Il percorso espositivo
Tele di grandi e piccole dimensioni, sculture e disegni contaminano gli spazi espositivi. In mostra le opere di: Elena Hamerski, Greta Pllana, Riccardo Garolla, Luca Zurzolo e Giacomo Cossio che riflettono sul tema uomo-natura. Il percorso artistico umano, così come quello scientifico e filosofico, riflette sin dagli albori della civiltà il rapporto che abbiamo con la natura. Originariamente, per sopravvivere, l’essere umano ha dovuto difendersi dalla natura e di essa cibarsi, l’arte era sacra e propiziatoria, l’ambiente circostante era sì l’unica fonte di risorse essenziali per la vita, ma era al contempo mistero e minaccia e ciò ha costretto l’uomo a tentare di conoscerlo, a viverlo profondamente e quindi a rispettarlo. L’istinto conservativo lo ha però portato a proteggersi e gradualmente a separarsi dalla natura. Questo atteggiamento, in principio indispensabile, ha sempre più determinato i comportamenti dell’uomo nella sua relazione con l’ecosistema. Il rapporto tra uomo e natura è senz'altro presente in qualsiasi fase della storia e della cultura umana, da sempre studiata nelle sue infinite sfaccettature e presente tanto nelle ambiziose teorie filosofiche universali quanto nella produzione artistica di ogni epoca.
L’uomo, in principio debole e fragile di fronte alle complessità dell’ecosistema intorno a lui, ha nel tempo sviluppato la struttura della sua società fino a perdere il contatto diretto con le sue radici: si è allontanato da esse, fino ad arrivare ad uno sviluppo tecnologico e ad una lontananza spirituale dalla natura tali da portare a compimento la mutazione della natura da soggetto a oggetto, soprattutto a oggetto di sfruttamento.
In questa mostra ognuno dei cinque artisti interpreta una delle cinque fondamentali accezioni di questo lungo e complesso rapporto: uomo è natura, natura e uomo, uomo contro natura, uomo senza natura, e natura senza uomo, offrendo l’opportunità di esplorare questo imprescindibile e più che mai attuale argomento in chiave artistica e personale.
Elena Hamerski affronta il tema “uomo è natura”. La sua ricerca artistica è caratterizzata dall'interesse per il mondo naturale in stretto contatto con il mondo artificiale, un'analisi scientifica ed emotiva del mondo in cui viviamo. Ciò che l'affascina di più è proprio la doppia faccia della medaglia: da una parte il lato materno della natura e dall'altro quello matrigno. Il più delle volte sono entrambi contenuti nello stesso elemento. Da un punto di vista tecnico l’artista utilizza materiali che compiono processi naturali. Come l'olio di lino che cambia nel tempo. I disegni che realizza con questo materiale sono “vivi”, nel tempo mutano perchè si ossidano. In mostra i suoi disegni su carta: Foresta neradove la natura viene osservata attraverso una forma che la contiene e ci guida nella lettura dell’immagine e Denatura, serie concepita e realizzata durante il primo lockdown del 2020 quando il suo sguardo si è posato su quelle piante di cui abbondano molte case oggi, frammenti di natura, anche di grandi dimensioni, che, come objet trouvé, vengono spostati dal loro habitat naturale e originario, per abbellire le nostre case ed essere di conforto alle nostre anime. I disegni in mostra sono meticolose rappresentazioni di piante dalle forme e foglie eterogenee, tutte all’interno del loro vaso. L’artista ha utilizzato esclusivamente grafiti dal diverso tratto: i disegni sono quasi tutti in bianco e nero, anche se l’olio di lino, che è ormai un elemento caratteristico del suo lavoro, conferisce al background una tonalità giallastra, a tratti tendente all’arancione. In questa serie è visibile come la contingenza straordinaria del lockdown abbia dato origine a una riflessione più ampia, quasi universale, sul rapporto dialettico, non privo di tensioni, tra uomo e natura. Altra opera in mostra Non avere paura. Tutto punge che mette inscena un’altra tipologia di opera molto cara ad Elena Hamerski quella del libro d’artista. Qui viene richiesto al fruitore un maggior sforzo di coinvolgimento attraverso il gesto dello sfogliare le pagine e attraverso la narrazione del libro che comunica a più vie.
Greta Pllana “natura e uomo”, artista di origine albanese basa la sua ricerca artistica sulle sue radici. Le tele in mostra nascono grazie a fotografie che l’artista trovava in album di famiglia. Situazioni urbane come gli edifici non finiti che diventano i soggetti principali delle sue opere. Le opere raccontano dei suoi viaggi in Albania durante i quali l’artista racconta di sentire la necessità di girare per le città senza una meta e scattare foto. Nascono così composizioni interessanti, strutture urbane lasciate a sé stesse ma che in un qualche modo riprendono vita anche grazie alla vegetazione che li ricopre. Greta Pllana è affascinata da queste immagini in cui utilizza spesso la natura, intesa come vegetazione. Ma le foto che scatta per poi comporre le tele non si rifanno solo al paesaggio urbano e alla sua trasformazione ma a scatti più intimi, più quotidiani, che possono riprendere momenti di vita legati ad alcune tradizioni della sua terra d’origine.
Il progetto di cui fanno parte le opere proposte da Luca Zurzolo per VISION 23 “uomo contro natura” racconta di un uomo occidentale che crede di essere connesso alla natura ma che in realtà non lo è. Il visitatore si trova infatti davanti immagini di natura viva che sovrastano e rendono inerme quest'uomo che non sa come districarsi all'interno del creato più spontaneo. I lavori esposti: Fermare il tempo è impossibile, Resti, Studio di testa, Fino a perdere la forma e Eupnea sono formati anche da parti di vegetazione reale e viva, di conseguenza, essendo appunto vere e vive, si modificano nel tempo, si degradano, muoiono e resuscitano.
Riccardo Garolla “uomo senza natura” presenta il ciclo di opere Lu malamuri, che vuole rintracciare una voce antica, la natura. Le opere sono immagini che si accendono sul passato dell'individuo, su situazioni vissute, su accadimenti che nel tempo si sono persi nella memoria.
Le opere non seguono un ordine cronologico, sono immagini che appaiono come lampi, illuminando alcuni attimi della trama di sottofondo della vita. L'uomo senza natura, isolato, che è alla ricerca di una sua biografia sepolta, sceglie di entrare nel bosco dell'inconscio, nella sua natura interna, dove può svelare le trame che lo muovono, scovando immagini archetipiche, i suoi primi sguardi sul mondo, gli attimi perduti. Lu malamuri è un titolo ironico, grottesco, un ossimoro. Se nel presente manca l'amore, la cura di sé, la natura diviene il ricordo di un’amica accompagnatrice, della cura. É questa assenza che porta a mettersi alla ricerca di un bosco interiore, dove forse, in profondità, possiamo ritrovare un contatto presente, quell'unione perduta con il mondo esterno.
Giacomo Cossio “natura senza uomo” porta in mostra alcune sue opere come i “giardini portatili”.
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