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mercoledì 23 giugno 2021

Cultura e Spettacolo: le competenze ci sono, con il PNRR ci sono anche le risorse, quello che manca è una regia, una visione imprenditoriale, di pianificazione e programmazione, lontana dallo stampo volontaristico anni ’70.

 

I contenuti emersi dal secondo appuntamento con gli Stati Generali Mondo Cultura e Spettacolo in diretta on line da Parma
Parma, 22 giugno 2021, Palazzo del Governatore_Secondo appuntamento in diretta on line da Parma, Capitale Italiana della Cultura 2020+21, con gli Stati Generali Mondo Lavoro della Cultura e dello Spettacolo: ieri pomeriggio la riflessione è stata sulle competenze necessarie per lo sviluppo del comparto.

Chiara l’analisi: le competenze ci sono, grazie a Università, ITS e all’eccellenza delle scuole di specializzazione. Con il PNRR adesso ci sono anche le risorseQuello che manca è una regia in grado di pianificare e programmare, come farebbe un’impresa, una valorizzazione anche del patrimonio culturale diffuso al di fuori dagli itinerari più gettonati.
 
Come ha spiegato Romano Benini, docente universitario, esperto della Presidenza del Consiglio: «Le centinaia di migliaia d’imprese culturali e creative in Italia rappresentano 7-8% del mercato del lavoro. Se si valorizza il patrimonio culturale possono, senza problemi, raggiungere il 10%. Vuol dire occupazione e sviluppo. Ma bisogna non lasciare i Comuni da soli. Esiste un patrimonio enorme e poco visitato che il turismo mordi e fuggi non premia. Eppure, il turismo verso i borghi è cresciuto del 25% negli ultimi 4 anni. Vuol dire che c’è richiesta di quel turismo esperienziale che riconosce la cultura non solo nei beni fisici che costituiscono il nostro patrimonio, ma anche nella storia, nelle tradizioni e nel cibo. C’è bisogno di figure professionali adeguate e di programmazione in grado di valorizzare il nostro patrimonio culturale diffuso prescindendo dai flussi quantitativi degli approdi delle navi da crociera. Quantità e qualità non vanno necessariamente insieme. Il mercato culturale potenziale in Italia è enorme, occorre creare e orientare la domanda».
 
«La Cultura è un settore industriale. Come tale, ha bisogno d’ingegnerizzare i processi – secondo Massimiliano Zane, consulente, esperto in economia e politiche della cultura e dello sviluppo territoriale – e di lavorare affinché l’offerta influenzi la domanda. È un settore che va reinterpretato».
Alla domanda se servono nuove competenze o se le competenze necessarie sono già disponibili sul mercato, Zane risponde: «Quali nuove competenze se non sappiamo ancora dove stiamo andando?». La cultura è sempre più fatta di sistemi organici, all’interno dei quali debbono innestarsi specializzazioni verticali.

Le competenze ci sono, la normativa anche. Servono strumenti interpretativi, la capacità di interloquire con il riferimento giusto e una visione strategica sul futuro.
I grandi fondi, dal PNRR a Horizon, hanno orizzonti di 6/7 anni, la programmazione del comparto si deve adeguare a questa gittata.

«Bisogna guardare di più alla relazione tra pubblico e privato. La normativa sul partenariato esiste, i PPP e i PSP; ora devono essere interpretati. In Inghilterra i partenariati in essere sono più di 350, da noi meno di una dozzina».

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