La
produzione resta stabile (4 milioni di forme). Il prezzo medio all’ingrosso ha
registrato un lieve calo (-5%) rispetto al 2022, ma è in decisa ripresa nel
2024
Milano, 26 marzo 2024 – Oggi, martedì 26 marzo, nel corso dell’annuale conferenza stampa
a Palazzo Giureconsulti a Milano, il Consorzio
del Parmigiano Reggiano ha presentato i dati economici del 2023. Per
la Dop, si è trattato di un anno di grandi sfide: i caseifici e gli operatori
commerciali hanno collocato sul mercato la produzione più alta, quella del 2021
(4,1 milioni di forme), in un contesto legato alle incertezze macroeconomiche
causate dai conflitti internazionali e al trend inflattivo che ha ridotto il
potere d’acquisto delle famiglie. Nonostante queste premesse, il 2023 è stato
un anno positivo. Nel complesso, il giro d’affari al consumo ha toccato
il massimo storico di 3,05 miliardi di euro contro i 2,9 miliardi del
2022, con un aumento
del 5%. Risultati positivi per
le vendite totali a volume (+8,4%), sostenute
da un andamento positivo dell’export (+5,7%), e, soprattutto, delle
vendite in Italia (+10,9%): un exploit sorretto in modo
particolare dalla convenienza relativa del Parmigiano Reggiano nei canali
retail e ingrosso, dovuta a un calo delle quotazioni del prodotto stagionato e
al contemporaneo aumento dei prezzi dei prodotti alternativi.
Tale tendenza ha coinvolto anche il mercato del “fresco”: per il Parmigiano Reggiano 12 mesi da
caseificio produttore la media annuale delle quotazioni all’origine,
pari a 10,12 €/kg, ha registrato nel 2023 un lieve calo del 5% rispetto
alla media del 2022 (10,65 €/kg).
La produzione è risultata stabile rispetto al 2022: 4,014
milioni di forme vs 4,002 milioni nel 2022 (+0,3%). Tra le provincie della zona di
origine, prima per produzione è Parma (1.350.415 forme vs 1.357.224,
-0,50%), seguita da Reggio Emilia (1.217.380 forme vs 1.245.159,
-2,23%), Modena (860.971 forme vs 849.145, +1,39), Mantova
(476.361 forme vs 455.439, +4,59) e Bologna (109.173 forme vs 95.303,
+14,55%). Tale stabilizzazione costituisce un punto di forza per guidare
il comparto verso condizioni di equilibrio negli anni di commercializzazione
2024 e 2025.
La quota Italia si attesta al 57%.
Per quanto riguarda i canali distributivi, la GDO rimane il primo (65%),
seguita dall’industria (17,1%), che beneficia della crescente
popolarità dei prodotti caratterizzati dalla presenza di Parmigiano Reggiano
tra gli ingredienti. Il canale Horeca rimane fanalino di coda, e quindi con
un enorme potenziale di sviluppo, attestandosi all’8,2% del totale. Il
restante 9,9% è distribuito negli altri canali di vendita.
Le vendite dirette dei caseifici
(per oltre l’85% in Italia, con circa 8.000 t. vendute) rappresentano il 5%
delle vendite totali e hanno registrato un forte aumento (+10,8%)
La quota export rappresenta oggi il
43%, con una crescita del 5,7%. Risultati particolarmente positivi in Spagna
(+7,8%), Francia (+6,9%), Stati Uniti, primo mercato estero per la Dop (+7,7%) e Australia (+21,8%). Uniche note
negative sono quelle registrate in Canada (-6,5%) e Giappone (-8,2%),
rispettivamente per problemi legati alle quote e al cambio. Con 31,8 milioni
di euro investiti per marketing, comunicazione e sviluppo dei
mercati nel 2023, Parmigiano Reggiano ha confermato il percorso avviato
da alcuni anni per diventare un vero brand globale, pronto ad affrontare
gli ostacoli posti da mercati estremamente vasti, ricchi di prodotti
d’imitazione e caratterizzati da una marcata confusione al momento
dell’acquisto. Il Consorzio sta lavorando assiduamente per valorizzare la
distintività della Dop, fornendo al consumatore più informazioni sulle sue
caratteristiche: la stagionatura, la provenienza, il processo produttivo e il
gusto, tutti particolari che offrono l’opportunità di differenziarsi dai
concorrenti.
La conferenza stampa, a cui hanno
partecipato in veste di relatori Nicola Bertinelli, presidente del
Consorzio, Riccardo Deserti, direttore del Consorzio, e Maddalena Fossati Dondero, direttore della Cucina Italiana e di
Condé Nast Traveller Italia, è stata anche l’occasione per discutere
delle opportunità del turismo
enogastronomico. Si tratta infatti
di un vero e proprio pilastro valoriale per il Consorzio, che vede nell’esperienza
diretta della visita in caseificio e in magazzino il veicolo più potente per
spiegare i valori e le distintività del Parmigiano Reggiano. Nel 2023, i visitatori totali nei
caseifici del comprensorio sono
stati 170.000, in
aumento del 10% sul 2022. Di
questi, 44.600 visitatori (+19% sul 2022) hanno
prenotato la visita tramite il portale
dedicato sul sito del Consorzio, di
cui la metà provenienti
dall’estero. A questi numeri
contribuisce anche Caseifici Aperti, la manifestazione promossa dal
Consorzio che due volte all’anno offre agli appassionati la possibilità di
visitare i caseifici partecipanti e scoprire i segreti della lavorazione della
Dop (l’edizione di primavera 2024 è prevista per sabato 20 e domenica
21 aprile). I due
appuntamenti del 2023 hanno infatti registrato 24.500 partecipanti,
con un aumento del 19,5% sul 2022. Il Consorzio ha dunque salutato con grande
favore l’approvazione del nuovo testo unico europeo sulle produzioni di
qualità, che entrerà in vigore nei prossimi mesi e rafforzerà ulteriormente
il ruolo dei Consorzi nella promozione del turismo enogastronomico.
«Il 2023 è stato un anno di grandi
sfide per il Parmigiano Reggiano, ma si è concluso con risultati positivi, con
vendite al +8,4% ed esportazioni al +5,7%», ha dichiarato Nicola
Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano. «Nel
prossimo futuro, il Consorzio dovrà sempre più investire sulla crescita nei
mercati esteri, che rappresentano il futuro della nostra Dop. Ciò impone una
partnership sempre più forte tra i produttori e quei commercianti che
dispongono di una rete vendite e della forza per affrontare i mercati
internazionali. È evidente come, in questo scenario, gli USA svolgano un ruolo
fondamentale; motivo per cui siamo particolarmente preoccupati dal risultato
delle elezioni di novembre, in cui rischia di prevalere una politica di
protezionismo. Nel 2024 il Consorzio compie 90 anni, ma ci sentiamo più
energici e proiettati al futuro che mai. Stiamo attraversando un momento di
forte cambiamento, in cui si profilano con chiarezza le inevitabili rivoluzioni
del futuro: il tema della sostenibilità; la gestione dei costi di produzione in
uno scenario di incertezze mondiali; la tutela nella dimensione globale dei
mercati e degli accordi di libero scambio; le nuove sensibilità dei consumatori.
Questi aspetti, centrali per il futuro della Dop e delle imprese della filiera,
si manifesteranno in ambiti che dovranno essere governati o presidiati dal
Consorzio, fondato il 27 luglio 1934 proprio sul principio della potenza
dell’azione collettiva rispetto a quella dei singoli. Insieme fronteggeremo le
sfide future».
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