Il 18 giugno, a Domodossola, è avvenuta l’inaugurazione dei nuovi Musei Civici Gian Giacomo Galletti in Palazzo San Francesco. Contestualmente al piano terra dei Musei ha aperto la mostra Incanto e disincanto. La forza delle idee, realizzata in collaborazione con la Diocesi di Novara per raccontare la storia del Palazzo e delle collezioni nei secoli, con un focus sulla figura di Francesco d’Assisi nella pittura del Seicento, dove si può vedere per la prima volta un capolavoro di Murillo proveniente dalla Spagna.
Guercino, San Francesco riceve le stimmate, 1633,
Cattedrale di Novara
Federico Barocci, San Francesco in preghiera davanti al crocefisso, 1595-1600 ca.,
Collezione privata
Bartolomé Esteban Murillo, San Francesco abbraccia Cristo crocifisso, 1668-1669 ca.,
Collezione privata
I Musei Civici Gian Giacomo Galletti in Palazzo San Francesco a Domodossola sono più musei in uno e riflettono la storia e le evoluzioni sociali e culturali del territorio che lo ospita, un’area di confine aperta alle influenze d’Oltralpe e alle contaminazioni. Già nel Duecento era stata eretta l’antica chiesa francescana, una delle prime costruite in Ossola, di cui tutt’ora rimangono alcuni affreschi. Sul perimetro della chiesa la famiglia Belli all’inizio dell’Ottocento costruì il Palazzo che, dopo molteplici vicissitudini e usi, si mostra oggi nel pieno del suo splendore con una rinnovata veste.
A seguito di un accurato restauro, portato a compimento con grande impegno e dedizione dall’Amministrazione guidata dal Sindaco Lucio Pizzi, l’architettura del Palazzo e le raccolte civiche dialogano tra loro in perfetta simbiosi, offrendo al pubblico una sinergica visione tra storia, arte e contemporaneità. Fondamentali sono stati l’intervento museografico dell’architetto Paolo Carlo Rancati, le installazioni permanenti dell’artista Gianluca Quaglia e il coordinamento museologico di Antonio D’Amico.
Entrando nel museo, seguito con caparbietà dall’Assessore alla Cultura Daniele Folino e aperto grazie alla prolifica collaborazione con la Fondazione Paola Ruminelli, ci si immerge immediatamente nella duecentesca chiesa francescana, composta da un’ampia navata centrale e due laterali, separate da colonne con capitelli scolpiti, dove si può ammirare il misterioso e ancestrale rilievo del fiore dell’Apocalisse, e campate arricchite da affreschi che dal tardo Medioevo conducono all’età di Carlo Borromeo.
Il piano terra dei Musei è dedicato alle mostre temporanee e fino al 31 dicembre il visitatore sarà accolto dall’esposizione Incanto e disincanto. La forza delle idee, curata dal direttore e conservatore dei Musei Civici Antonio D’Amico e divisa in tre sezioni con l’obiettivo di dare risalto alla storia del Palazzo, dalla sua origine francescana fino alla creazione ottocentesca dei musei.
La prima sezione della mostra è dedicata alla donazione di Gian Giacomo Galletti e alla creazione dei Musei Civici: aprendo i forzieri dell’archivio della Fondazione Galletti si potranno vedere documenti originali e fotografie degli antichi allestimenti di Palazzo San Francesco, ma soprattutto ritratti e onorificenze di Gian Giacomo Galletti che, morendo a Parigi nel 1873, per volere testamentario ha sognato di poter dotare la città di Domodossola dei musei civici. Gian Giacomo, fiero del suo legame con la città ossolana, torna all’interno del Palazzo, sotto forma di video, per raccontare la sua storia, dialogare con i visitatori e invitarli alla visita dei musei, attraverso un breve monologo scritto da Paola Caretti e recitato dall’attore ossolano Matteo Minetti.
La sezione più grande dell’esposizione è rappresentata dal Focus su San Francesco d’Assisi la cui figura è cara alla storia della pittura e l’iconografia ne è diffusa anche nel vasto territorio della Diocesi di Novara, di cui fa parte Domodossola.
L’assoluto protagonista della mostra è il San Francesco riceve le stimmate di Guercino, grande pala d’altare custodita presso la Cattedrale di Novara, esposta nell’area absidale dell’antica chiesa nel posto riservato proprio alle pale d’altare più importanti. L’opera del Guercino rappresenta il santo sotto delle vesti di grande umanità che rivelano la spiritualità francescana dell’epoca, in quello che fu sempre un tema caro all’artista. La tela ha avuto una storia documentaria piuttosto travagliata, con interi periodi in cui se ne persero le tracce, arrivando a Novara solo nei primi anni 2000 in seguito a un importante restauro.
In dialogo diretto con l’opera di Guercino è presente anche il San Francesco abbraccia Cristo crocifisso di Bartolomé Esteban Murillo, un capolavoro difficilmente visibile al grande pubblico in quanto custodito presso una collezione privata spagnola che viene presentato in Italia a Domodossola per la prima volta. Gli studi condotti da ricercatori dell’artista hanno permesso di contestualizzare la tela al periodo che Murillo passò a Siviglia per lavorare presso il convento dei cappuccini. Questa iconografia, della cui paternità a Murillo si è ora sicuri grazie anche alle indagini diagnostiche pubblicate in catalogo (Sagep Editori), ebbe grande successo tra i contemporanei portando alla diffusione su larga scala di copie e repliche.
Altre due opere degne di nota, prestate grazie a collezionisti privati, sono San Francesco in preghiera davanti al crocifisso di Federico Barocci e San Francesco stigmatizzato di Tanzio da Varallo. Queste due tele a cavallo tra il 500 e il 600 ben esemplificano l’immagine di alta religiosità impersonificata dal santo che è protagonista assoluto della tela di Barocci, che lo ritrae in un momento di assorta preghiera in personale comunicazione con il Cristo, mentre nell’opera di Tanzio da Varallo emerge con forza anche il paesaggio in secondo piano.
Attraverso queste opere si vuole porre l’accento sulla figura di Francesco che sposa la povertà, abbandonando la ricchezza paterna, e si immerge nella meraviglia della natura, scoprendo così la bellezza di Cristo crocifisso e la profondità della preghiera, come spiega il curatore Antonio D’Amico: “San Francesco è una figura trasversale nella storia e nella cultura. Abbraccia più religioni e incarna sentimenti civili. Nella sua semplicità disarmante ha dialogato con un lupo e con gli uccellini e ha cantato alla bellezza del sorgere del sole e del suo tramonto, definendo la natura sorella. Aprendo i Musei Civici di Palazzo San Francesco non si poteva non omaggiare la figura di Francesco d’Assisi che è anche colui al quale l’antica chiesa era dedicata e l’attuale Palazzo, infatti, ne prende il nome. Questo museo, tra l’latro, è la testimonianza concreta della forza delle idee, da Francesco d’Assisi a Gian Giacomo Galletti, fino ad arrivare a tutti coloro che si sono spesi per avere i musei a Domodossola, immaginando che potessero servire alle nuove generazioni per avere una maggiore consapevolezza del luogo in cui viviamo”.
Il percorso si completa raccontando al pubblico i retroscena del museo che ora si svela nella sua interezza, grazie a un Timelapse, realizzato da Alberto Lorenzina, giovane fotografo ossolano.
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