Travelogue. Paesaggi con rovine a cura di Arianna Rosica e Gianluca Riccio
Isabel e Alfredo Aquilizan, Alessio de Girolamo, Katarina Löfström, Masbedo, Angelo Mosca, Luca Pancrazzi e Sisley Xhafa
RUINA. Ricerca un'identità nell'antico e nell'attuale a cura di Giulia Imparato, Gianluca Riccio, Arianna Rosica
Clarissa Baldassarri, Morena Cannizzaro, Maria Cavinato,
Villa San Michele e centro storico Anacapri (Napoli) |
Anacapri, 25 giugno 2025. Dal 7 settembre al 3 novembre 2025 torna a Villa San Michele e nel centro storico di Anacapri il Festival del Paesaggio di Anacapri con la sua nuova edizione curata da Arianna Rosica e Gianluca Riccio. Con un progetto espositivo articolato in due movimenti – Travelogue. Paesaggi con rovine e RUINA. Ricercare un'identità nell'antico e nell'attuale – il Festival propone un'unica narrazione corale che intreccia paesaggio e memoria, arte contemporanea e rovina, viaggio e identità. Travelogue e RUINA, pur nati da presupposti diversi, si presentano come due anime di un unico discorso visivo: il primo come un Grand Tour contemporaneo alla scoperta delle tracce del passato nella ricerca artistica attuale; il secondo come un'indagine sulla rovina non più intesa come reliquia, ma come matrice creativa, oggetto vivo e attivo di senso. La nona edizione del Festival rielabora così il tema del Viaggio in Italia, riflettendo sul valore culturale e iconografico delle rovine. Le opere e installazioni site-specific di Isabel e Alfredo Aquilizan, Angelo Mosca, Masbedo, Katarina Löfström, Alessio de Girolamo, Sislej Xhafa e Luca Pancrazzi contribuiscono a dare nuovi significati e forme alle rovine, allontanandole da un'estetica nostalgica e reinterpretandole come tracce vive di un paesaggio storico, artistico, sociale e personale.
Alessio de Girolamo (1980) presenta un’installazione sonora ispirata a Les Parfums de la Nuit di Claude Debussy, composta durante un soggiorno caprese del 1889. Un lavoro che, fondendo memoria musicale e linguaggio digitale, crea un ponte tra passato e presente attraverso la costruzione di un paesaggio sonoro vivo e intimo. Angelo Mosca (1961), con l’installazione Reperti, propone invece una serie di dipinti che indagano la relazione tra rovina e ritrovamento, tra ciò che è stato e ciò che può ancora nascere dall’arte come atto di scavo e di visione. Katarina Löfström (1970) porta nel parco della Villa l’opera Open Source (4:3), una grande parete composta da migliaia di paillettes che reagiscono al vento e alla luce. L’opera riflette il paesaggio circostante, producendo un’immagine frastagliata e in continua mutazione: uno schermo vivo, cangiante, su cui si proiettano cielo, mare e tempo. Luca Pancrazzi (1961) durante la sua residenza a Villa San Michele, ha scelto di compiere un gesto quotidiano: aprire una bottiglia di vino, consumarla insieme agli altri artisti in residenza e conservare la capsula in cui è avvolto il tappo. Questi reperti quotidiani diventano la base per comporre piccoli paesaggi astratti, orizzonti segnati dalle sagome di archeologie dell’ordinario. Isabel (1965) e Alfredo Aquilizan (1962), per il Festival del Paesaggio propongono un'installazione corale e partecipativa realizzata con scatoloni di cartone usati di diverse dimensioni, recuperati e trasformati in "case dei desideri". Assemblando tutti gli elementi raccolti in una grande scultura collettiva, il duo artistico filippino darà vita a un’opera che racconta sogni, storie e aspirazioni condivise, riflettendo su temi come il nomadismo, l'identità e la memoria collettiva. MASBEDO, Nicolò Massazza (1973) e Iacopo Bedogni (1970), presenta al Festival l’opera video Resto. Il progetto prende il nome dalla barca usata per trasportare un grande schermo sul quale viene proiettata una sonata andante di Gianandrea Fioroni. La performance si svolge nel Mare di Sicilia, tra le acque di Aci Trezza, luogo evocato da Giovanni Verga nel romanzo La casa del melograno. L'opera, esplorando la relazione tra uomo e paesaggio, mette in dialogo memoria storica e attualità, e invita il pubblico a riflettere sul senso di appartenenza, sul viaggio e sull'impatto ambientale. Infine, l’installazione di Sisley Xhafa (1970), un arco sormontato dalla scritta al neon “Paradiso” e un semplice tavolino con sedie in plastica, gioca sulla tensione tra immaginario turistico e realtà quotidiana. Con ironia tagliente, l’artista riflette sul desiderio di felicità e sulla sua banalizzazione. Xhafa firma anche due interventi pubblici del Festival allestiti nel centro storico: The Flag Project – III edizione, un’azione simbolica sul concetto di identità attraverso l'installazione di bandiere d'artista e Manifesto, un progetto visivo diffuso dedicato alle affissioni pubbliche della città.
Dal 7 settembre all'8 novembre 2025, nel programma del Festival si inserisce anche RUINA. Ricercare un'identità nell'antico e nell'attuale.
Realizzato con il sostegno del Ministero della Cultura e di SIAE nell'ambito del programma Per Chi Crea, in collaborazione con Villa San Michele, RUINA presenta le opere di cinque giovani artiste italiane – Clarissa Baldassarri, Morena Cannizzaro, Maria Cavinato, Carmela De Falco, Irene Macalli – che, attraverso differenti linguaggi, dalla scultura all'installazione ambientale, dalla fotografia analogica all'immagine digitale, inquadrano il tema delle rovine come presenze attive, capaci di rigenerare memoria, recuperare relazioni, attivare nuove forme di narrazione.
In un discorso in bilico tra l'antico e l'attuale, i lavori delle cinque artiste, presentati negli spazi di Villa San Michele, affrontano temi che spaziano dalla fragilità della memoria pubblica e personale, al rapporto tra storia intima e storia collettiva, tra creazione artistica e dimensione sociale; dall'inesorabile frammentarietà di un ordine culturale e storico alla spinta a rintracciare in tale paesaggio punteggiato da rovine l’origine per un nuovo alfabeto visivo. |
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