Lo confermano i grandi maestri
Renato Bosco, Ezio Marinato,
Claudio Gatti e Maurizio Bonanomi.
Il 18 e 19
novembre al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano si è
svolto l'evento I Maestri del Panettone, con la presenza prestigiosa di 25
maestri del lievitato più famoso al mondo.
Negli ultimi anni
l'attenzione sul panettone è in continua crescita. Si è parlato tanto di
impasti e di lievito naturale per ottenere un prodotto soffice e alveolato; si
continua oggi a parlare di ingredienti per la farcitura che determinano aromi e
gusto del panettone.
Oggi il focus si
sta spostando su un ingrediente dimenticato e messo sempre in seconda fila: la
cottura. Per fare un buon panettone non bastano solo ingredienti di qualità,
esperienza e passione. Passaggio fondamentale è la cottura in un forno capace
di esaltare al meglio le qualità del prodotto.
Le testimonianze
raccolte sono delle più autorevoli nel panorama odierno. Come Maurizio
Bonanomi della pasticceria Merlo (Pioltello, MI) che con sicurezza afferma:
“La cottura è la fase più importante di tutto il ciclo. Se
facciamo una procedura di impastamenti corretta ma poi si sbaglia la cottura si
va a compromettere tutto il lavoro. Utilizzo solitamente due tecniche di
cottura: una in forno classico, statico e una in forno rotativo per
razionalizzare i tempi e aumentare la produttività”.
Il
maestro Renato Bosco (Saporè, San Martino Buon Albergo, VR) non ha
dubbi: “Dobbiamo valorizzare la cottura, perché è un ingrediente
alla stregua degli altri. Tanta dedizione si mette nel lievito quanta nella
fase della cottura che è fondamentale per il ciclo produttivo di un panettone o
lievitato in generale. C’è chi dice che bisogna dare una cottura rapida all’inizio,
invece io penso che bisogna valutare gli aspetti dell’impasto con una cottura
piramidale: da 160° per i primi 5 minuti e poi salire ai 170° sigillando il
calore e gelificando gli amidi e poi scendere in maniera omogenea cuocendolo
lentamente. Dobbiamo metterci in testa che la cottura è un ingrediente!”.
Ezio
Marinato
uno dei massimi esperti italiani di panificazione, già campione europeo e
campione mondiale dei panificatori “Il prodotto deve andare in cottura
quando è arrivato alla giusta lievitazione, poi la temperatura deve essere
adeguata al tipo di prodotto e per il panettone non è così semplice. Deve
essere di colore dorato, questo è indice di correttezza della cottura, perché se
è troppo chiaro significa che il calore non è stato opportuno. Il forno che
si utilizza è fondamentale, perché è fase delicatissima quella finale che
può compromettere un buon lavoro fatto in precedenza”.
Claudio Gatti (Pasticceria
Tabiano, Tabiano PR) conferma il trend: “La cottura deve essere di 1 ora
alla temperatura costante di 170°. La mia filosofia: utilizzare calore
costante sempre dall’inizio alla fine, anche se ci sono diverse scuole di
pensiero a riguardo. Moretti Forni mi permette di raggiungere il
prodotto desiderato”
Differenti
tecniche di cottura, personali per ogni grande Maestro del panettone. Come è giusto
che sia, perché la cottura non è una sola, ma va gestita in base al prodotto
che si desidera ottenere. Temperatura costante, cottura piramidale, tecniche
ancora diverse. Le vie sono tante, ma tutte presuppongono una vera “cultura
della cottura”, ovvero la conoscenza tecnica dei processi chimici e fisici che
il prodotto subisce nel forno, soprattutto se parliamo di un prodotto a
lievitazione naturale così delicato.
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