Il Centro Dolce Friuli ha presentato alla Giornate Europee del Patrimonio Culturale Europeo di
San Pietro di Feletto il sale di Pirano.
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Poche cose sulla Terra sono importanti come il sale. Se scomparisse tutto l’oro, il petrolio o i diamanti del mondo la vita bene o male continuerebbe, ma senza il sale molti organismi se la vedrebbero brutta. Inclusi gli esseri umani, che hanno bisogno del sale per vivere. Ecco perché per millenni le comunità e i popoli impegnati nella produzione e nel commercio di sale hanno goduto di ricchezza e prestigio: dai mercanti berberi che attraversavano il Sahara per vendere il sale ai regni africani (ottenendo in cambio oro in gran quantità), a città mitteleuropee come Salisburgo, chiamata così dalle sue miniere di sale.
Un esempio interessante: in età romana il sale era così prezioso che i soldati ricevevano una parte del loro stipendio proprio in cloruro di sodio (così i chimici chiamano il sale, alias NaCl). Non a caso l’etimologia di salario deriva proprio dalla parola sale… Il naturalista e filosofo Plinio il Vecchio sosteneva addirittura che non fosse «possibile concepire una vita civilizzata senza la produzione e l’uso del sale».
In Slovenia abbiamo la fortuna di avere sale di ottima qualità, famoso in tutto il mondo. È il sale di Pirano, pittoresca cittadina sull’Adriatico dove ho sempre la sensazione che tempo si sia fermato. Grazie alla sua particolare composizione minerale (non chiedetemi i dettagli) e ai suoi microelementi, il sale di Pirano fa bene alla salute, è salato ma non troppo, con un retrogusto dolciastro. Io non me ne intendo granché, ma a detta degli esperti veri il nostro sale “ha un gusto armonico, ricco e pieno, che completa le pietanze”.
È l’ideale a crudo per esaltare insalate e verdura cruda, i carpacci di pesce e altre specialità mediterranee (che a Pirano e dintorni di certo non mancano), così come la carne arrostita. Da questo punto di vista, posso garantire: un mese fa il mio compagno Borut ha preparato del filetto di manzo per tutta la famiglia, e il sale di Pirano si sposava benissimo con la carne!
In effetti l’“oro bianco” della Slovenia viene usato da alcuni tra i migliori chef del mondo, e ha entusiasmato persino l’imperatore del Giappone. D’altra parte se uno vuole proprio stupire i suoi commensali non deve condire le pietanze con il “semplice” sale di Pirano, ma con il fior di sale di Pirano, il non plus ultra del mondo salifero. Soffice e di colore bianco o rosa pallido, sta al sale comune come il Chianti al vino in lattina.
Il sale di Pirano viene prodotto nelle saline di Sicciole: una zona umida di 650 ettari tra il mar Adriatico e l’entroterra istriano, così rilevante dal punto di vista ecologico che nel 2001 la Slovenia l’ha proclamata parco naturale nazionale. Delicato intreccio di ecosistemi marini, di acqua dolce e di terra, Sicciole è la mecca dei birdwatcher, gli appassionati di ornitologia: nel parco sono state avvistate oltre 270 specie di uccelli, e ne nidificano addirittura 90, inclusi pellicani, martin pescatori, gufi e fenicotteri. Perché un numero così alto? Semplicemente, le saline sono scelte dagli uccelli sia per svernare, sia per una breve sosta.
In uno scenario così incontaminato non stupisce che si produca un sale di grandissima qualità. Il processo è naturale e non troppo complesso, e si basa sull’evaporazione dell’acqua marina dalle vasche, grazie all’irraggiamento solare. Quello del salinaio è un mestiere artigianale, vecchio di 700 anni, e con un’identità storica da preservare, specie in un mondo sempre più globalizzato. Ecco perché a Sicciole, oltre alle bellezze naturali si può anche visitare il Museo delle saline, un complesso che include la Casa dei salinai e il fondo salifero con il relativo canale per la conduzione dell’acqua marina.
Come dicevo prima, il sale di Pirano è usato dagli chef di tutto il mondo. Ma non serve andare in un ristorante stellato per gustare il nostro sale in ottimi piatti. A Pirano, e nelle altre cittadine del Litorale sloveno, come Portorose e Isola, ci sono tanti ristorantini che offrono la tipica cucina istriana. Da provare, per esempio, è il branzino di Pirano al sale; eccellenti poi sono le seppie con biete e polenta, la zuppa di mais (bobiči), le sarde in savor, le cozze alla busare e altri pietanze come la frittata con asparagi selvatici e i fuži con tartufi. Una squisitezza poi è il cioccolato fondente al fior di sale.
Il sale di Pirano però non ha usi soltanto alimentari, ma anche curativi. Infatti il sale si utilizza anche per scrub, massaggi e trattamenti rigeneranti di ogni tipo, mentre l’acqua e i fanghi delle saline sono molto utili nella talassoterapia. Come del maiale, anche del cloruro di sodio non si butta via niente!
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