press preview 29 e 30 maggio 2024
Urtijëi/Ortisei e Gherdëina/Val Gardena |
Ortisei, 4 dicembre 2023. Sarà aperta al pubblico dal 31 maggio al 1° settembre 2024 la nona edizione di Biennale Gherdëina dal titolo The Parliament of Marmots (Il Parlamento delle Marmotte), a cura di Lorenzo Giusti, organizzata dall’associazione Zënza Sëida presieduta da Eduard Demetz. La press preview avrà luogo nei giorni 29 e 30 maggio, le giornate di inaugurazione si svolgeranno da venerdì 31 maggio a domenica 2 giugno 2024.
La mostra – che dal 2008 porta l’arte contemporanea internazionale nel contesto unico delle Dolomiti, Patrimonio Mondiale Unesco – si articolerà come consuetudine in diversi spazi di Ortisei Urtijëi St. Ulrich per espandersi nelle zone circostanti della Val Gardena Gherdëina Gröden.
Ad oggi sono 35 le artiste e gli artisti partecipanti alla manifestazione: Talar Aghbassian, Atelier dell'Errore, Alex Ayed, Nassim Azarzar, Ismaïl Bahri, Yesmine Ben Khelil, Ruth Beraha, Chiara Bersani, Alessandro Biggio, Julius von Bismarck, Nadim Choufi, Elmas Deniz, Esraa Elfeki, Andro Eradze, Marianne Fahmy, Valentina Furian, Daniele Genadry, Eva Giolo, Shuruq Harb, Arnold Holzknecht, Michael Höpfner, Ingela Ihrman, Nadia Kaabi-Linke, Katia Kameli, Laurent Le Deunff, Linda Jasmin Mayer, Femmy Otten, Sara Ouhaddou, Eva Papamargariti, Diana Policarpo, Lin May Saeed, Helle Siljeholm, Tobias Tavella, Markus Vallazza, Karin Welponer. Ulteriori nomi saranno annunciati all’inizio del 2024.
“Le tematiche al centro di questa edizione della Biennale Gherdëina – ha spiegato Lorenzo Giusti – sono tre: il selvaggio come dimensione creativa, il multispecismo come traiettoria del divenire e la montagna come terreno di incontro e come dimensione narrativa. Gli artisti e le artiste che si riuniranno in Val Gardena fondano la propria ricerca sull’esperienza concreta del bosco, del cammino, dell’isolamento, della montagna, della materia, del corpo, della connessione con le diverse specie animali e dell’empatia con il mondo naturale. Deconcettualizzando l’idea di natura a vantaggio di una dimensione esistenziale dell’esperienza artistica, The Parliament of Marmots darà voce a una variegata comunità artistica, rappresentativa di un’area culturale vasta che connetterà le Dolomiti con l’Europa continentale, il Nord Africa e il Medio Oriente.”
Contenuta nelle sue dimensioni, ma maturata negli anni fino a diventare uno degli appuntamenti più attesi nel panorama artistico europeo, questa edizione della Biennale Gherdëina, curata da Lorenzo Giusti con Marta Papini in qualità di associate curator, prende in prestito il suo titolo da uno dei più affascinanti miti ladini delle Dolomiti, che racconta la vicenda dei Fanes, popolo mite e pacifico il cui regno si estendeva oltre le sette montagne ai confini del mondo. Il segreto della loro prosperità stava nell’alleanza con le marmotte che abitavano l’omonimo altopiano. Quando l’alleanza fu rotta a causa di una principessa che si vergognava del patto stabilito con gli animali, i Fanes andarono incontro a sventure e conflitti che portarono inevitabilmente al declino del regno.
L’origine di questi arcaici miti ladini, sopravvissuti all’oralità e alle forzature delle riscritture moderne, risale ai tempi della protostoria, al momento del passaggio dalla caccia all’allevamento e all’agricoltura. La loro funzione era di descrivere il complesso rapporto di queste comunità con il tema dell’“anima” – l’anima della natura, l’anima del mondo – della cui presenza sono permeati tutti gli esseri, tutte le principali “entità” della natura selvaggia.
