico, alcolico e conservabile.
Risale al 1833 la prima pubblicità di questo nuovo
prodotto di Torino, diverso da tutti gli altri e descritto come il “vero
vino balsamico detto Vermut di Torino”. Da questo momento tutti riconoscono
che nel capoluogo sabaudo sia nato uno stile diverso, più dolce e aromatico.
La nuova bevanda inizia ad essere apprezzata anche fuori Torino, ma il
vero successo arriva a metà Ottocento, quando per la prima volta viene
presentata alle Fiere internazionali, ed esportata, inizialmente, in Francia e
in Spagna, e poi fuori dall’Europa, principalmente in America
Latina, dove erano numerose le colonie di italiani, e negli Stati
Uniti dove diventa subito protagonista della cultura dei
cocktail.
All’inizio del Novecento inizia a diffondersi il “Vermouth bianco”,
che si distingue per il colore più tenue, e per le caratteristiche note
floreali e agrumate, decretando una vera e propria rivoluzione del
mercato. A partire dagli anni Venti del Novecento inizia ad affermarsi
anche il “Vermouth rosso”, colorato con il caramello come richiesto
dal mercato americano.
La normativa italiana riguardante il vermouth inizia con
il Regio decreto-legge del 9 novembre 1933, n. 1696, il quale fornisce
indicazioni generali al fine di caratterizzare il prodotto (gradazione alcolica
minima, tenore zuccherino, percentuale in volume del vino base e delle sostanze
aggiunte). Il primo Regolamento comunitario che individua le Indicazioni
geografiche per i vini aromatizzati è il Regolamento CE n. 1601 del 10 giugno
1991, che per la prima volte riconosce e tutela il Vermut di Torino.
Nel 2014 fu il seminario dal titolo premonitore “The Vermouth Institute”,
realizzato a New Orleans negli stati Uniti, a riaccendere l’attenzione sul
bisogno urgente di proteggere non solo una denominazione, ma il prodotto
stesso, che la legge americana, molto più elastica di quella dell’Unione
Europea, avrebbe permesso di produrre senza le caratteristiche che ne hanno
delineato, in Italia, storia e carattere.
I produttori italiani presenti a New Orleans trovarono così le ragioni di
ritrovarsi al tavolo dell’Unione Industriale di Asti: iniziò così
l’ultima importante fase del percorso, reso più facile da un nuovo spirito
costruttivo e collaborativo tra i produttori che portò alla prima bozza della
legge, grazie anche al sostegno di FEDERVINI, vagliata dalla Regione Piemonte,
quindi trasformata in legge dello stato Italiano nel marzo 2017 e
inviata alla Commissione Europea per la successiva ratifica.
Il 2017 vede la nascita dell’Istituto del Vermouth di Torino, con Roberto
Bava come primo Presidente, Giorgio Castagnotti come Vice Presidente, e tutti i
soci fondatori presenti in consiglio direttivo. Questa associazione crea le
premesse alla costituzione del Consorzio del Vermouth di Torino, avvenuta poi
nel 2019.
Il metodo di produzione
Requisito fondamentale per la produzione del Vermouth di Torino è
la qualità del vino: bianco o rosso, deve
avere struttura e acidità per sorreggere gli aromi e
bilanciare lo zucchero. Una volta selezionata la base alcolica, vengono
aggiunti gli estratti di erbe aromatiche e di spezie, fiori, semi,
radici e cortecce, estratti ottenuti mettendo in infusione le erbe e le
spezie in una soluzione idroalcolica per 15-20 giorni. Questi vengono poi miscelati
con lo zucchero e il vino e lasciati a maturare in vasche di
affinamento. Infine, una volta filtrata la bevanda, si procede con
l’imbottigliamento.
La zona di produzione
Comprende l’intero territorio del Piemonte.
