Nel panorama del vino
artigianale del territorio sono numerose le aziende agricole guidate dai
giovani; una nuova generazione motivata e determinata, che pratica
un’agricoltura sostenibile nel rispetto di territorio ed ambiente, una
coltivazione vicina alla natura che preserva il suolo e tutela la biodiversità.
Molti di loro seguono personalmente l’intero processo produttivo, dalle
operazioni in vigna alle pratiche di cantina.
In località Riva Martignago a Valdobbiadene, ho
incontrato Gianluca Renosto, un giovane viticoltore con un percorso nel
mondo della comunicazione, che gestisce in maniera totalmente
naturale - senza utilizzo di pesticidi di sintesi e concimi chimici - un
piccolo vigneto di 3.000 mq che fa parte di un podere di 2 ha che la famiglia
ha ereditato dal nonno.
La sua filosofia è il rispetto della terra e della natura,
partendo dal proprio vigneto. Nella vigna - dove sono presenti alcuni ceppi di
piante che risalgono ad un impianto degli anni 30 del Novecento - vengono
coltivate, su sedimento di caranto con terreno argillo-sabbioso intriso da
ciottoli di selce, le storiche varietà della zona: glera, perera,
bianchetta e verdiso.
In cantina le fermentazioni avvengono con i soli lieviti
indigeni; una vinificazione eseguita con attenzione e sensibilità, senza
l’intervento della chimica per fare in modo che nel vino si possano percepire
le caratteristiche ed il valore del territorio e la diversità delle singole
annate.
Il vino che produce è un ”colfondo”,
con rifermentazione in bottiglia, “sur lie” - sui propri lieviti
naturali. I lieviti presenti nella bottiglia trasformano la componente
zuccherina in anidride carbonica e il vino risulta secco e frizzante. Il ”Prosecco colfondo” è il vino frizzante
della tradizione, un metodo di vinificazione artigianale un tempo destinato
prevalentemente al consumo famigliare e locale; un vino strettamente legato al
suo terroir che gode di un ritrovato interesse anche per la sua naturalità,
salubrità e piacevolezza di beva.
L’obiettivo di Gianluca è commercializzare la sua piccola
produzione di vino colfondo, fino ad ora riservato all’autoconsumo,
iniziando dalla prossima vendemmia 2021. La decisione è maturata dalla volontà
di valorizzare il metodo di lavoro e la qualità dell’uva, anziché conferirla a
terzi. Le prove di vinificazione hanno fornito risultati incoraggianti,
conquistando gli estimatori dei vini rifermentati in bottiglia. La
vinificazione è fatta con le uve glera per l’85% e con uve verdiso,
perera e bianchetta per il rimanente 15%. Il vino si chiama “Geronazzo
Giacomo”, come il nonno e il trisavolo, che ha piantato la vigna nel 1935,
proprio per sottolineare il forte legame con la tradizione familiare.
Gianluca evidenzia che l’intero lavoro viene svolto nel
segno della continuità e della tradizione agricola contadina ed anche per
questo motivo intende riproporre il modello di azienda a ciclo chiuso, un
sistema agricolo “sostenibile” che si autoalimenta e che un tempo garantiva
alle famiglie rurali la sussistenza alimentare. La coltivazione della vite non
era l’attività principale; nel podere si allevano animali da stalla e da
cortile, ci si dedicava al lavoro nei campi, alla cura dell’orto domestico, degli
alberi da frutto, etc.; un’attività agricola completa e varia in risposta alla
monocoltura.
Secondo i principi dell’agricoltura biodinamica, una
filosofia agricola che si basa sugli insegnamenti di Rudolf Steiner, ”Lo sviluppo e l’evoluzione di un’azienda
vitale passa attraverso la coltivazione e di colture diversificate, associate
il più intimamente possibile all’allevamento di animali”[1].
“Giorno per giorno si precisa la
volontà comune di una natura pulita: mari, boschi, campi, monti puliti, capaci
di dare cibi puliti. […] Abbiamo bisogno di meditazione e di equilibri: il «ritorno contadino» non è rifiuto della tecnica; è
l’invito […] a sottomettere sempre e comunque la tecnica al rispetto delle
esigenze umane” Luigi
Veronelli[2]
Un ringraziamento a Gianluca per la disponibilità e la
cordiale accoglienza.
Antonella Pianca
Durante l’incontro abbiamo degustato il Prosecco
colfondo
- Vendemmia 2019
Il vino si presenta
all’olfatto con lievi note di lievito, sentori di frutta matura ed agrumi. In
bocca il sorso è fresco, pieno, con una carbonica fine e ben integrata e una
piacevole sapidità minerale. Un vino dalla spiccata personalità che invita alla
convivialità.
Fotografie di Antonella Pianca e Giovanni Damian ©2021
[1] Pierre Masson, Manuale pratico di agricoltura biodinamica, Editrice Aam Terra Nuova srl, Firenze (FI), 2011
[2] Camminare
la Terra – supplemento di Borghi d’Europa, Anno I – Numero 1 –
Maggio 2021
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