Milano, 16 dicembre 2025. BASE Milano e DOPO? presentano Performing Architecture. Stories of bodies, spaces & communities across Milan’s outskirts, un volume edito dalla casa editrice internazionale DPR Barcelona che raccoglie e approfondisce l’esperienza del festival diffuso Performing Architecture, nato dalla collaborazione tra le due realtà e realizzato dal 3 al 13 aprile 2025 nei quartieri Corvetto, Chiaravalle, Stadera, Barona e Tortona. Edito da Salvatore Peluso, il libro nasce come riflessione critica sul progetto e sul processo collettivo attivato nei mesi del festival.
Vincitore del Festival Architettura – programma del Ministero della Cultura dedicato alla promozione dell’architettura contemporanea – Performing Architecture ha trasformato la periferia Sud di Milano in un laboratorio aperto di sperimentazione, mettendo in dialogo pratiche performative e spazi urbani, e coinvolgendo comunità locali, performer, architetti e centri culturali in un ampio esercizio di immaginazione condivisa.
Il volume ripercorre e rilegge questa esperienza attraverso tre saggi firmati da Linda Di Pietro, Salvatore Peluso e Alessandro Pasero e cinque conversazioni con gli autori e le autrici coinvolte. Più che celebrare il festival, il libro si propone di analizzarne criticamente gli strumenti, le metodologie e le intuizioni, facendo emergere come il progetto promosso da BASE e DOPO? sia nato da un autentico desiderio di sperimentazione, capace di attraversare e mettere in discussione i confini disciplinari tra architettura, performance, arte e design.
Come scrive la direttrice artistica di BASE Milano, Linda Di Pietro: “Vivere nei quartieri di Milano significa riconoscere che la città non è mai omogenea: i confini urbani sono luoghi di frattura, ma anche di possibilità. Introdurre la performance in questi spazi non è solo un gesto estetico, ma un atto politico, volto a farli fiorire pur assumendosi il rischio del fallimento. Come scrive Henri Lefebvre, ‘Ogni spazio è prodotto e riprodotto attraverso pratiche, percezioni e immaginazioni’. I progetti di Performing Architecture si basano su questo principio: la città non è mai completamente controllabile, e la forza di queste pratiche risiede proprio nella loro apertura all’imprevisto, nella possibilità che l’azione sfugga al controllo e generi forme inaspettate di convivenza.”
La pubblicazione si configura così come un contributo significativo alla riflessione sull’architettura contemporanea e sulle forme di attivazione culturale nelle periferie urbane. Performing Architecture offre chiavi di lettura, strumenti critici e spunti progettuali replicabili in altri contesti, ponendo al centro il valore dell’esperienza diretta, della relazione con le comunità e della partecipazione attiva nella costruzione dello spazio urbano.
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