A tu per tu con secoli di storia dell’arte: il percorso della mostra
Il percorso espositivo si apre con una grande parete su cui, secondo lo “stile Pietroburgo”, sono appesi autoritratti o ritratti di artiste e artisti. In questa suggestiva panoramica, che abbraccia epoche diverse, chi visita la mostra si trova a tu per tu con secoli di storia dell’arte: dallo sguardo intenso dell’acquaforte di Rembrandt nell’autoritratto con la moglie Saskia, a quelli più celebrativi di Anton van Dyck o Maria Sibylla Merian; dalle fotografie autoritratto in bianco e nero di Urs Lüthi o di Fischli/ Weiss all’autoritratto sintetico, di poche linee, di Max von Moos o, ancora, alla semplice bocca di Meret Oppenheim nell’incisione di Markus Raetz, solo per citarne alcuni.
La mostra prosegue con la presentazione di opere storiche della Collezione dalla fine del XV secolo ai giorni nostri, secondo un ordinamento cronologico. In un momento in cui la fotografia non era ancora stata inventata, dal XVI secolo la cosiddetta “incisione di traduzione”, che riproduceva dipinti e opere d’arte, era un mezzo fondamentale per far conoscere i capolavori ad un ampio pubblico. Capolavori che, attraverso la stampa, venivano anche reinterpretati: in mostra, la Caricatura della copia del Laooconte di Niccolò Boldrini è un esempio di come una stampa veneziana del XVI secolo potesse adattare un motivo antico, trasformandolo in un’immagine nuova e irriverente: le figure antiche sono state infatti sostituite con delle scimmie.
La stampa veniva impiegata anche come strumento di rappresentazione scientifica e naturalistica, come testimonia in mostra la nota xilografia Rhinocerus di Albrecht Dürer. Nonostante l’artista non avesse mai visto l’esotico animale, ne fece una raffigurazione che a lungo venne considerata realistica e quindi ristampata in più edizioni.
Nasce dall’attenta osservazione degli insetti del Suriname in Sud America il volume Metamorphosis Insectorum Surinamensium pubblicato nel 1705 da Maria Sibylla Merian. Imprenditrice e insegnante, Merian era annoverata tra i maggiori studiosi di insetti del suo tempo e fu, tra l’altro, anche la prima artista a ritrarre i diversi stadi di sviluppo di un insetto, insieme alle piante che fungevano da suo nutrimento.
Grazie all’ampio respiro cronologico della mostra è possibile osservare la trasmissione delle tecniche incisorie nel tempo, ma anche i diversi metodi di lavoro delle artiste e degli artisti. In un grande maestro come Rembrandt questo aspetto è evidente nelle due versioni dell’incisione Ecce Homo, da cui emerge come l’artista ritoccasse e perfezionasse le sue opere di continuo. Questo era possibile anche grazie alla tecnica della puntasecca, che permetteva di incidere la lastra con uno strumento d’acciaio a forma di ago appuntito, manovrato liberamente proprio come fosse una matita. Nel tempo, la tecnica storica della puntasecca verrà spesso ripresa e rivisitata, per esempio da un’artista contemporanea come Miriam Cahn, che nella sua serie soldaten, frauen + tiere del 1995 interviene direttamente sulla lastra con guanti ricoperti di carta smerigliata, creando con i movimenti della mano visi, sguardi e fisionomie di grande forza espressiva.
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