Khanu Gandhi, Mahatma Gandhi nella zona colpita dai disordini di Noakhali, Novembre 1946 Courtesy The Estate of Kanu Gandhi & PHOTOINK |
Si parte da Kanu Gandhi, nipote del Mahatma, che ha ritratto in pubblico come in privato Mohandas Karamchand Gandhi negli anni in cui professava la disobbedienza civile, viaggiando in treno da una città all’altra e incontrando politici e militanti, raccogliendo emozionanti immagini dell’India impaziente nel volersi affrancare dal dominio britannico, pronta e solerte nel seguire il suo leader e abbracciare l’attivismo nonviolento da lui esercitato. Bhupendra Karia esplora l'India rurale, Pablo Bartholomew racconta le città di Delhi, Bombay e Calcutta con l'entusiasmo della gioventù, Ketaki Sheth annota sulla pellicola 35 millimetri la metamorfosi in atto già da qualche anno a Bombay a seguito del boom edilizio. Manifesto esplicito di un primo importante cambiamento nel Paese è il lavoro di Sheba Chhachhi, attivista e cronista del movimento femminista indiano. Raghu Rai, considerato oggi unanimemente uno dei maestri della fotografia indiana, riunisce nelle sue fotografie i quattro decenni che intercorrono tra gli anni Sessanta e il Duemila. |
Dileep Prakash, Edith Garlah, Mussoorie, 2005 Courtesy Dileep Prakash & PHOTOINK |
Anita Khemka, da Laxmi, 2003-2020 © Anita Khemka |
Nel nuovo millennio la fotografia indiana inizia a circoscrivere il proprio campo d’indagine affrontando temi e questioni urgenti come, ad esempio, i diritti della comunità LGBT. Diari privati, raccolte di immagini e album fotografici pazientemente assemblati negli anni: così si presentano i lavori di Sunil Gupta, Anita Khemka, Serena Chopra e Dileep Prakash raccontano storie individuali che assumono valore universale. Anita Khemka ci ricorda che gli Hijra (transessuali) esistono da secoli nella sottocultura del subcontinente indiano, tanto da essere sovente citati nei racconti della tradizione popolare e in letteratura. Dileep Prakash ha speso oltre due anni viaggiando e visitando diverse comunità, con l’obiettivo di capire quanto il legame fra due differenti culture perduri vivo e autentico. Vicky Roy con il suo lavoro di fotografo affronta un dramma irrisolto e di costante attualità della società indiana: sono oltre dieci milioni i bambini indiani orfani o abbandonati che vivono per strada mendicando, vittime di abusi e sfruttamento. Amit Madheshiya nelle sue fotografie ritrae i volti perduti, stupiti e rapiti di indigeni che assistono alla proiezione di film sotto tendoni improvvisati di cinema itineranti. L’altra faccia dell’India contemporanea, quella che vive nei villaggi e assiste, impotente, alla grande trasformazione in atto nel subcontinente è al centro dei lavori di Senthil Kumaran Rajendran, VinitGupta, Ishan Tanka e Soumya Sankar Bose. Uzma Mohsin con il suo coraggioso lavoro dall’emblematico titolo Songkeepers analizza i meccanismi che regolano la protesta civile, e soprattutto le conseguenze che questa azione provoca oggi in India. |
Amit Madeshiya, da Cinema Travellers, 2010-2014 Courtesy Amit Madheshiya & PHOTOINK |
Urvashi, III, Ritratto di scena, Gulmohar Park, Delhi, 1990 Courtesy Sheba Chhachhi |
Alla preview stampa di venerdì 10 novembre saranno presenti gli artisti Pablo Bartholomew, Amit Madheshiya, Ishan Tanka e Senthil Kumaran Rajendran, protagonisti di un TALK alle 17.30 che precederà l’inaugurazione, moderato da Filippo Maggia. Accompagna la mostra il catalogo India oggi. 17 fotografi dall’indipendenza ai giorni nostri, a cura di Filippo Maggia, pubblicato da Electa Photo. |
Bhupendra Karia, Vecchie abitazioni di Bombay, da Transition and Trajectories, 1970 The Estate of Bhupendra Karia courtesy sepiaEYE |
Gli artisti in mostra: Kanu Gandhi, Bhupendra Karia, Pablo Bartholomew, Ketaki Sheth, Sheba Chhachhi, Raghu Rai, Sunil Gupta, Anita Khemka, Serena Chopra, Dileep Prakash, Vicky Roy, Amit Madheshiya, Senthil Kumaran Rajendran, Vinit Gupta, Ishan Tanka, Soumya Sankar Bose, Uzma Mohsin. |
Devikripa, III, Incontro dopo il pogrom dei Sikh, Delhi 1985 Courtesy Sheba Chhachhi |
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