Se la pelle é per l’autore, in primo luogo, l’incarnato attraverso il quale vedere e sentire le vibrazioni del corpo animato da sentimenti, emozioni e pensieri, in secondo luogo indica la superficie della pittura che, scossa da gesti forti e nervosi, diventa pelle a sua volta, introducendo lo spettatore ad una visione più complessa ed articolata.
La pittura vive in armonia con il soggetto pur mantenendo la sua indipendenza, arrivando a volte a annullare i limiti che separano il soggetto dallo spazio.
Le opere di Paolo Maggis scuotono perché, pur mantenendo una forte estetica, introducono elementi di rottura, frammenti, interferenze e distorsioni. L’artista preferisce il sublime al bello, cioè quella bellezza ferita, che porta con se un dolore profondo o una tragedia.
La mostra anticipa l’uscita del prossimo libro TREMORE che accoglierà al suo interno una quarantina di opere dipinte tra il 2020 e 2023.
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