Costigliole d’Asti, 28 maggio 2023 - “Fare rete e creare valore sostenibile” è il messaggio lanciato all’unisono durante la seconda edizione de Il Convivio, evento organizzato da Mura Mura dedicato quest’anno a “L’Agricoltura nel 2023: biologica, biodinamica o…”.
Il Convivio, fondato nel novembre del 2021 da Federico Grom e Guido Martinetti, amici fraterni e fondatori di Mura Mura - azienda di 30 ettari coltivati a vigneti e frutteti che sorge sulle colline al confine con le Langhe, è un luogo esclusivo di incontri di respiro internazionale, uno spazio dedicato al confronto dove la cultura genera cultura e dove fermarsi a riflettere e discutere su macro temi di attualità.
L’appuntamento di questo anno dedicato
all’agricoltura ha visto alternarsi grandi ospiti di calibro internazionale sul
palco allestito nella suggestiva sala di affinamento della cantina Mura Mura.
A moderare l’intero dibattito con sagacia e lucido realismo il padrone di casa Guido Martinetti, che fin dall’inizio ha posto l’accento sull’obiettivo della giornata, “aprire la mente, ascoltare più opinioni possibili e non cercare risposte ma porre domande sul tema della sostenibilità”, quest’ultima da sempre specchio mutevole del contesto storico vissuto.
Comprendere e discutere di un tema così complesso e ampio, alcune volte contraddittorio, come lo sono il mondo del biologico o della biodinamica, ha stimolato l’interesse del pubblico e gli interventi dei relatori che hanno restituito una visione molteplice e variopinta, ma da approcciare con “rigore e mentalità aperta”, parole suggerite dallo stesso Guido Martinetti.
Le soluzioni per fare bene sono quindi molteplici, ma quali processi adottare? Biologico, biodinamico, lotta integrata… o convenzionale? Quale scegliere?
Il dibattito è
cominciato con i due brillanti interventi di Lydia e Claude Bourguignon,
massimi esperti di microbiologia
del suolo e fondatori del Laboratoire
d'Analyses Microbiologiques des Sols, che grazie ai loro studi hanno
illustrato quanto sia importante preservare e nutrire la biodiversità del
sottosuolo, per ottenere un’espressione di terroir di grande qualità.
Con Christian
Magliola di Valoritalia, è stata
compiuta una grande disamina del complesso mondo delle certificazioni
sostenibili, con lo scopo di comprenderne meglio le potenzialità ma anche i
limiti: le certificazioni sono imprescindibili per garantire un certo grado di
sostenibilità, ma quanto tempo è giusto dedicare ad esse?
Sorge quindi spontaneo un crescente bisogno di
sostenibilità sociale, tema centrale dell’intervento di Giancarlo Gariglio di Slow
Wine, che si è soffermato sull’essenza culturale del vino, spesso
sottovalutata rispetto alla sua dimensione economica. La necessità è quella di
allargare l’attenzione non solo alla sostenibilità ambientale ma soprattutto a
quella sociale, educando e creando valore culturale. In che modo? Con la
volontà di stringere collaborazioni virtuose e fare unione tra produttori,
operatori e appassionati, con momenti di dialogo e apprendimento.
Con Francesco
Minetti di Well Com si è
riflettuto come la capacità di comunicare certi valori, ad esempio biologico o naturale, possa fare la
differenza per un’azienda. In un esperimento da lui condotto assieme
all’Università IULM e al Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di
Verona è emerso quanto il consumatore non dia un valore diverso al vino
certificato come biologico rispetto a quello non certificato, e quindi definito
genericamente “naturale”. Un dato sorprendente che, tra le molteplici
osservazioni da fare, giustifica forse il motivo per cui molti produttori
preferiscano comunicare il loro vino non come biologico bensì come naturale,
senza avvalersi di certificazioni e risparmiando tempo e risorse
economiche. È forse una direzione verso una sostenibilità più sociale? Come
garantire quindi quella ambientale?
Sollevati questi interrogativi è stato il momento dei produttori del mondo del
vino, che hanno portato sul palco de Il Convivio il loro approccio e la loro
esperienza sul campo: Giulio Bruni
di Tenuta Tascante - Tasca d'Almerita,
Alessandro Ceretto di Ceretto Winery, Bernard Zito di Zito e Pierre Larmandier di Larmandier Bernier si sono concentrati
sui processi e le metodologie biologiche e biodinamiche in uso nelle proprie
tenute, mentre Elisabetta Foradori
di Foradori e Mateia Gravner di Gravner
hanno esortato ad alzare lo sguardo dalla propria vigna e a concentrarsi sul
mondo circostante, ricercando soluzioni per una viticoltura integrata
all’ecosistema naturale.
Ha parlato invece di azienda multifunzionale Roberto
Martini di Cor-nus, che non è un
produttore di vino bensì un allevatore, apicoltore e produttore di formaggi.
Con la sua attività in Liguria ha scelto di non aderire a nessun marchio,
poichè crede che sia giusto trasmettere al consumatore la propria filosofia e
personalità, libera dai vincoli delle certificazioni e definita dai limiti e dai valori etici e sostenibili
che essi stessi si pongono quotidianamente.
A chiudere il pomeriggio di confronto l’intervento
di Danilo Guerrini, Presidente Relais&Chateaux Italia e Maître de Maison di Borgo San Felice, che
ha restituito al pubblico il punto di vista del mondo che si occupa di
ospitalità sul tema della sostenibilità, rimarcando come il fare rete comune,
dai produttori fino ai consumatori, sia la miglior via per perseguire la
qualità e il rispetto dell’ambiente.
Esperienze, idee, aneddoti e riflessioni. Tanto è
quanto emerso dalla seconda edizione de Il Convivio di Mura Mura. Sicuramente
sono state confermate le premesse di Guido Martinetti espresse a inizio
dibattito: c’è una forte necessità di porre le giuste domande a temi quali il
Biologico e il Biodinamico, rifuggendo dalla ricerca di facili e ingannevoli
certezze.
Oggi si assiste a una fase
di esistenza mutevole e rapida dove questi temi sono ancora incerti, percepiti
- ma non conosciuti realmente - dal grande pubblico, e quindi perfettibili.
All’esigenza di trovare
una via improntata a una sostenibilità più solida si riscontra il sentimento
comune di adoperare un approccio più umano e umanista: è necessario avere
coraggio, di credere in ciò che si fa e in come lo si fa.
Perseguire la
sostenibilità sociale è forse il primo passo per un presente ricco di valori e
qualità, così come al momento sembrano non esistere processi e metodologie di
gestione dell’agricoltura perfette, da perseguire pedissequamente. A meno che
la scelta non sia valoriale, ma una mera azione di marketing, finalizzata alle
vendite.
Avere un approccio fermo,
rigoroso nel momento della scelta, alzare gli occhi e guardare in modo ampio e
illuminato la natura come le persone, la società civile come le aziende, ci può
forse portare “a riveder le stelle”.
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