Questi miti arcaici, che condividono con la cultura mediterranea alcune figure chiave, non parlano di creazione (di esseri umani o di imperi) bensì di trasformazioni, celebrando la natura, il ciclo della vita e il rapporto intimo e profondo tra tutte le specie. In questa prospettiva, la montagna e le Dolomiti – residui di giganteschi banchi di corallo affiorati 250 milioni di anni fa – da barriera si fanno valico, punto di passaggio e quindi luogo di incontro e di contaminazione.
Ed è proprio di contaminazione che questa nona edizione di Biennale Gherdëina desidera parlare, sovrapponendo ad antiche leggende nuove storie contemporanee, abbracciando un territorio geografico diffuso. Attraverso diversi format – nuove produzioni, performance, mostre personali e collettive, collaborazioni con istituzioni regionali e laboratori aperti al pubblico – la rassegna raccoglierà i contributi di artiste e artisti provenienti da diverse parti dell’Europa continentale, del Nord Africa e del Medio Oriente, radunando nel contesto della Val Gardena una comunità multiculturale.
Insieme alle nuove produzioni diffuse nelle diverse sedi della Biennale – Ortisei, Pontives, Selva Val Gardena – The Parliament of Marmots presenterà una mostra retrospettiva su due sedi (la Sala Trenker di Ortisei e Lo Spazio Zero della GAMeC) dedicata a Lin May Saeed (1973-2023). Artista tedesca di origini irachene, Lin May Saeed ha portato al centro della propria ricerca il tema dell’animale. Attivista per la difesa delle diverse specie viventi, nella sua pratica l’artista ha interrogato i motivi all’origine del conflitto tra gli animali e l’essere umano per immaginare un futuro liberato dai principi dello sfruttamento e della sopraffazione.
Oltre alla retrospettiva, The Parliament of Marmots presenterà, in collaborazione con GAMeC, una mostra collettiva di opere prodotte nel corso degli ultimi dieci anni che tratterà il tema del selvaggio in relazione ai fenomeni dell’antropizzazione, del consumo dei territori e del collasso ecologico. La mostra, insieme al film program a essa collegato, racconterà vicende “più che umane” – per dirla con l’antropologa Anna Tsing – atti di resistenza e alleanze spontanee, nella consapevolezza che “nessun organismo può diventare se stesso senza l’assistenza di altre specie”.
Al termine della Biennale Gherdëina la mostra si trasferirà alla GAMeC di Bergamo nell’ambito del programma congiunto Thinking Like a Mountain – Pensare come una montagna, con la direzione artistica di Lorenzo Giusti, con Sara Fumagalli e Marta Papini come associate curator e Valentina Gervasoni come head of magazine.
“Pensare come una montagna" è un'espressione coniata dal guardaboschi e scrittore ambientalista americano Aldo Leopold in seguito all’incontro con un branco di lupi. Nella raccolta di riflessioni postuma A Sand County Almanac (1949) Leopold scrive: “Soltanto la montagna ha vissuto abbastanza da potere ascoltare, imparziale, l’ululato del lupo”. “Pensare come una montagna” per l’autore significa saper apprezzare tutti gli elementi del vivente e le loro profonde relazioni: un invito a trascendere il punto di vista antropocentrico per contemplare l’ecosistema come organismo dotato di equilibrio e armonia, in cui i territori sono uno scrigno di processi rigenerativi da salvaguardare.
Lʼidentità grafica della Biennale Gherdëina 9 è disegnata da xxy studio, Milano. Il carattere tipografico alterna vocali in tondo e consonanti in corsivo, a richiamare la molteplicità culturale, linguistica, sociale, dei luoghi che ospitano la Biennale. Lʼimmagine usata per lʼidentità coordinata è unʼopera concepita appositamente da Atelier dellʼErrore. |
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