La tenuta friulana di Robert Spinazzè arriva
al salone veronese con una proposta innovativa che pone al centro l’uomo e
l’ambiente presentando 6 etichette prodotte “secondo natura” con un risultato
sul bicchiere straordinario
Pravisdomini, 15 marzo 2023_La cantina friulana Terre di Ger, tra le
più importanti realtà italiane nel mondo dei vini Piwi per esperienza e
prestigio, scommette sui resistenti e si presenta al Vinitaly
(Verona, 2-5 aprile) con ben 6 vini prodotti “secondo natura” da
piante che sono fortemente tolleranti alle avversità fungine. 18 ettari
tra varietà bianche e rosse, forse una delle superfici maggiori attualmente
piantate che permettono un’ampia sperimentazione e maturazione di esperienze
sia in campagna che in cantina.
L’azienda di Robert Spinazzè, pioniere dei
vitigni resistenti a Frattina di Pravisdomini (Pordenone), al confine tra
Veneto e Friuli con vigneti anche nelle Coste del Feltrino (progetto
“Dolomiti”) e nel cuore delle colline di Jesi nelle Marche, dopo aver
inanellato una serie di successi - migliore cantina del Friuli Venezia
Giulia per etica, sostenibilità e innovazione all’ultimo Wine in Venice,
primo posto in Italia sia come miglior vino assoluto (Feltro 2021) sia
come miglior vino rosso (Caliere Rosso 2020) al Concorso nazionale
dei vitigni Piwi della Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige
(Trento) - arriva al salone veronese con un progetto coraggioso che pone al
centro l’uomo e l’ambiente per una resistenza “enoica” alla viticoltura di
massa.
Le viti Piwi
("pilzwiderstandsfähig" in tedesco) sono incroci naturali tra
vinifere europee e una piccola parte di altre vitis di origini americane e
asiatiche portatrici dei geni della resistenza e quindi sono piante in grado
di difendersi da sole dalle principali malattie della vite. Questo significa
eco-compatibilità con l’ambiente circostante, tutela della salute del
consumatore, miglioramento della qualità di vita di chi lavora in vigna e di
chi abita intorno al vigneto, riduzione delle emissioni di CO2, conservazione
della biodiversità con siepi, boschi e alberi da frutto per un bere
sano, ma con un risultato sul bicchiere straordinario.
La viticoltura, sebbene rappresenti
solamente il 3% della superficie agricola europea, utilizza il 65%
di tutti i fungicidi impiegati in agricoltura, ovvero 68 mila
tonnellate/anno (fonte Assoenologi/Vini e Viti Resistenti). Da qui la necessità
di agire.
«Nel 2007 - racconta Robert Spinazzè - ho
incontrato Erhart Tutzer, il famoso vivaista altoatesino che, fin dagli
anni ’70, faceva il breeding incrociando varietà vinifere e sperimentando nuovi
vitigni il quale mi disse: “Il cambiamento climatico sta impattando
negativamente sulla nostra viticoltura e arriveremo ad un punto dove non si
potrà più fare vino. Quello che oggi è convenzionale sarà regolato da economie
di scala e leggi industriali. La gente vuole bere sano. Ma attenzione, fare bio
sarà impossibile perché le malattie fungine si moltiplicheranno. Così, appena
le nuove varietà chiamate resistenti sono state autorizzate, seppur in
osservazione, ho deciso di piantare subito e di iniziare questo nuovo percorso
che è di confine, ma non credo ancora per molto. In Friuli ho messo le
varietà autorizzate in Regione e frutto della ricerca dell’Università di
Udine. In Veneto, invece, ho piantato i vitigni di provenienza
tedesca e altoatesina. I vini che si ottengono sono speciali per le loro
diversità. Sfumature di colore, aromi, profumi di assoluta bellezza.
Pochi sono stati i riferimenti, ma così Terre di Ger ha trovato la sua identità
proponendo sul mercato vini di grande personalità. La storia inizia
adesso con la prefazione e l’introduzione».
«In Terre di Ger siamo alla quinta stagione -
continua Spinazzè -. I bianchi sono molto aromatici. In testa il Soreli del
nostro Limine (dal latino limen, soglia/confine). Molto strutturato e
complesso ricorda il vecchio Tocai friulano. Poi il Sauvignon Kretos che ha le
caratteristiche del Sauvignon solo nel nome, per il resto è un ibrido friulano
nel bicchiere dell’Arconi (dal Rio Arcone che scorre lungo il confine
tra il Friuli Venezia Giulia e il Veneto). Nel Feltro c’è la parte
resistente del Veneto con il Solaris e il Bronner. Acidità, profumo e
struttura. Il nuovo arrivato, il Rufini (era il nome del bollo laterizio
marchiato sui mattoni delle fornaci), è uno spumante da varietà resistenti di
Souvignier Gris e Bronner prodotto con metodo Charmat lungo, al naso è mela
croccante verde, nuovo in tutti i sensi anche per il mercato. I rossi
stupiscono e “spaccano” le credenze di chi pensa che in Friuli si facciano
principalmente i bianchi. Caliere (nome delle antiche vasche naturali
dell’alto Trevigiano) e El Masut (“piccolo maso” in dialetto). Uve
Merlot Khorus e Khantus nel primo. Taglio bordolese resistente nel
secondo con l’aggiunta ai primi del Cabernet Eidos. Sorpresa e successiva
curiosità negli assaggi con il passaggio dalla piacevolezza del primo alla
robustezza e lunga beva del secondo. I resistenti possono anche essere dei
rossi importanti».
«Questo è il nostro progetto: nessuna
viticoltura difensiva, ma invece una forza verso il nuovo, l’innovazione
che spezza i dogmi conosciuti fino ad ora. Si parla sempre più insistentemente
di clima, di avversità, di viticoltura ormai colpita da eventi difficilmente
prevedibili. Se ci sono delle soluzioni che arrivano direttamente dal vivaio
e che aiutano a resistere in modo sostenibile è nostro dovere
incentivarle», conclude Spinazzè.
LA CANTINA SARÀ PRESENTE AL VINITALY AL
PADIGLIONE 6 STAND D6.
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