Obiettivi, attività, investimenti,
organizzazione, valori. L’indagine di Wine Meridian fa emergere una
considerazione: “Di fronte ad un mondo del vino che cambia, si continua a
comunicare alla stessa maniera”.
Amorim Cork
Italia, filiale italiana del Gruppo Amorim, prima azienda al mondo
nella produzione di tappi in sughero, ha voluto essere presente con il proprio
stand al SIMEI
2022, il Salone Internazionale delle macchine per enologia e
imbottigliamento di Unione italiana vini (UIV), organizzato a Fiera Milano
(Rho) dal 15 al 18 novembre 2022 e dedicato quest’anno al tema della
sostenibilità.
Lo stand
di Amorim Cork Italia ha ospitato quattro interventi con
alcune tra le più autorevoli firme del settore vino. La location ideale per un dialogo
multidisciplinare sul tema del rispetto del vino in ogni
sua accezione e su una visione positiva e sostenibile dell’evoluzione e del
progresso.
Lavinia
Furlani e Fabio Piccoli, rispettivamente Presidente e
Direttore responsabile di Wine Meridian, chiamati a partecipare al confronto,
hanno contribuito con un intervento dal
titolo: “Confronto sulla strategia e la pianificazione necessaria alla
narrazione del vino da parte di cantine che sono sempre più brand”.
L’intervento si è focalizzato su una indagine
condotta da Wine Meridian che ha coinvolto 324 aziende del
vino con l’obiettivo di approfondire cosa significa oggi comunicare per le
imprese del vino.
Dall’indagine è emerso che la maggioranza
(85%) delle aziende investe in comunicazione, il restante 15%
non si occupa di questo aspetto ma afferma di avere delle motivazioni ben
definite: assenza di budget, tempo, personale formato, consapevolezza reale.
Far
conoscere il proprio brand ed i valori aziendali risulta
essere l’obiettivo più condiviso (59%) che le aziende mirano a raggiungere
attraverso le attività di comunicazione. Il 29% del campione ritiene che
l’obiettivo primario sia trovare nuovi clienti ed aumentare le vendite.
Le attività di comunicazione più utilizzate
negli ultimi 3 anni si sviluppano soprattutto sui social
media, ma anche, in misura inferiore, attraverso la partecipazione
a fiere/eventi, l’implementazione del sito web ufficiale,
lo sviluppo dell’e-mail marketing e di prodotti redazionali.
Solo il 14% delle imprese del vino ha una
figura interna dedicata che si occupa di comunicazione, mentre il 19% del
campione non ha nessuna risorsa impiegata su questo fronte. Il 20% delle
aziende si affida ad agenzie esterne e la maggioranza (47%) utilizza una
risorsa interna trasversale che svolge anche altri ruoli.
Il 59% delle
aziende del settore vino dedica alle attività di comunicazione una percentuale
del fatturato che va dall’1% al 5%.
Il 29% investe una percentuale del fatturato
che va dal 6% al 20% ed il 7% del campione supera il 20% del fatturato. Il 5%
non dedicata nessun investimento alla comunicazione.
Il 57% delle imprese dichiarano di
pianificare annualmente la comunicazione, il restante 43% non
si occupa di questo aspetto.
I 3
valori identitari maggiormente comunicati dalle aziende del vino
fanno riferimento alla qualità dei prodotti, al territorio,
alla famiglia. Mentre l’identità, la ricerca e l’originalità
rimangono in fondo alla classifica.
“Le considerazioni finali che
emergono da questa indagine riguardano il fatto che oggi il vino italiano si
trova di fronte ad una rivoluzione culturale, ad un approccio da parte dei
consumatori molto più laico, con meno pregiudiziali ideologiche” ha evidenziato
Piccoli. “Si coltivano molte più tendenze rispetto al passato, però c’è
un problema: c’è
un mondo che cambia, molto più segmentato, però noi continuiamo a comunicare
alla stessa maniera. Investendo poco, con poche competenze
spesso delegate e con una difficoltà a selezionare i valori che
ti rendono realmente unico e riconoscibile”.
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