Ha raggiunto il Mulino Cocconi, sede dell’Associazione Produttori Antichi Mais Friulani, dopo centinaia di chilometri. Si tratta di Ugo Ghilardi, che dopo tanti viaggi a piedi e in bici, toccando montagne, fiumi e città d’Europa, si sta ora muovendo in bicicletta alla scoperta dei mais antichi. Il suo tour, partito da Lonno in provincia di Bergamo e tuttora in corso, prevede l’attraversamento di tutte le regioni dell’arco alpino alla ricerca dei coltivatori di varietà tradizionali di granoturco.
Dal Veneto al Friuli, dal Trentino alla Lombardia e al Piemonte, per intercettare mais diversi tra loro ma tutti accomunati da una storia radicata sui territori, come il cinquantino gemonese, lo sponcio della Val Belluna, il dorotea del Vanoi, il rostrato rosso di Rovetta, lo spinato di Gandino, il nostrano orobico, lo scagliolo di Carenno, il rostrato di Cantello, l’ottofile pavese, il mais di Beura e tanti altri ancora. La sosta all’Ecomuseo delle Acque non poteva che comportare la degustazione del pan di sorc accompagnato da un altro Presìdio Slow Food, la pitina, prodotto recuperato da Ugo Ghilardi in occasione del precedente pernottamento a Montereale Valcellina.
«I mais tradizionali stanno tornando alla ribalta. Tornano ad essere coltivati, ricostruiscono i paesaggi perduti, arricchiscono di biodiversità un’agricoltura che da decenni ha ridotto a poche specie quelle coltivate. I contadini che si stanno convertendo al biologico e al recupero delle sementi locali crescono di anno in anno, si associano e fanno coltura. E cultura. Il mio è un viaggio alla scoperta della storia e della tradizione, per conoscere e far conoscere queste coltivazioni e i tanti protagonisti delle filiere che ne dipendono: agricoltori, mugnai, panificatori, birrai, ristoratori, ovvero i lavoratori del mais, sentinelle che difendono e fanno vivere i territori, in primo luogo quelli di montagna» (Ugo Ghilardi)
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