Le caratteristiche sensoriali
Il Vermouth di Torino deve avere colore da bianco a giallo paglierino fino
a giallo ambrato e rosso: le singole caratteristiche sono legate agli apporti
cromatici determinati dai vini, dalle sostanze aromatizzate e dall’eventuale
impiego del caramello. Odore intenso e complesso, aromatico, balsamico,
armonico, talvolta floreale o speziato. Sapore morbido, equilibrato tra le
componenti amare – indotta dalla caratteristica aromatica dell’Artemisia – e
dolci, che variano a seconda delle diverse tipologie zuccherine. Titolo
alcolometrico tra il 16% vol. e 22% vol.
Gli ingredienti
Protagoniste del Vermouth di Torino sono le piante che appartengono al
genere Artemisia ed in particolare le specie A.absinthium e A.pontica
coltivate o raccolte in Piemonte. La base è composta da vino bianco, rosato o
rosso, aromatizzato con un blend di estratti naturali ottenuti da una
ricchissima tavolozza di erbe e spezie. La dolcificazione può essere data da
zucchero, mosto d’uva, zucchero caramellato o miele. Il colore ambrato si
ottiene esclusivamente dall’aggiunta del caramello.
La classificazione
Il Vermouth di Torino viene classificato in base
al colore (Bianco, Ambrato, Rosato o Rosso) e alla quantità di
zucchero impiegata nella sua preparazione. Può essere, quindi, Extra
Secco o Extra Dry, per prodotti che contengono meno di 30
grammi di zucchero per litro, Secco o Dry, per vermouth con meno di
50 grammi per litro, e Dolce, per quelli con un tenore di zuccheri
pari o superiore ai 130 grammi per litro.
Il disciplinare che tutela il Vermouth di Torino prevede anche la
tipologia Vermouth di Torino Superiore che si riferisce a
prodotti con un titolo alcolometrico non inferiore a 17% vol., realizzati con
almeno il 50% di vini piemontesi e aromatizzati con erbe –
diverse dall’assenzio – coltivate o raccolte in Piemonte.
I Soci e Marchi del Consorzio
Sono attualmente 23 le aziende storiche
che producono e distribuiscono in tutto il mondo il Vermouth di Torino:
Antica Distilleria Quaglia, Antica Torino, Arudi, Cav. Pietro Bordiga,
Calissano - Gruppo Italiano Vini, Carlo Alberto, Carpano - Fratelli Branca
Distillerie, Casa Martelletti, Giulio Cocchi, Chazalettes, Cinzano - Davide
Campari–Milano, Del Professore, Drapò - Turin Vermouth, Erbe Aromatiche
Pancalieri, Gancia & C., La Canellese, Luigi Vico, Martini & Rossi,
Peliti's, Giacomo Sperone, Tosti1820, Ulrich, Vergnano.
Il Consorzio del
Vermouth di Torino
Il Consorzio ha per scopo principale la tutela, la promozione, la
valorizzazione, la vigilanza e la cura generale degli interessi della IG
“Vermouth di Torino”. Il Consorzio svolge nei confronti di tutti i soggetti
sottoposti al controllo della IG “Vermouth di Torino”, attività di valorizzazione
e promozione della denominazione e dei marchi connessi, attività di tutela
e cura degli interessi della denominazione e di informazione del
consumatore, attività di vigilanza, nonché ogni altra attività e/o
funzione attribuita, delegata o consentita dalla normativa vigente.
Dopo oltre vent’anni di lavori, nel 2019 è nato il Consorzio per volontà
dei produttori di Vermouth che, consapevoli della necessità di una
regolamentazione, hanno definito insieme un disciplinare di produzione
approvato dal Decreto del 22 marzo 2017, con cui il Ministero delle Politiche
Agricole Alimentari e Forestali ha regolamentato l’indicazione geografica
Vermut di Torino/Vermouth di Torino. Il Consorzio del Vermouth di Torino è
l’organo che valorizza, promuove e tutela la denominazione e i marchi a esso
collegati.
Attualmente il Consorzio del Vermouth comprende 23 Soci ed è presieduto da
Roberto Bava. Vicepresidenti sono Marco Pellegrini e Pierstefano Berta con
funzione di Direttore.
La sede legale è a Torino con uffici operativi ad Asti.
È sempre l’ora del Vermouth di Torino.
Grazie
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