Sergio Floriani parte dalle tracce dell’uomo, dall’impronta lasciata come segno d’identità (unica e personale), per arrivare all’infinito. Il suo è un percorso evolutivo che comprende il segno, la forma e lo spazio, ma non dimentica il dialogo continuo con la materia, che gli fa perlustrare le possibilità della pittura e della scultura (due elementi che nelle opere di Floriani convivono sempre) e spazia dall’acciaio corten allo stagno, dalla catramina su carta giapponese alla sabbia su piombo, mentre il colore a volte si accende nelle tonalità più vivaci, quasi pop, e altre, per esempio quando racconta i contorni del lago o allude alle voci dell’anima, è capace di raccogliersi in tenui e silenziose gradazioni.
La mostra è visitabile fino al 28 maggio al Castello di Novara, per poi proseguire a giugno, con una selezione di opere, a Villa Gippini (Orta San Giulio) e raccoglie gli ultimi trent’anni di lavoro dell'artista, attraverso un cammino che non vuole essere cronologico, bensì tematico e iconografico.
Il percorso, a Novara come ad Orta, parte dalle grandi sculture in acciaio corten e stagno, che sono un segno identificativo del lavoro dell’artista.
Nessun commento:
Posta un commento